“Produzione deliberata o simulazione di segni o sintomi fisici o psichici in un’altra persona che è affidata alle cure del soggetto. Tipicamente la vittima è un bambino piccolo e il responsabile è la madre del bambino. La motivazione di tale comportamento viene ritenuta essere il bisogno psicologico di assumere, per interposta persona, il ruolo di malato” In tal modo il DSM IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) definisce la sindrome di Munchhausen per procura, conosciuta come Sindrome di Polle.
Nascita del termine
La prima volta che si parlò di questa sindrome fu nel 1977, la scoperta di tale meccanismo mentale fu fatta dal pediatra Roy Meadow, il quale scriveva sulla rivista Lancet un articolo in cui dichiarava l’esistenza di una “Situazione in cui i genitori, o inventando sintomi e segni che i propri figli non hanno, o procurando loro sintomi e disturbi (per esempio somministrando sostanze dannose), li espongono ad una serie di accertamenti, esami, interventi che finiscono per danneggiarli o addirittura ucciderli” situazione che definì appunto Sindrome di Munchhausen per procura.
Odiernamente questa sindrome è stata estesa anche agli anziani e agli ammalati dipendenti dalle cure altrui. La sindrome di Polle è quindi un disturbo psichico fittizio in cui predominano sintomi fisici indotti in modo costante su di un’altra persona, in modo che questa venga considerata malata o più malata di quello che è già. Per tale motivo anche se in questo articolo parleremo della sindrome di Polle rivolta ai bambini, è importante specificare che quanto verrà detto può essere adattato, con i dovuti accorgimenti, anche alle altre categorie di persone delle quali si è appena parlato.
Caratteristiche
Dieci anni dopo l’articolo apparso su Lancet, la dottoressa Donna Rosemberg elencò i quattro criteri base per riconoscere la sindrome di Polle. Questi furono così descritti: la sindrome del bambino viene provocata o simulata dal genitore o da chi ne fa le veci (in particolare si è stimato essere il 90% delle volte la madre, il restante 10% vede equamente divisa la responsabilità tra il padre e le babysitter o infermiere); il bambino viene continuamente sottoposto a visite mediche prolungate, e ad esami medici e trattamenti (talvolta intrusivi); il responsabile dei sintomi nega di conoscerne la provenienza; se il bambino viene allontanato dal responsabile ha un improvviso miglioramento (tendenzialmente i sintomi scompaiono in ospedale per poi riapparire una volta a casa).
Oltre a questi appena elencati vi sono altri elementi che dovrebbero far sorgere il dubbio di una sindrome di Polle in atto, ovvero constatare che i sintomi dell’ammalato non corrispondono a nessuna malattia conosciuta, notare che il genitore si comporta come fosse un infermiere, o che si rende troppo utile, attivo e zelante; scoprire che il gruppo sanguigno del paziente differisce da quello delle analisi; o verificare che vi è la presenza di medicinali nelle urine al contrario di quanto dichiarato o viceversa: quest’ultimo caso è riscontrabile soprattutto nella sindrome di Polle indotta per incuria. Infatti vedremo che vi sono diversi modi in cui è possibile produrre questa sindrome.
Pratiche messe in atto per l’induzione di sintomi
Per indurre alla sindrome di Munchhausen per procura le pratiche messe in atto sui bambini sono davvero agghiaccianti, spesso si assiste all’avvelenamento tramite veleno per topi, arsenico, sedativi, insulina; altre volte vi è uso inappropriato di oli minerali, lassativi, spezie e persino sovra dosaggio di acqua. Altre volte invece si assiste ad una volontaria privazione di antibiotici o medicinali prescritti dal medico.
Talvolta vi possono essere casi di violenza fisica: tentativi di soffocamento, induzione alla perdita di coscienza, induzione di attacchi epilettici, punzecchiamenti con gli spilli su corpo e viso, lesioni facciali provocate con oggetti contundenti, graffi sul volto con le unghie.
Ovviamente in tutti questi casi i bambini rischiano di ammalarsi realmente, e in più del 10% dei casi si arriva alla morte, ma non per la malattia ipotizzata dal genitore, piuttosto per i suoi abusi chimici e fisici.
Capita spesso che chi procura la sindrome di Munchhausen manipoli gli esami medici, aggiungendo per esempio sangue o feci nelle provette di urina, talvolta facendole ingerire direttamente al bambino. Sono stati documentati anche casi in cui, nell’intento di manipolare gli esami clinici, sono state praticate iniezioni endovena di saliva, batteri vaginali e flora fecale. Altre tecniche per alterare gli esami medici sono l’alterazione volontaria della temperatura corporea, la sostituzione delle provette con quelle di persone realmente malate, o addirittura la falsificazione di lettere di altri medici per documentare la malattia del bambino.
Distinzione per categorie
Detto questo si possono distinguere tre metodi base per indurre i bambini ad ammalarsi: l’incuria, la discuria e l’ipercuria.
L’incuria si verifica quando i genitori (o comunque i responsabili) del bambino non forniscono cure adeguate: non lo curano come dovrebbero (nel caso si tratti di bambino ammalato); non lo nutrono a sufficienza; non lo proteggono dai pericoli; creano un ambiente malsano; non lo puliscono in modo consono; non lo vestono adeguatamente; non si occupano di lui a livello affettivo ed emotivo.
La discuria si verifica quando vengono effettuate cure inappropriate al bambino, spesso non adeguate alla sua età o ai suoi malanni. Sono esempi di discuria la precocizzazione del bambino, attraverso la richiesta di prestazioni non congrue alla sua giovane età; o nel caso contrario l’iperprotettività, ovvero le eccesive attenzioni e l’eccessiva infantilizzazione del bambino, il cui scopo è impedirgli i passi verso l’indipendenza e il distacco. Nel caso si parli di un bambino malato, un altro modo in cui si verifica la discuria è la somministrazione di cure sbagliate rispetto a quelle necessarie.
L’ipercuria è inveceil caso in cuil’accudito viene eccessivamente curato, talvolta tenuto in una finta situazione di malattia per poter continuare a perpetuare questa sovrabbondanza di cure.
Sarà chiaro al lettore che queste tre categorie possono intersecarsi tra loro, in particolare è possibile alternarle in fasi sequenziali così che l’una fornisca la condizione per mettere in atto l’altra, ad esempio incurare o curare male il bambino può servire a portare verso un’eccessiva dose di cure. Ma il fatto che si propenda più verso un tipo, può portare a conseguenze differenti.
Conseguenze
I bambini che subiscono la sindrome di Munchhausen per procura, o che l’hanno subita (si noti che i sintomi possono manifestarsi anche a distanza di anni) possono riportare sia sintomi fisici che psicologici, tra quelli fisici vi sono ovviamente quelli consequenziali ai trattamenti subiti, saranno quindi possibili danni agli organi interni, infezioni e traumi fisici.
E’ molto probabile che si verifichi un’incapacità nel distinguere le proprie sensazioni corporee, con tutto quello che ne può derivare: non capire se si sta male, se si ha fame, se si ha sete, se si è emozionati.
Per quanto riguarda i danni psicologici si possono notare i sintomi tipici di un disturbo post traumatico da stress, quindi incubi, depressione, ansia e consueta fobia per gli ospedali.
Frequenti sono i problemi di tipo comportamentale (in particolare tipico è lo sviluppo dell’aggressività), emotivi e sociali (ad esempio sviluppo di comportamenti devianti). Spesso tali problemi derivano dai ritardi nell’apprendimento e nella concentrazione causati dalla sindrome di Munchhausen per procura.
Infatti, nel caso in cui il bambino abbia subito soprattutto incuria, può sviluppare ritardo psicomotorio e del linguaggio, oltre a diverse insufficienze mentali.
Nel caso abbia subito soprattutto discuria con l’intento di frenarne la crescita, oltre al rischio di un ritardo nello sviluppo psicomotorio e del linguaggio, il bambino potrebbe essere carente nell’acquisizione dell’autonomia e presentare un’elevata immaturità globale. Mentre nel caso in cui la discuria sia stata fatta con l’intento di adultizzarlo, potrebbe sviluppare uno sviluppo psicomotorio e del linguaggio troppo precoce rispetto all’età e un comportamento connotato da atteggiamenti negativamente adultoformi.
Una follia a due anzi a tre
Capita spesso che genitore e bambino si trovino immersi in un circolo vizioso, ovvero il genitore cerca di tenere nella condizione di malato il figlio, e questi si affezioni al ruolo dell’ammalato perché trae attenzioni e cure, occupando il centro di interesse.
A tale quadro può inoltre aggiungersi un terzo elemento, ovvero l’altro genitore, che invece di interrompere il circolo vizioso trova in esso una sorta di equilibrio della sua posizione, la quale resta defilata il più delle volte, ma comunque coinvolta dalle attenzioni esterne di amici e parenti preoccupati. E’ spesso capitato addirittura che padri ai quali veniva resa nota una sindrome di Polle, prendessero le difese della moglie arrivando ad aiutarla nelle sue manipolazioni.
E allora che fare?
Cosa fare
Il primo passo è sicuramente quello di creare informazione: in mancanza, si rischia non solo di trovare un complice nel partner, ma anche – ed è ben più grave – negli ignari medici curanti. Produrre informazioni su questa sindrome può evitare invece che questi cadano nella trappola sapientemente costruita dai genitori.
E’ comunque ovvio che genitori impegnati nell’attività di ammalare i figli presentino problemi di personalità da non sottovalutare. Indipendentemente dalla comprensione psicologica che ad essi si può riservare, giusto diventa l’ausilio della legge per correggere taluni comportamenti. Essi infatti sono da considerarsi dei veri e propri abusi chimici e batteriologici ai danni sui bambini.
Sottotipo
Un inquietante sottotipo della sindrome di Munchhausenh per procura, è la Sindrome di Munchhausen per procura seriale, ovvero il ripetersi degli stessi meccanismi su più figli o più assistiti (nel caso di infermiere e babysitter).
Quando si parla di un genitore procuratore della sindrome, questa di rado viene perpetrata su tutti i figli contemporaneamente, è più probabile che venga messa in atto su un figlio alla volta, al quale si procureranno gli stessi sintomi del precedente, negli stessi modi e alla stessa età.
Per quanta riguarda le infermiere, un famoso caso di sindrome di Polle seriale fu quella che vide come protagonista Beverley Gail Allitt “l’angelo della morte”. Ma di questa storia e di altri casi famosi parleremo nel prossimo articolo, in cui cercheremo anche di capire quali motivi possano indurre a provocare tanto dolore. (fine seconda parte – continua)