Invenzione infantile degli allievi della scuola svedese “Edens Skola” di Hoor, un comune di 1500 abitanti, l’orsetto come la fiamma olimpica portata dai teodofori, ha iniziato nel 2002 una sua singolare staffetta, girando il mondo e passando di mano in mano di viaggiatore in viaggiatore (adulto o bambino), vestito con un pulloverino a righe bianche e blu fatto a mano e una salopette. Porta con sé un zainetto contenente un passaporto, una breve presentazione, una macchina fotografica usa e getta con preghiera di fare foto, un libretto-diario su cui ogni viaggiatore può annotare informazioni sul suo incontro con Jalle. Chiamato in Italia “Orsetto Giramondo” ha iniziato l’avventura il 26 giugno 2002 quando incontra la giornalista inviata di Mediaset, Mimosa Martini, partita per una vacanza al Polo Nord. Qui Mimosa incontra l’equipaggio della nave che porta i turisti al circolo polare. Sono loro che passano l’orsetto alla giornalista: “i bambini della scuola hanno deciso farlo viaggiare, portalo con te in Italia”. E certo lì al Polo, Jalle si sentiva a casa, tanto che non è mancata la foto su un iceberg e annotazione sul diario: «Oggi ho passato il circolo polare. Così sono diventato un vero orso polare». Ha poi anche fatto una foto a Barentsburg, insediamento minerario russo nelle isole Svalbard sulla statua di Lenin. Finito il viaggio nella terra natìa parte con la giornalista in Italia. Finite le vacanze, arrivato il momento di rientrare a scuola Mimosa ha scritto una lettera agli scolari chiedendo il permesso di poterlo iniziare al mestiere del giornalista “inviato”, a patto di non perdere di vista la missione: raccogliere nel diario informazioni di viaggio e farsi portatore ovunque andasse dell’intensità, la vaghezza, e la potenza del sogno infantile. Così, rigorosamente, e soprattutto senza bisogno di spiegazioni, proprio come i bambini e gli animali che danno per scontate le cose meno probabili: “Tutti nel vederlo si fermavano spontaneamente a carezzarlo o gli facevano regali. Alla fine avevo abiti di ricambio, messaggi, giochi, medicine. E tutti lo hanno sempre preso incredibilmente sul serio” dice Mimosa.

Una curiosità infantile
Jalle è allora il vero medium per raccontare il sogno, senza alcuna manipolazione industriale: non è un desiderio confezionato da altri. Domanda solo di essere riconosciuto come incarnazione della curiosità infantile, che si tramanda proprio in questo passaggio di mano in mano, di viaggiatore in viaggiatore che si prende per un po’ di tempo cura di lui con l’unico fine di continuare a farlo essere liberamente un sogno, e con la consapevolezza di non doverlo né trattenere, né possedere, né controllare ma appunto lasciarlo andare al suo essere. Che è senza frontiere appunto. Così anche le fattezze dell’orsetto, goffe e senza retorica, restituiscono l’ indefinito che ciascuno completa a modo suo.
Una volta in Italia, Jalle segue Mimosa ovunque: in montagna a sciare, sulla spiaggia, in gita, in redazione,   ma soprattutto in viaggio di lavoro. Così eccolo anche a New York, Ground Zero, dove l’ hanno abbracciato in tanti, compresi pompieri e poliziotti con i quali si è fatto fotografare. O in viaggio a Londra, quando il comandante dell’aereo l’ha voluto in cabina. E poi da Harrod’s in mezzo agli altri orsetti. Anche la psicoterapeuta Luana De Vita quando Jalle era in Italia si appassiona all’idea. Propone così al quotidiano il Messaggero di raccontare questa storia. Il caporedattore accetta con entusiasmo. Del resto era un collezionista di orsetti. Così Jalle ha conquistato anche il suo spazio in prima pagina nel quotidiano romano diventando una piccola star della capitale. E tutta la direzione del giornale volle farsi fotografare con lui.

Dall’Italia alla Danimarca
Finita la parentesi da orsetto-inviato era giunto il momento di tornare a scuola. Così le Poste Italiane si fecero interamente carico del rientro di Jalle in Svezia. Mimosa gli aveva preparato la sua valigia con i doni raccolti in viaggio e il diario che nel frattempo era diventato un libro. Accolto in patria come una star, e invitato come testimone in tutte le trasmissioni Jalle ha ripreso posto nella scuola.
Passati alcuni anni, qualcuno deve aver deciso di rimetterlo in viaggio e di riprendere la sua attività di giornalista inviato e di raggiungere nuovamente l’amica italiana Mimosa.
Ricomincia il passaggio di mano in mano. Arriva a Copenaghen. Qui un quotidiano racconta la sua storia e la volontà di ritrovare Mimosa. Ma i giornalisti non l’ avvertono, così la giornalista scopre solo a cose fatte che Jalle era in viaggio alla sua ricerca.
Si interrompe la storia e le ultime notizie su Jalle risalgono il 3 gennaio 2011 quando una ragazza danese che ha passato un mese presso una famiglia di Catania rientra in patria e all’aeroporto consegna l’orsetto a qualcuno con la preghiera di farlo arrivare a Roma. Da allora si sono perse le tracce.
Si aprono le ipotesi: è nella casa di qualche bambino, di qualche adulto che vuole imprigionarlo, è forse alla dogana, o è finito in una discarica. Jalle non merita questa fine. Chi lo avesse visto e non lo comunica, o chi lo trattiene, deve sapere che sta imprigionando i sogni dell’infanzia.

 

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