A distanza di un anno dal terremoto che ha sconvolto la bassa emiliana, a Modena la catena della solidarietà si rimette in moto. L’obiettivo questa volta è il sostegno alle vittime della crisi economica. Esodati, cassintegrati, disoccupati, artigiani in difficoltà. È sempre più numeroso l’esercito di famiglie che non riesce a sbarcare il lunario e che fa fatica a sopravvivere. Migliaia di famiglie nella sola provincia di Modena che pure rimane una delle città portanti dell’asse industriale della via Emilia.

A tendere una mano ai nuovi poveri è il Csv, Centro servizi volontariato di Modena che in poco più di 6 mesi ha ideato e sta per inaugurare a giorni un supermercato molto particolare. Si chiama Portobello e garantirà alle famiglie in difficoltà l’approvvigionamento gratuito di beni di prima necessità. In pratica chi ha problemi economici potrà fare la spesa gratuitamente dentro questo supermercato e in cambio dovrà dare la sua disponibilità ad essere coinvolto in un percorso di inserimento all’interno delle associazioni di volontariato della provincia.
«Grazie alle donazioni di alcuni partner importanti come per esempio Nordi Conad – spiega Angelo Morselli, presidente del Csv Modena – potremo distribuire beni di prima necessità, dai generi alimentari ai prodotti per l’igiene del corpo e della casa, sin da metà giugno. L’avvio del progetto, però non significa che la macchina della solidarietà si è fermata. Proprio per come è impostata, questa iniziativa, ha un continuo bisogno di nuovi partner e di nuove donazioni non solo di denaro ma anche di prodotti e servizi».
Tra i partner più importanti c’è il Comune di Modena che ha messo a disposizione offrendola in comodato gratuito la struttura che ospita il supermercato. Un edificio di 430 mq in via Divisione Acqui, 81 in pieno centro a Modena allestito anche grazie alle donazioni di NordiConad che ha messo a disposizione carrelli, scaffali, celle frigo e beni di prima necessità per un totale di circa 70mila euro di valore. Altre 75mila euro sono state investite dal Csv attraverso dei fondi regionali erogati per il “progetto povertà”.
In realtà un supermercato della solidarietà non è una novità in Italia. Per restare in Emilia-Romagna già il Csv di Parma ne ha attivato uno da qualche mese e in Italia se ne contano già poco meno di una decina tutti gestiti in modo autonomo dalle realtà del territorio che li hanno ideati e che non sono – almeno per il momento – collegate in rete tra loro ma che, se facessero rete, potrebbero dar vita ad una vera e propria Gdo del terzo settore.
«Rispetto al progetto di Parma– spiega Luigi Zironi, coordinatore dell’iniziativa modenese – abbiamo introdotto alcune novità. Innanzitutto abbiamo deciso di affidare ai servizi sociali del comune la selezione delle persone che potranno venire a fare la spesa gratis. Sono individui veramente bisognosi già noti agli sportelli comunali».
Per iniziare saranno un centinaio le famiglie che potranno fare la spesa a Portobello con l’obiettivo di coprire fino all’80% del fabbisogno familiare di beni di prima necessità. Ma l’idea è di riuscire, in pochi mesi, ad aiutarne anche 350. Si tratta di un aiuto molto importante se si considera che, secondo una stima, la spesa annua per questi prodotti è di circa 4mila euro a persona.
Per comprimere al massimo in costi – requisito essenziale per fare di Portobello un progetto economicamente sostenibile – il supermercato sarà gestito dai volontari delle associazioni del territorio. Nei giorni scorsi la squadra, composta da un’ottantina di persone, è stata presentata ufficialmente.
«Si tratta di persone – continua Zironi – che anche se volontarie hanno già una significativa esperienza nella gestione di strutture complesse sia da un punto di vista logistico che amministrativo. Certo farebbe la differenza se la gestione della struttura potesse essere affidata ad un partner esterno».

Una catena solidale
La particolarità di Portobello è che moltiplica esponenzialmente gli effetti della solidarietà. Ai beneficiari, viene infatti chiesto – in cambio della spesa gratis – di rendersi disponibili ad effettuare un percorso di inserimento all’interno di una delle associazioni di volontariato del circuito.
«Chiediamo loro – chiarisce Zironi – semplicemente di continuare la produzione di solidarietà che ha permesso la nascita di Portobello. Ognuno fa la sua parte ed i beneficiari ci donano disponibilità al lavoro volontario in tutte le associazioni aderenti. Non è un baratto. Non è che se fanno tre ore di volontariato gli diamo da mangiare né si può parlare di lavoro in cambio di una cassa di mele. Il vincolo è semplicemente legato al percorso di inserimento nelle varie strutture poi però la persona sarà libera di scegliere se fare volontariato o meno».

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