Mostra nazionale cinofila a Mottola, in provincia di Taranto. Io mi occupo di cani d’assistenza per le persone “diversabili”, è questa la mia priorità e, sinceramente, mi pare giusto. Possiedo, tuttavia, alcuni cani che appartengono ad importanti linee di sangue e sarebbe un peccato non partecipare.

È la prima volta che espongo ufficialmente, porto la mia Labrador di sette mesi, ci siamo preparate con impegno, c’è la mia famiglia, mio marito ed entrambe le figlie, anche quella universitaria che è scesa per vedere la nostra cucciola in mostra, ci sono gli amici, sono contenta, penso di possedere lo spirito giusto: sarà una bella domenica,  il nostro umore non dipenderà dal giudizio, siamo pronti ad accettare di buon grado qualunque decisione, perché se ho stabilito di sottoporvi il mio cane, allora staremo sportivamente al gioco. Carichiamo in macchina tutto il necessario che non è davvero poco, e partiamo. La vista dell’Ilva che scarica tonnellate di fumo nel nostro cielo ci angustia come sempre, Taranto industriale sembra Chernobyl dopo il disastro, ma non vogliamo pensarci oggi, siamo pieni di entusiasmo.

Arriviamo: il sito adibito alla mostra è un enorme parcheggio che presto si riempie di auto, le strette aiuole che circondano l’area rappresentano il solo verde che c’è e sono piene di cartacce e forasacchi, meglio non avvicinare i cani, niente di simile ai bei luoghi con tanto verde predisposti altrove. Non fa niente, apprezziamo l’impegno degli organizzatori, staremo bene lo stesso. Ci sistemiamo ai bordi, lontano dai ring, così non saremo d’impaccio, potremo aprire l’ombrellone, i recinti dei cani e goderci la giornata.

Chiacchieriamo con altri appassionati, è questo il motivo per cui è bello essere qui: condividere una passione. Si avvicina una signora, non più giovanissima, che chiede il permesso di accarezzare i cani, permesso accordato, naturalmente. Dall’inflessione si comprende che non è italiana, infatti è scozzese, si rammarica che qui siano troppo pochi quelli animati da una vera cultura cinofila, provo dolore nel concordare con lei, ma anche a questo servono le mostre, a far conoscere e amare i cani, no? Qualcuno dice che il giudice non è ancora arrivato, non so se sia vero, la signora, amara, sorride e mi dice: – Siamo in Italia…..- Mi chiedo perché mai anche quando mi diverto mi devo angustiare di appartenere a questo Paese. Non voglio lamentarmi, aspettare il proprio turno fa parte del gioco, mi pare il minimo, aspetterò.

Fa veramente caldo, i cani sono all’ombra, non c’è neanche tanto sole, anzi, è nuvolo, però l’afa rende l’aria irrespirabile, forse è colpa dell’asfalto… Finalmente tocca ai Labrador, ci avviciniamo al ring. I cani sono a disagio, l’asfalto scotta, il calore sembra provenire dal basso, abbiamo la ciotola piena d’acqua, li facciamo bere in continuazione, cerchiamo un posto all’ombra, l’unico è nei pressi del gazebo del ring. Finalmente tocca a noi. Chiedo al giudice se posso entrare da dove mi trovo o se devo fare il giro, mi risponde brusco, senza sorridere: – Entri da dove le pare, basta che entra!–  eseguo.

La mia Labrador si sta comportando bene, non salta, sta facendo la brava. Il giudice mi dice di avvicinarmi, c’è chiasso, non lo sento, allora mi apostrofa, sempre con il tono di prima: – Si avvicini, non mordo!-  Mah! Sarà nervoso per il caldo…. Quando emette il giudizio, ho in mente un solo pensiero: desidero soltanto portare i cani all’ombra e farli riposare.

Prima di mangiare i panini che ho preparato, devo fare un’ultima cosa: ho promesso all’allevatrice del mio cane di raccogliere i piazzamenti e i giudizi dei pochi Labrador presenti alla mostra, per trasmetterli ai club di razza e ai siti interessati. Avevo già telefonato al segretario della locale delegazione ENCI per esporgli la richiesta e mi era parso ben contento della collaborazione. Mi avvicino al tavolo, cerco di essere discreta, aspetto il momento favorevole per parlare, vedo le assistenti piuttosto prese e non voglio disturbare. Finalmente mi faccio avanti e chiedo se posso avere i giudizi, mi rispondono affermativamente, ma mi dicono che sono molto occupati a fare altro, chiedo allora se è il caso di attendere o di tornare più tardi. Non mi rispondono. Mi faccio da parte e aspetto. Passa un quarto d’ora.

Arriva un espositore che parla del giudice a voce alta in termini non esattamente lusinghieri, non condivide il giudizio e chiede che gli sia consegnato il libretto. Viene prontamente accontentato. Non mi piacciono simili comportamenti, non mi pare il suo un modo civile di fare: se sei qui accetti il giudizio e comunque, se proprio devi discutere, lo fai con rispetto. Mah! Continuo ad attendere, penso che se fra qualche minuto non mi consegneranno i piazzamenti, me ne tornerò dai miei, riproverò più tardi. Arrivano intanto altri espositori, sembrano persone esperte delle mostre, hanno da fare la stessa mia richiesta. Gli viene detto di aspettare, loro replicano che si tratta solo di copiare la classifica per meno di dieci Labrador, è una cosa rapida, la si fa normalmente, ad ogni mostra. Arriva il segretario ENCI e, rivolgendosi  a me  invita a non infastidire le persone che stanno lavorando. Gli spiego che non ho nessuna fretta e stavo solo aspettando in silenzio. Concordiamo che fra tre o quattro giorni mi manderà i risultati per posta elettronica.

Gli altri espositori, invece, non ci stanno affatto e a voce alta e con tono risentito sbottano: – Ma quali quattro giorni?! Le classifiche vengono pubblicate il giorno successivo alla mostra! – Poi, con sarcasmo, – Complimenti! Che organizzazione! Siete pronti per un’internazionale! Infine, uno di loro, rivolgendosi al giudice,  –  Ma va’ a ca…! – Si allontanano. Che situazione!  

Mi avvicino al tavolo e all’assistente di ring dico di non preoccuparsi, che io aspetterò, mi risponde che infatti io non c’entro niente, faccio per andarmene, ma a questo punto il giudice pensa bene di  rivolgere a me la sua attenzione e a voce tonante:
– Signora, vada via dal ring!
– Scusi? (io mi trovo vicino al tavolo, sotto il gazebo)
– Se ne vada dal ring! Lei mi sta distraendo!
– Io? Ma se non ho proprio parlato?
– Se ne vada, ho detto! Lei mi disturba!
– Ma come, quegli altri ce la mandano e lei se la prende con me?- Decido di allontanarmi. Non tornerò a raccogliere i risultati, per oggi ho raccolto abbastanza.

Certo, a confrontare quanto è accaduto con il dolore umano di cui mi occupo ogni giorno, tutte queste, come direbbe Vasco, sono solo fesserie! Tuttavia non so, ci sarebbero da fare molte considerazioni…. Al di là del merito, il metodo è stato a dir poco inutilmente scortese. Non mi piace proprio l’atmosfera di maleducazione che (da più parti) si respira, non ha niente a che fare con i cani, con la nostra passione, con il senso della competizione sportiva! Quanto al giudice, sarà stato il caldo, la tensione (la tensione di che?), il ruolo (alla mostra esponeva una giudice di giustizia civile che mi onora della sua stima e che  è una persona così sorridente e semplice!), va bene, ma allora giustifichiamo ogni cosa! Molti presenti che mi conoscono hanno assistito e mi hanno raggiunto per esprimermi solidarietà.

Qualcuno, inconsapevole delle mie origini partenopee, accusa il giudice di essere “il solito campano arrogante…Un’altra amarezza condita di razzismo a buon mercato per me: mi offendono questi preconcetti! I miei, napoletani eduardiani, si rivolgevano sempre cortesemente alle persone e mi hanno insegnato a fare altrettanto, anch’io l’ho insegnato alle mie figlie presenti all’accaduto, ma loro dall’esperienza che insegnamento possono trarre? A me verrebbe spontaneo pensare che forse hanno ragione gli altri ed io torto! Ogni giorno accade qualcosa che mi convince che ho insegnato alle mie figlie regole di vita civile che in questo Paese non faranno altro che danneggiarle! Forse è proprio vero che fra tanti urlatori non è pagante comportarsi educatamente… Perché il giudice ha voluto mortificare proprio me? È evidente che deve essergli parso molto più facile scaricare le proprie tensioni su una signora inesperta delle mostre e che sembra piuttosto mite, piuttosto che su alcuni uomini che sanno pretendere e alzano la voce! Tuttavia la paziente signora, arrivata in mostra con la volontà di imparare e di accettare ogni giudizio, non intende proprio sopportare un comportamento ingiusto e sgarbato, pertanto, poiché non amo urlare, scriverò com’è andata, qualcuno mi leggerà e farà le sue valutazioni… Sono stata cacciata, in modo scortese, coram populo, come se fossi una disturbatrice di professione… Io non ho sentito proprio di avere di che vergognarmi, ma ormai l’atmosfera di allegria è rovinata… I panini che ho preparato non hanno alcun sapore. Resta l’ultima considerazione da fare, quella più vera e intelligente: la fa Domenico, un buon amico che espone il suo splendido Golden:
– Certo che questo è proprio il modo migliore per allontanare le persone dalle esposizioni!-
Tutte le persone che conosco e che espongono alle quali ho raccontato la storia hanno dichiarato che non intendono far giudicare i loro cani da questo signore. Io, se fossi il signor giudice, ci penserei: presso i ring gli potrebbero restare in prevalenza quelli che ce lo mandano!

La cronaca di questa delusione si riferisce alla mostra del 3 giugno di 6 anni fa. La ragione per la quale ne diamo conto oggi è che, purtroppo, è cambiato poco o nulla.

www.canidigioia.it

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