E’ salito al colle con la sua monovolume, ha accettato l’incarico con riserva dichiarando di sentire tutto il peso della responsabilità, un peso più grande delle sue capacità.
Lo spirito col quale ha accettato la missione è quello di dare risposte ad un Paese che non ce la fa più, perché la politica ha perso ogni credibilità con l’obiettivo di moralizzare la vita pubblica che ha bisogno di nuova linfa.
Il presidente Napolitano “confida nel suo successo”, anche perché era la sola prospettiva possibile: “la scelta che dovevo fare – ha dichiarato – l’ho compiuta tenendo conto delle consultazioni di martedì, in modo particolare delle forze già predisposte a collaborare. Non sono state poste pregiudiziali sul nome; in questa fase è essenziale che si riaffermi un clima di massimo rispetto reciproco tra le forze politiche, soprattutto tra quelle impegnate a collaborare per la formazione del nuovo governo”.
A parte le reazioni del mondo politico italiano, il nome di Enrico Letta è stato ben accolto all’estero:
Il Wall Street Journal lo ha definito “un moderato pacato con legami in tutto il Transatlantico, uno che crede nell’Unione europea, oltre ad essere un fluent English speaker”.
Per Le Monde si tratta di un cattolico moderato e questa sua moderazione si riflette anche sul piano dell’economia.
Per il momento l’Italia confida molto nel suo cattolico moderato nella speranza che “gli squali romani” gli permettano di portare a termine quelle poche ma basilari riforme di cui si ha bisogno, prima fra tutte una legge elettorale che permetta agli elettori di dire la loro.