Anime messe a nudo. Il grande merito dello scrittore-poliziotto, Riccardo Gazzaniga, nel libro “A Viso Coperto” (che racconta di scontri allo stadio) è di farci entrare nella psiche di ogni personaggio. Gazzaniga ci narra della polizia, dei suoi uomini, delle loro vite dei loro problemi e fa lo stesso con i tifosi ultrà.
Scrive con abile maestria ogni singola vita, il suo passato, per fare capire al lettore chi sono quelle persone “a viso coperto”. Non emette giudizi con il suo libro, nemmeno quando ci sono atti gravi, ma spiega tutto il fenomeno della violenza degli stadi, vissuta con gli occhi degli Ultrà e con gli occhi dei poliziotti. Abbiamo l’impressione che ogni personaggio ci sia familiare: c’è il poliziotto, Fabio, che ha il figlio autistico e la moglie poco presente e Ale, un ultrà che ha perso la sorella in ospedale per un errore medico. E ci sono profili taglienti e brutali come quelli di Lupo, ultrà tossico che ha il viso tracciato da una cicatrice e che pare animarsi ogni volta che compie atti violenti.
In polizia c’è Ferro, sbirro molto aggressivo che con i suoi comportamenti a volte supera i confini della legge. Durante gli scontri l’autore ci fa rivivere ogni concitato momento delle azioni di ogni singolo poliziotto e di ogni singolo ultrà ed è come se guardassimo un film in tutte le dinamiche degli scontri; ma fa di più il poliziotto-scrittore perché ci fa vivere anche i sentimenti di tutti i protagonisti, la loro adrenalina, le loro paure. E’ un libro che scorre velocemente, la penna di Gazzaniga racconta bene ogni particolare, non a caso è vincitore del Premio Calvino 2012. E’ un romanzo- verità che ha il merito di svelare cosa scatta nella mente dei protagonisti degli scontri negli stadi: chi lo fa per riscattare una vita piatta, chi per trovare un’identità, chi per soffocare un dolore. Ci fa conoscere anche le vite dei poliziotti, che non sono robot addestrati per picchiare ma uomini con i loro sogni, paure, vizi, virtù.
Un libro che ha la capacità di rivelare gli errori, i fanatismi, ma anche i gesti di amicizia, il coraggio. Ci sono pagine che rapiscono il lettore, come quando Gazzaniga parla dell’autismo. Si legge tutto il dramma di Fabio, un poliziotto, che vive l’autismo del figlio: “ Al lavoro in pochi sapevano della sua situazione. Fabio non ne parlava con nessuno, perché credeva che non avrebbero potuto capire. Ma forse era lui che non riusciva a dare spiegazioni, neppure a se stesso”. Di contro c’è, tra gli Ultrà, il dramma di Ale che non riesce a superare la perdita della sorella e riversa tutta la sua rabbia negli scontri negli stadi. Ma nel momento di uno scontro violentissimo con la Polizia, Ale salva la vita di un celerino rimasto in balia di ragazzi, che presi dalla foga della lotta, stavano per sopraffarlo.
E’ un libro che non fa sconti a nessuno, racconta di chi sbaglia e di tante cose errate di questo sistema, ma fa anche notare i bei gesti, le vite che cambiano in meglio. Dopo questo libro non si potrà più guardare un poliziotto solo attraverso la sua uniforme: mette un tassello importante per andare oltre il cameratismo. Non potremo più guardare gli ultrà schedandoli solo come disadattati ma come ragazzi che vorrebbero dare un senso alle loro vite, come uomini che si rifugiano negli scontri. E’ un libro che ci allontana dalla violenza e ci schiude i drammi di chi negli scontri rimane ferito gravemente. La sciagura dell’ultrà ferito alla testa e la tragedia del poliziotto che a causa di una bomba carta perde un occhio. Questo libro porta in sé la conoscenza dell’altro, elemento fondamentale per andare oltre ogni violenza.
Riccardo Gazzaniga, A Viso Coperto, Einaudi editore, euro 19