Chissà perché, ogni volta che mi accingo a scrivere un pezzo sulle Compagnie assicurative italiane (lo faccio da almeno vent’anni), specie se devo parlare della Rca, mi viene in mente Pinocchio alle prese col gatto e la volpe.
Sarà un caso, ma non c’è una sola volta che si possa dire : “bene, le Imprese assicurative italiane hanno capito il valore sociale del (loro) servizio pubblico e, insieme alle associazioni dei consumatori, si sono fatte promotrici di regole,  prodotti e prezzi a favore della collettività”. Al contrario sono sempre alla ricerca del sistema che tuteli meglio i propri interessi. Non che non sia legittimo che un’impresa guadagni , ma perché farlo a tutti i costi e  con ogni mezzo?  Guardando alle imprese assicuratrici Machiavelli sarebbe soddisfatto: le Compagnie hanno fatto proprio il principio secondo il quale “il fine giustifica i mezzi”. Ma quale fine deve essere raggiunto?  E quali sono i mezzi?
Proviamo a chiarirci le idee. 

Quando l’obbligo non c’era.
Prima del 1969, prima, cioè, che nascesse l’assicurazione obbligatoria dei veicoli a motore (nel 1957 circolavano 340.000 auto), lo scenario assicurativo era quello di una quindicina di Imprese, per lo più italiane, che faticavano non poco a vendere i propri prodotti. Le polizze erano poco più di un oggetto misterioso e la filosofia dell’assicurarsi era tutta da spiegare. Lo sanno bene i vecchi agenti che, però, a fronte di tanta fatica, percepivano laute provvigioni e avevano tutti i costi a carico dell’impresa mandante  che li gratificava anche  con premi di produzione.

1970: Il boom delle polizze.
Quando nacque, l’obbligo assicurativo coincise col  boom  economico dell’Italia che, da 1.600.000 auto circolanti nel 1959,  fece registrare nel 1970 oltre 10 milioni di autoveicoli (oggi sono 42 milioni). Le Imprese non avevano che da fregarsi le mani… potevano spartirsi un cospicuo “bottino”. Le regole erano semplici ed uguali per tutti anche perché, come i prezzi delle polizze, erano imposti da una legge (L.990/69) che, col CIPE, decideva annualmente sugli eventuali aumenti: mai superiori al 2-3%. A sparigliare le carte e, lo scoprimmo dopo…, la tranquillità degli automobilisti, ci pensò la liberalizzazione del mercato impostaci da una direttiva europea, ma nel 1994, quando la liberalizzazione fu attuata, l’euforia che aveva galvanizzato le Compagnie nel ‘69 si trasferì ai consumatori i quali ritenevano (che ingenui…), che la concorrenza avrebbe giocato un ruolo fondamentale nel ribasso dei prezzi.

Il cartello delle Compagnie e le megamulte Antitrust
Non fu così, anzi… le Compagnie, al pari delle “sette sorelle”, arroganti signore del petrolio, fecero cartello, tanto che dovette intervenire l’Antitrust con una megamulta  di 700 miliardi di lire comminata  a 40 imprese (l’80% del mercato assicurativo): “Un vero e proprio “circuito informativo” che ha fatto sì che gli automobilisti pagassero l’assicurazione più cara”.
Gli assicuratori –
spiegò l’Antitrust– hanno stretto illecitamente l’intesa nel ’93, cioè nel periodo immediatamente precedente alla liberalizzazione del settore. Una fase “particolarmente delicata”, proprio “in un momento in cui si sarebbero dovute cogliere le nuove opportunità per uno sviluppo del mercato in senso concorrenziale”.
Con le stesse motivazioni, anche se per un ramo diverso,  l’Autority è intervenuta, in tempi più recenti (settembre 2011), con un’altra mega sanzione di 13 milioni di euro a carico di tre Compagnie: Gerling, Faro, Navale e dell’agenzia plurimandataria Primogest: “per avere attuato dal 2003 alla fine del 2008 un’unica e complessa intesa per spartirsi le varie procedure di affidamento di servizi assicurativi rami Responsabilità Civile Terzi (Rct) e Responsabilità Civile Operatori (Rco), decise da Aziende sanitarie locali e aziende ospedaliere campane”.

Discriminazione… razziale
C’è da stupirsi quindi se, pensando alle Compagnie, mi vengono in mente il gatto e la volpe?
Ma non basta. Ci sono fatti ancora più gravi, molto più gravi, come le conseguenze delle bugie raccontate agli italiani per giustificare gli aumenti. Quelle conseguenze  investirono e investono la Campania e tutto il sud Italia per arrivare a colpire l’intera nazione. 
Per le imprese assicurative Napoli e il Sud sono un vivaio di truffatori tutti dediti ad architettare incidenti falsi o, bene che vada, a guidare senza un minimo di prudenza al punto da creare una quantità enorme di incidenti stradali , magari anche gonfiati .
Da questo radicato convincimento, sono scaturite , come abbiamo detto,  diverse gravissime conseguenze che stanno mettendo in ginocchio l’economia dell’intera “macroregione” del sud che assiste alla chiusura di aziende del settore dell’auto e moto e a tutto l’indotto. Sul piano assicurativo le Assicurazioni hanno determinato:
– rincaro abnorme dei prezzi delle polizze ,
– rifiuto (di fatto) di vendere polizze ,
– chiusura delle agenzie,
– chiusura di centri di liquidazione sinistri
In pratica succede che, tanto per chiarire uno dei punti in elenco, un automobilista napoletano che guida con prudenza, non provoca  mai incidenti e si trova, quindi, in prima classe, paga molto di più di un automobilista piemontese o valdostano altrettanto attento e prudente. Le due “prime classi” non sono uguali. E questo solo per il fatto di essere napoletani piuttosto che piemontesi o valdostani. Ora, anche ammesso per un attimo  che la Campania e tutto il sud siano effettivamente quello che dicono le Compagnie, per i singoli cittadini prudenti e onesti, si tratterebbe di una vera e propria discriminazione razziale sulla quale non potrà non intervenire la commissione europea per i diritti dell’uomo.

Tariffe senza controlli
Provate a rispondere a queste domande:
– quante sono le truffe subite dalle Compagnie?
– Quali cifre le imprese assicurative  hanno dovuto sborsare per pagare sinistri falsi? 
Ovviamente non saprete rispondere, ma il problema grave è che non sanno rispondere nemmeno le Compagnie  salvo riferire una generica percentuale che va da zero a 3%. Eppure è proprio questo dato, mancante o troppo generico, il maggior responsabile dei costi insostenibili delle tariffe Rca,  a Napoli come a Milano o ad Aosta. Il problema vero sono le tariffe Rca: nessuno sa come siano costruite e nessuno controlla niente. Non dico che le Imprese assicurative debbano svelare le loro politiche aziendali, ma in nome della trasparenza dovuta ad un servizio di pubblica utilità com’è la Rca –obbligatoria-, che le Imprese siano almeno obbligate a dichiarare, come per i prodotti alimentari, “gli ingredienti”, cioè le voci che vanno a comporre le tariffe e, quando si tratta di truffe, che siano obbligate ad indicare quelle subite (e denunciate) con cifre assolute e in percentuale . Invece no,  tutto viene lasciato al caso, all’anarchia, al mistero.
E’ questo il vero problema a cui nessuno pensa: non ci pensano le associazione dei consumatori, non ci pensa l’Antitrust e non ci pensa il Governo (ormai parliamo di quello che verrà, quando verrà…)   che non ha ancora varato il disegno di legge che fissa le regole della trasparenza che     -da sole- sarebbero  in grado di fermare il continuo sfibrante assillo annuale e forse illegale dell’aumento dei prezzi.
 
Truffe in europa Le truffe in Europa
Eppure le truffe alle assicurazioni, stenterete a crederci, non sono un fenomeno solo italiano. Anzi   l’Italia, stando al grafico qui accanto (indagine ”Frodi nel settore assicurativo”  di KPMG Advisor S.p.A. 2011) sarebbe solo il fanalino di coda. Dico sarebbe perché, e qui ritorniamo al problema di cui stiamo trattando, in Italia, a differenza di quanto  accade negli altri paesi europei che si sono già attrezzati per combattere veramente il fenomeno, le truffe scoperte e denunciate sono probabilmente solo la punta dell’iceberg. Comunque se tutti i paesi se la devono vedere con le truffe assicurative,  com’è che  è solo l’Italia ad avere le polizze più care d’Europa?  A sentire Vittorio Verdone, direttore auto Ania, sembrerebbe che il responsabile, a parte le cosiddette truffe,  sia “il colpo di frusta” che si presta alla speculazione da parte di medici e avvocati che riescono sempre a gonfiarne il risarcimento. In effetti che un’invalidità temporanea del 100%, per una lesione di pochi giorni, sia decisamente scandalosa è vero, ma non può essere questo il solo motivo delle “rapine” tariffarie  subite dagli italiani. Allora qual è il motivo?

Denunciare le truffe? No, meglio aumentare le tariffe
A scorrere le pagine dell’indagine bipartisan  della KPMG Advisor, l’idea che viene fuori è che le Compagnie italiane, a differenza di quelle europee, non hanno mai fatto niente, non dico per denunciarle, ma nemmeno per difendersi, per opporsi alle truffe. Loro si basano sulle sensazioni…sulle truffe “percepite”. Sentite come conclude la lunga indagine della Kpmg:

”In sintesi, il premio pagato dagli assicurati in Italia è superiore  del 65% rispetto alla media europea. La frequenza dei sinistri in Italia è superiore del 32% rispetto a quanto rilevato in media nei principali paesi europei ed il costo medio della liquidazione dei sinistri si aggira intorno ai 4.000 Euro, il 41% in più rispetto alla media europea. infine l’incidenza dei sinistri con danni alla persona è in assoluto la più elevata in Europa (21,9%), più del doppio rispetto alla media europea. Ciò nonostante in Italia su 100 sinistri solo 3 sono frodi ACCERTATE, contro una media europea che si aggira intorno al 6%.
Tutto questo fa pensare ad un sistema piuttosto “generoso” nella liquidazione dei sinistri e “lasco” nei controlli ai fini dell’accertamento di eventuali frodi.

Quest’ultimo aspetto è imputabile alle difficoltà riscontrate dalle compagnie italiane nell’individuazione e nell’accertamento di sinistri connessi a eventi fraudolenti per la scarsa capacità probatoria nel dimostrare le frodi sospette, dovuta a sistemi e strumenti di controllo ancora inadeguati, soprattutto a livello accentrato.
Emerge, inoltre, che nel panorama internazionale gran parte dei Paesi ha già attivato processi e sistemi di scambio di informazioni tra le compagnie e istituito efficaci organismi di controllo. In Italia, invece, al momento niente di questo avviene. Nel contrasto delle frodi, infatti, l’Ania dal 2005 svolge un debole ruolo di coordinamento perché nella sua attività è limitata dal rispetto dei limiti imposti dalla legge sulla privacy.

Insomma, come abbiamo detto, per le Compagnie torna molto più comodo aumentare le tariffe piuttosto che contrastare le truffe. Di questo è convinta anche la commissione governativa che ha approntato il DDL sulle truffe che, in cambio della legge (che prevede la creazione  di un’Agenzia anti-frode), chiede alle Imprese maggiore trasparenza e, aggiungiamo noi, di non aumentare le tariffe basandosi sulle truffe “percepite” (che per loro supererebbero il 15%), ma solo su quelle denunciate (non superiori al 3%). Dice la Commissione Finanze della Camera nel DDL: ”le Compagnie sono tenute a fornire informazioni sulle frodi ACCERTATE e a DENUNCIARE i sinistri ritenuti sospetti secondo i parametridi significatività desunti dalla banca dati sinistri dell’Isvap

Tariffe Rca: doppia truffa per gli italiani?
Tornando alla composizione delle tariffe create nelle chiuse stanze delle imprese assicurative , va detto che è la totale mancanza di controllo da parte degli organi ministeriali e il vuoto legislativo sulla trasparenza che permette alle Imprese, tra l’altro,  pericolose libertà come quella sulla “riserva sinistri” creativa…
Per chi non lo sapesse, la legge impone alle imprese di creare le cosiddette “riserve sinistri”: somme di danaro, da accantonare ogni anno per pagare sinistri non ancora risarciti.  Una norma giusta a difesa dei consumatori, ma in assenza di controlli nessuno sa, ma il sospetto è fortissimo, se le Imprese assicurative gonfino o meno quelle cifre in modo da portare i bilanci in rosso (specie in tempi in cui il falso in bilancio non è più reato) per giustificare poi gli aumenti del prezzo delle polizze. Aumenti che, accrescendo pesantemente la crisi economica e l’inflazione, non puniscono solo gli automobilisti napoletani , ma tutti gli italiani indistintamente. Se così fosse gli automobilisti sarebbero doppiamente truffati: da cosiddette truffe alle Compagnie (se non  sono denunciate le truffe non esistono) e da bilanci gonfiati.

MO BAST!
Intanto i napoletani, stanchi delle continue e gravi vessazioni subite (il sud è stato pressoché cancellato dall’Italia assicurata) hanno costituito “MoBast!”.  Di questa associazione e delle importanti iniziative che sta portando avanti, parleremo a lungo nei prossimi servizi a cominciare dalla pubblicazione dell’intervista all’avvocato Bozzelli autore della prima denuncia alle Compagnie . Per il momento vi segnalo che 400 iscritti al movimento hanno inoltrato alla Procura della repubblica di Napoli altrettante denunce per il reato di aggiotaggio (art.  501 del Codice penale: “Chiunque al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifici atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato”). Tra i documenti correlati a questo articolo  troverete il testo completo e le motivazioni della denuncia .

Una promessa ai lettori
Nei prossimi numeri di Golem vi presenteremo i protagonisti  di MoBast che ci parleranno delle loro numerose iniziative: audizioni presso la commissione Europea, raccolta di firme, denunce alla Procura della Repubblica, mobilitazione dei cittadini che dimostreranno come le imprese assicurative abbiano creato una situazione insostenibile per il sud e per tutta Italia.
Per questo noi staremo sul problema fino a quando non conosceremo i pareri della Procura della Repubblica napoletana e se, come sarebbe auspicabile, se ne aggiungessero altre, fino a quando non conosceremo le decisioni anche delle altre Procure, ma anche dell’Antitrust e della Commissione europea. Soprattutto staremo sul problema fino a quando non si otterrà un cambiamento di rotta col controllo sulle tariffe e con la successiva riduzione dei prezzi delle polizze.
Associazione Mo Bast!, Tariffe Rc auto, esposto-denuncia
COSTO_MEDIO_DEI_SINISTRI_IN_ITALIA.pdf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *