Un po’ dolce un po’ amara, piacevole ma al tempo stesso pericolosa, la vendetta nasce dal risentimento per qualcosa di subito, ma altre volte viene fomentata da torti immaginati che causano un desiderio di vendetta delirante, come nel caso del paranoico.
Ma come vedremo esistono anche vendette velate nella vita di tutti i giorni. In fin dei conti è facile trovare vendetta negli anfratti della quotidianità; se ne sente spesso parlare nell’arte e nella filosofia, fino ad arrivare alla saggezza popolare.
La vendetta più temuta: il delirio del paranoico
Viene ritenuto che molti serial killer soffrissero di paranoia, effettivamente paranoia-vendetta è un binomio frequente. Vediamone le ragioni.
Il paranoico non accetta minimamente di sbagliare, gli è del tutto estranea la modestia e l’autoironia, la colpa è sempre data agli altri, non solo la colpa di ciò che gli è accaduto o che gli sta accadendo, ma anche le colpe di ciò che potrebbe accadere: per non rischiare di dover fare i conti con se stesso in futuro, proietta negli altri la responsabilità di ciò che potrebbe andargli male nella vita.
Quindi per il paranoico gli altri hanno tutte le colpe, ma poiché talvolta è difficile trovarle, attiva un meccanismo di ricerca di indizi, in quanto l’unico modo per dare la colpa agli altri è credere che questi abbiano agito (o vogliano agire) volontariamente e di nascosto.
Il paranoico riesce a trovare moltissimi indizi anche assurdi per smascherare quelli che lui considera i veri colpevoli delle sue disgrazie. Per tali motivi arriva addirittura a vendicarsi prima di aver subito realmente un torto, talvolta avverando concretamente la propria paranoia: nella convinzione che tutti siano contro di lui il paranoico mette in atto azioni violente e preventivamente vendicative verso gli altri così da arrivare alla condizione in cui tutti ce l’hanno realmente con lui.
Dunque per non ammettere i propri errori, il paranoico è alla continua ricerca di colpevoli proclamandosi loro punitore. Possiamo descrivere in tal modo il suo discorso interiore: “io non ho fatto nulla, sono gli altri che hanno sbagliato, sono certo della loro colpa in quanto io non posso sbagliare, dunque li devo punire”.
Ma cercare uno scarico di responsabilità è un agire piuttosto comune (seppur sbagliato), sebbene il paranoico in particolare aggiunge a questo vere e proprie vendette. A differenza degli altri, il paranoico cancella totalmente in cuor suo la colpa, non l’accetta minimamente, non solo di fronte al pubblico esterno, ma neanche di fronte a se stesso (suo pubblico interiore): per lui è letteralmente inconcepibile prendere in considerazione la possibilità di essere in errore, ragion per cui non accetta che qualcuno gli faccia venire il minimo dubbio su tale ipotesi.
Nella sua testa chi cerca di indurre in lui questo dubbio è perché gli vuole del male, per tal motivo il paranoico non solo mette in atto vendette, ma lo fa senza provare sensi di colpa (cosa anomala per i vendicatori comuni che solitamente sentono il peso della loro vendetta). Per di più se le vendette hanno successo il paranoico sente un aumento dell’autostima, come se le vendette portate a buon fine fossero prova della sua ragione.
Forme di vendetta quotidiana
Come abbiamo appena visto il termine vendetta può avere un accezione fortemente negativa, forse è per questo che molte attività hanno preso nomi completamente differenti seppur annoverabili in forme di vendetta quotidiana.
Già nello scorso articolo accennammo alle punizioni educative, segnalando come talvolta queste siano fatte con moti vendicativi. In effetti sulle punizioni si potrebbero aprire lunghi dibattiti. Proprio come la detenzione carceraria, esse dovrebbero essere correttive, ma il loro nome “punizione” è abbastanza descrittivo per comprendere che in fin dei conti l’intenzione alla base è proprio quella di punire (altrimenti sarebbero state chiamate correzioni!).
Tanto è vero che non è affatto detto che un ragazzo molto punito dai genitori diventi particolarmente corretto, anzi solitamente chi viene frequentemente punito dai genitori mette in atto azioni punitive verso altre categorie, in pratica si vendica su altri della vendetta che i genitori hanno attuato su di lui.
Ma la vendetta si nasconde anche in attività realmente correttive ed educative, come i giochi e gli sport, sto parlando della nota rivincita, la quale dà appunto al perdente la possibilità di ri-vendicarsi. Ma seppur vendetta nascosta, nelle attività ludiche e sportive, la rivincita è una vendetta solitamente di tipo sano, in quanto l’individuo a cui viene concessa la rivincita, per poter avere la meglio la prossima volta dovrà imparare dai suoi errori e migliorare se stesso e le sue prestazioni. La rivincita è quindi una vendetta nascosta, ma positiva e rappresentando un concetto maggiormente gradevole, non di rado lo si usa come sinonimo di vendetta vera e propria, in tal modo l’idea di vendetta sembra perdere le sue connotazioni negative: “Avrò la mia rivincita!” è spesso una frase che significa apertamente “Avrò la mia vendetta!”.
Ma attenzione, perché così come la vendetta può assumere i valori positivi della rivincita, la rivincita può diventare negativa come una vendetta, soprattutto nei casi in cui viene perso l’obiettivo finale che dovrebbe essere quello di migliorare se stessi, non semplicemente di vincere su un avversario.
La vendetta nell’arte
La vendetta è quindi in molti più anfratti di quelli che pensiamo, ed è un sentimento talmente umano d’aver affascinato gli artisti di tutte le epoche.
Sono così nate diverse opere letterarie e cinematografiche su tale tema, forse proprio per sublimare desideri di rivalsa (altro termine che nasconde il desiderio di vendetta). Queste opere hanno tra l’altro riscosso sempre grande successo tra il pubblico proprio affondando gli artigli nelle nostre brame più intime.
Tra queste vorrei ricordarne alcune in particolare:
“Il gladiatore” il protagonista sopravvive al suo destino trasformandosi da condottiero in gladiatore grazie al desiderio di vendetta, celebre è la frase “Avrò la mia vendetta in questa vita o nell’altra”.
Un famoso ciclo di opere sulla vendetta è stato quello Coreano “Mr. Vendetta”, “Old Boy” e “Lady Vendetta”. Nel primo film entriamo in un circolo vizioso di vendette, mentre nel secondo “Old boy” (manga e poi film), la vendetta viene osservata dal punto di vista opposto, cioè nei panni di colui che la subisce a causa di passate gravi colpe, viviamo lo sofferenza del male inflitto allo sfortunato ed ignaro colpevole, rendendoci conto che il terribile vendicatore non potrà trovare pace, ormai consumato dalla sete di vendetta e dalla quale non riceverà niente in cambio, sarà invece il colpevole a trovare la pace, nonostante la scoperta delle sue terribili colpe, grazie all’espiazione. Il ciclo concludendosi con “Lady vendetta” ci presenta una sorta di Dantes al femminile.
“Il conte di Monte Cristo” opera letteraria che della vendetta ne ha fatta una vera arte, descrivendo la più lunga e articolata vendetta nota al mondo, la quale fa riflettere su come sia difficile non superare il limite una volta che si è deciso di vendicarsi.
Da Edmond Dantes non possiamo che parlaredi V per vendetta (graphic novel e poi film), quest’opera fa riflettere sul rapporto vendicativo tra singolo e società, la società che si vendica sul cittadino mette in atto la giustizia, mentre il cittadino che si vendica sulla società mette in atto ingiustizia, egli non potrà godere degli effetti delle sue azioni ingiuste, che probabilmente trasformeranno in più giusta la società. V “Era Edmond Dantes. Ed era mio padre e mia madre, mio fratello, un mio amico, era lei, ero io, era tutti noi” V siamo tutti noi vendicatori.
E a proposito di vendicatori ecco una tra le opere artistiche per ragazzi più attuali in materia di vendetta, sto parlando dei Vendicatori ovvero l’unione di diversi supereroi chevendicano i buoni contro il male. Al di là dei motivi di diritti editoriali che hanno spinto a chiamare in tal modo questi giustizieri, e il binomio automatico creato forse involontariamente tra giustizia e vendetta, quello che conta è il significato che viene mandato ai giovani, ovvero come il concetto di vendetta nasconda accezioni positive. Ma forse in questo caso si parla proprio di quel tipo di vendetta sana che serve a non farsi opprimere dai soprusi. Certo che sarebbe divertente leggere anche le avventure di una squadra di eroi pronti a perdonare, i perdonatori?
Ma dell’ argomento perdono, si parlerà nel prossimo articolo, intanto terminiamo la rassegna sulla vendetta con un po’ di saggezza.
Vendetta e saggezza
La vendetta è un piatto che va servito freddo – La vendetta arriva quando non si aspetta – La vendetta di un idiota è senza misericordia – Chi luogo e tempo aspetta, vede al fin la sua vendetta. Ecco alcuni dei proverbi occidentali più conosciuti sulla vendetta, mentre tra quelli orientali noto è il detto cinese Non meditar vendetta, ma siedi sulla riva del fiume e aspetta di veder passare il corpo del tuo nemico.
In tutti i luoghi e in tutti tempi si parla e si è parlato di vendetta, Marco Aurelio sosteneva che “il miglior modo di vendicarsi d’una ingiuria è il non rassomigliare a chi l’ha fatta”, mentre in epoca più recente nel breve saggio “La vendetta è amara” di George Orwell leggiamo “La vendetta è un’azione che si vorrebbe compiere quando e proprio perché si è impotenti: non appena questo sentimento di impotenza scompare, svanisce anche il desiderio di vendicarsi”.
La saggezza popolare se da un lato mette in allerta sulle persone vendicative, dall’altro non nasconde il piacere che la vendetta può arrecare, dopo tutto “la vendetta è nettare degli dei” e nel suo “Così parlò Zarathustra”Nietzschesostiene “Una piccola vendetta è più umana di nessuna vendetta” d’accordo con le parole di Jean Monbourquette il quale afferma che “La vendetta è in qualche modo una giustizia istintiva che proviene dagli dèi primitivi dell’inconscio. Essa mira a ristabilire un’uguaglianza basata sulla sofferenza inflitta in modo reciproco.” Anche se non andrebbero mai dimenticate le parole di Alexandra Marinina “La sete di vendetta prosciuga l’anima, la brucia e la consuma, e attraverso lo spesso strato di cenere non riuscirà mai più a germogliare nulla.” E come disse Baltasar Gracian y Morales “Non c’è vendetta che valga quanto l’oblio, giacché esso basta a seppellire il nemico nella polvere del suo nulla.”