La canapa, il lino, la lana, la seta, il cachemire, ma anche l’ortica.
Chi lo avrebbe mai detto che da una pianta urticante ma ostinata, possa scaturire uno dei tessuti più morbidi. Lo ha scoperto Claudio Cutuli, maestro tintore e tessitore da almeno cinque generazioni.
Nato in Calabria, ma trasferitosi poi in Umbria, a Bevagna, dice di essere legato al proprio lavoro da un “cordone ombelicale”.
Ma con la maestranza Cutuli non si parla solo di arte e di moda: lo scorso 8 giugno Cutuli ha partecipato all’evento “Con il Cuore, nel nome di Francesco”, una maratona in diretta su Rai Uno dal Convento di Assisi per raccogliere fondi in favore delle missioni francescare.
Per la serata, infatti Cutuli ha donato un foulard molto particolare, che riproduce il dipinto di Giotto, realizzato nel 1296 sulle pareti della Basilica Superiore di Assisi: San Francesco che dona il suo mantello. Lo scorso anno, per la stessa serata, aveva regalato un foulard con la riproduzione del rosone della Basilica di San Francesco (vedi foto).
Un dipinto molto particolare, non solo perché iconograficamente rappresenta quella solidarietà sulla quale, secondo Cutuli, una società come la nostra, fortemente in crisi, dovrebbe puntare, ma anche perché i colori del tessuto sono stati ricavati con le antiche tecniche medievali.
L’uso delle fibre e dei colori naturali è fuso in un risultato che, senza dimenticare l’insegnamento di Francesco, rispetta la natura e percorre il sentiero di una moda sostenibile. Un percorso iniziato ormai da 175 anni, perché la perizia di Cutuli affonda le sue radici nel 1838, quando quella che oggi è l’azienda che guida con passione cominciò l’attività.
Il rispetto dell’ambiente. “Un manufatto in linea col rispetto per l’ambiente – sottolinea Cutuli – un prodotto naturale che vede la polpa di legno di faggio intrecciarsi col filato di ortica e colorarsi, attraverso tamponatura a mano, col rosso della robbia, il blu del guado e il verde della buccia di melograno. Come accadeva nelle tintorie dell’epoca di Francesco”.
Per la realizzazione del foulard Cutuli ha utilizzato tinte naturali: “il rosso dalla robbia, il blu dal guado (pianta antica usata per secoli per ricavare una tinta blu, ndr), il verde dalle bucce di melograno”.
Ma anche i filati sono ottenuti tutti rigorosamente dalle antiche tecniche e con prodotti naturali: “per il filato abbiamo utilizzato la polpa di faggio e il filo di ortica”.
Ed è proprio l’ortica ad essere una pianta particolarmente cara al Maestro Tintore di Bevagna: “Sul filato di ortica c’è un significato profondo: nasce da una pianta ostinata, che cresce ai margini delle strade, sui muri diroccati, in maniera solitaria, ma dimostra tanta ostinazione. Apparentemente ruvida, urticante, poi invece dal cuore molto morbido, è una pianta che con la sua ostinazione ci offre un grande esempio di speranza, perché dimostra che la vita può ostinatamente crescere ovunque, quella speranza che nessuno deve mai perdere”.
Quella ostinazione e quella speranza che le imprese Made in Italy non devono perdere. “La nostra impresa grazie a Dio non conosce crisi; la nostra filosofia è innovarsi sempre e rischiare con nuovi progetti, ma soprattutto emozionare, arrivare al cuore delle persone attraverso la nostra arte. Ecco perché ad esempio abbiamo puntato sulla ricerca e sui filati nuovi”.
Senza dimenticare la solidarietà. “Sono molto vicino alle opere francescane e sono anche convinto che oggi più che mai occorra puntare sulla solidarietà, perché come diceva San Francesco, operiamo bene fin quando abbiamo tempo. Ecco perché ho voluto riprendere il dipinto del dono del mantello, un gesto significativo per un momento particolare quale quello che stiamo attraversando: dai momenti di crisi si esce con la solidarietà”.
La ripresa può ripartire dai vecchi mestieri? Sicuramente noi possiamo salvare il made in Italy, salvando le nostre maestranze, l’unica arma che abbiamo contro l’attacco ad esempio del mercato cinese sono proprio le nostre arti e i nostri mestieri; dobbiamo alzare la qualità del nostro prodotto, perché il prodotto di nicchia, di ricerca, di arte, non conosce crisi”.
“Ai ragazzi dico di fare un passo indietro e di dedicarsi ai vecchi mestieri; ognuno di noi credo senta l’esigenza di fare passi indietro nella storia, ai giovani dico di ritrovare il fascino delle nostre vecchie tradizioni”.
Cosa si potrebbe fare per tutelare il nostro made in Italy Claudio Cutuli lo sa bene e lo suggerisce al legislatore: “Chiedo di essere molto più attenti sulle esportazioni: molti prodotti passano per made in Italy ma non lo sono, non basta appiccicare un’etichetta per far sì che un prodotto sia italiano. Il nostro made in Itali è molto apprezzato all’estero ma deve essere controllato e tracciabile. La tracciabilità è fondamentale”.
“Noi arriviamo nei mercati asiatici, negli Stati Uniti, in Canada – ha concluso Cutuli – facciamo sciarpe e foulard che sono vere e proprie opere d’arte, siamo leader nel mondo. Io credo che oggi l’azienda italiana debba internazionalizzarsi se vuole continuare a lavorare; il mercato interno è un problema, stiamo attraversando momenti difficili, bui, ecco perché occorre innovarsi e guardare all’estero”.
Ma per farlo con serenità, occorre tracciare il prodotto e tutelarlo, per non spacciare per italiano quello che italiano non è. Anche se poi alla fine si riconosce benissimo…