La decisione del presidente egiziano Mohammed Morsi di nominare un estremista islamico salafita come governatore di Luxor, nel sud dell’Egitto, ha destato scalpore nel paese provocando una crisi all’interno del governo e violenze e scontri in diverse zone del paese.
Un esponente della formazione islamica “al Jamaa al Islamiya”, Adel al Khayat, è diventato governatore della provincia dove si trova uno tra i siti archeologici più importante del mondo. La nomina rientra nell’ambito della decisione del capo di stato di scegliere 17 nuovi governatori per altrettante province, sette dei quali fanno parte della formazione dei Fratelli Musulmani. Luxor si trova 700 chilometri a sud del Cairo ed è una zona che vive di turismo. Tra l’altro è anche il porto di partenza di molte crociere sul Nilo.
La scelta di Morsi ha destato scalpore non solo nell’opposizione ma anche nell’intero settore turistico nazionale che si vede così minacciato, in un momento già di forte crisi dovuto all’incertezza politica che regna nel paese. Si sta parlando infatti di una provincia dove si trova un terzo del patrimonio archeologico mondiale della civiltà faraonica e meta ogni anno di milioni di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Ironia della sorte vuole che Luxor nel 1997 sia stata teatro di una orrende strage di turisti eseguita proprio da elementi del gruppo islamico di cui il nuovo governatore a tutt’oggi è un esponente. Il 17 novembre 1997 nei pressi del tempio della regina Hatshepsut (Deir el-Bahari) gli integralisti musulmani della “al Jamaa al Islamiya” hanno compiuto un attentato in cui hanno perso la vita 62 persone, 58 turisti stranieri e 4 cittadini egiziani. Dopo questo avvenimento c’è stato un periodo di crisi del turismo, crisi da cui la regione è uscita però nel volgere di pochi anni sotto la presidenza di Hosni Mubarak. L’opposizione egiziana ha criticato questa decisione, accusando Morsi di voler portare l’amministrazione dello stato nelle mani dei partiti islamici. Queste nomine hanno suscitato forti proteste soprattutto perché avvengono alla vigilia del 30 giugno, giornata di mobilitazione nazionale dell’opposizione contro il capo dello stato.
La prima conseguenza di questa scelta sono state le dimissioni presentate dal ministro del Turismo egiziano, Hisham Zaazou. Il portavoce di Zaazou, Risha al Azawi, ha fatto sapere che il premier Hesham Kandil ha comunque chiesto al ministro di restare al suo posto fino a quando non avrà terminato di valutare la vicenda e avrà preso una decisione nell’interesse del paese. Nonostante l’invito del capo del governo, il ministro Zaazou, considerato un tecnico, sembra convinto riguardo le proprie dimissioni “almeno sino a quando non sarà revocata la nomina del governatore”. Secondo Zaazou “la nomina di Khayat provocherà effetti negativi sul turismo”, nonostante quest’ultimo abbia invitato i turisti a visitare Luxor, “un’area in cui saranno al sicuro”, e abbia promesso di sviluppare tutte le attività turistiche della zona. Il nuovo governatore della ha cercato di fornire rassicurazioni circa il fatto che la sua idea politica non limiterà le libertà degli stranieri, nonostante il loro abbigliamento contrasti con i principi della sharia islamica. Al Khayat ha assicurato che “tutti i turisti stranieri possono stare tranquilli, da noi possono vestirsi come vogliono”. Intervistato dal quotidiano egiziano “al Wafd”, il neo governatore ha spiegato che “il turista che ottiene il visto d’ingresso per il nostro paese è sotto protezione ed è libero di mangiare e bere ciò che vuole. così come di indossare abiti lunghi o corti”. Il neo governatore ha garantito “ogni tipo di supporto per lo sviluppo del turismo locale”.
A non sentirsi sicuri però sono anche i cittadini egiziani, molti dei quali contestano anche la massiccia presenza di funzionari islamici in tutti gli altri governatorati del paese. Per questo diversi scontri si sono registrati martedì scorso nelle città dell’Egitto settentrionale, a pochi giorni dalle nomine. I primi incidenti, secondo quanto riporta il quotidiano “al Masry al Youm”, sono scoppiati a Tanta, nel governatorato di al Gharbia, nel Delta del Nilo, tra sostenitori del presidente Mohamed Morsi e i suoi oppositori che protestavano contro la nomina di un governatore della fratellanza. La polizia ha impiegato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti.
A Monofiya, sempre nel Delta del Nilo, decine di oppositori del presidente egiziano hanno presidiato la sede del governo per impedire l’ingresso del nuovo eletto. La città di Monofiya ha votato in massa contro il presidente Morsi alle elezioni presidenziale di un anno fa. Stesso scenario si è visto a Ismailya (nell’est del paese) lungo la costa ovest del canale di Suez, dove gli oppositori hanno assediato la sede del governatorato di Damietta, nel nord. Il governatore islamico ha potuto accedere al suo ufficio da una porta secondaria eludendo decine di contestatori.
Più civili invece sono state le proteste organizzate a Luxor. Circa 30 guide dell’area archeologica cittadina sono entrate in sciopero contro la nomina di un salafita a governatore della provincia. I militanti del partito liberale invece hanno inscenato una protesta, insieme ai lavoratori del settore del turismo, davanti alla sede del governatorato. L’idea è quella di impedire al nuovo governatore l’ingresso nei suoi uffici “anche nel caso in cui i Fratelli Musulmani e i salafiti dovessero attaccarci con i loro uomini”. I manifestanti hanno infatti rivelato che circa 150 miliziani islamici erano giunti il giorno prima a Luxor per garantire l’ordine in caso di proteste per la nomina del nuovo governatore. I manifestanti hanno mostrato cartelli e disegni contro il governo del presidente Morsi.