Ricordate quelle “interessantissime” lezioni di storia rinascimentale che il vostro pimpantissimo professore di storia vi impartiva al liceo? Sicuramente sì, sarete stati di sicuro degli allievi più brillanti, attenti e diligenti del sottoscritto.
E allora ricorderete di sicuro la figura affascinante di Leonardo Da Vinci: pittore, scultore, inventore, uomo dal multiforme ingegno, colui che ha disegnato l’enigmatica Mona Lisa… la ricordate, no, la sua figura? Un uomo con la barba lunga e senza capelli: grazie al suo celeberrimo autoritratto quella immagine è scolpita nella nostra memoria.
E’ sempre stato anziano, Leonardo, saggio e imponente. Nato così, vecchio… forse l’unico essere vivente del quale potremmo dire che “è nato imparato”. Non aveva una formazione classica, (non conosceva il latino) eppure è stato un genio talmente grande da non poter essere intrappolato nelle conoscenze della sua epoca. Un visionario inventore che nei suoi schizzi aveva immaginato elicotteri, paracadute, carri armati, robot, sottomarini, deltaplani, aeroplani.
Opperbacco ma, rileggendo tutte queste caratteristiche mi rendo conto che… Leonardo è fichissimo, cribbio, un genio, eccelso nel dipingere, ambidestro, scriveva pure da destra verso sinistra e in maniera speculare così che col cappero che ci capivi qualcosa. Un uomo eccezionale, un anticipatore, forse il primo vero uomo moderno…ma, allora, perché non ce lo hanno spiegato così alle superiori?
E ve lo dico io perché… perché così l’americano David Goyer, già sceneggiatore di fumetti come Silver Surfer, Blade e Ghost Rider e tra i creatori della rinascita “oscura” del Batman di Cristopher Nolan (nonché del nuovo Superman in uscita a giugno) lo avrebbe trasformato nel 2013 in un nuovo eroe dal giubbotto di pelle, irresistibile con le donne (e anche con gli uomini, per coerenza storica), abile nel maneggiare la spada e tener testa a più nemici contemporaneamente, persino fumatore di oppio ma per una “giusta” causa: tenere a bada i famosi demoni del titolo che affollano la sua mente. Del resto non vuoi perdonare qualche peccatuccio a questo Leonardo soprattutto se è bello come l’attore che lo interpreta: Tom Riley, con pettorali sempre in bella mostra e capello scompigliato? Ma vogliamo scherzare?
Questo Leonardo “reloaded” può fare quello che vuole, tanto produce la BBC che alza il livello di qualità e di aderenza storica che, giurano i produttori, si attesta intorno al 75/80 % delle cose che vediamo. E l’altro 20/25%? Quello è puro entertainment, come la figura di Nico, assistente un po’ ingenuo e cavia delle invenzioni del tormentato Leonardo, ispirato a detta degli sceneggiatori a Niccolò Machiavelli. E tutto quel sesso, quel sangue, quegli intrighi? Eh! Quelli ci sono sempre stati ma il povero professore non deve averceli spiegati bene perché noi non riuscivamo proprio a “vedere” la storia in un’ottica “hard”.
E infatti mi vien da ridere solo all’idea di come avrebbero potuto descrivermi una scena come quella vista nei primi 10 minuti della prima puntata: con un Papa (Sisto IV) nudo in un’enorme vasca abbracciato ad un ragazzo che disquisisce perversamente di peccato e menzogna puntandogli un coltello alla gola. Per la cronaca, l’efebo viene ucciso alla fine della scena ma non dal Pontefice, tranquilli, solo dal nipote infame.
Ma non pensiate che sia tutto perfetto: difetti ce ne sono, è ovvio. Molte delle inquadrature in campo lungo sono realizzate con una computer grafica che troppo somiglia agli scenari del videogioco “Assassin Creed” e alcuni passaggi narrativi sono fin troppo facili e veloci ma le avventure del venticinquenne Leonardo alla corte dei Medici al centro delle oscure trame di potere tra Vaticano, il culto di Mitra e il misterioso “Libro delle lamine” debbo dire che avvincono e suscitano anche invidia. Perché? Perché si sono appropriati del “nostro” Leonardo! Perché la nostra fiction si limita a Santi, Madonne, commissari pelati, marescialli prigionieri di parroci invadenti e guardie forestali che comunque vengono chiamati “Don” perché esercitano a un passo dal cielo. Ecco perché.
Soluzioni grafiche innovative (come quando Leonardo disegna sul suo taccuino degli uccelli che volano al rallentatore estremo della Phantom camera per poi trasformarsi negli schizzi, per giunta animati, del celebre Codice Atlantico) e una sceneggiatura comunque solida fanno sì che “Da Vinci’s demons” venga venduto in 120 paesi: più della metà del globo terrestre segue le avventure di un genio italiano vissuto a cavallo tra il 1400 e il 1500 ma interpretato da un inglese e scritto da un americano del Michigan. E a noi? Forse, le briciole.
Una nuova generazione di turisti d’oltreoceano visiterà Firenze per questa battuta: “in qualunque altra città finiremmo sul rogo, qui invece sono solo un altro eretico libero pensatore. Cultura, caos, tutto trova accoglienza tra queste mura…in quale altra città potremo sperimentare il volo se non a Firenze?” Un bel biglietto da visita non c’è che dire, deve aver pensato questo Matteo Renzi che infatti non si è lasciato sfuggire la ghiotta anteprima mondiale avvenuta una ventina di giorni fa.
Un tempo c’erano: “Gamma”, classe 1975 che trattava di trapianti di cervello, oppure “A come Andromeda”, classe 1972, fantascienza allo stato puro, e non posso non citare “Il segno del comando” classe 1971 tra esoterismo, reincarnazione e occultismo, alla faccia di X files che sarebbe arrivato sugli schermi solo vent’anni dopo. Questo si produceva negli anni ’70 in Italia, questo ricordiamo ancora oggi con un pizzico di nostalgia.
E poi dicono che uno si butta all’estero.