Adolescenti e comportamenti a rischio, ovvero quei comportamenti dei giovani che mettono in gioco la loro incolumità: l’uso di droghe, la guida spericolata, la pratica di sport estremi senza un’adeguata preparazione o esperienza, atteggiamenti al limite della legalità.
Perché gli adolescenti hanno la tendenza a mettere in atto questo tipo di comportamenti?

Il rito di passaggio
Inquadrando l’adolescenza nella vita di un uomo possiamo provare a comprendere cosa, in questo periodo, spinga a comportamenti rischiosi.
L’adolescenza è il momento di passaggio tra l’essere bambino e il divenire uomo, l’adolescente sa che dovrà abbandonare le attenzioni dei genitori per imparare ad essere indipendente e autonomo.
E’ un periodo lungo, nel corso del quale il ragazzo deve trovare e sperimentare diverse identità prima di comprendere chi è, e successivamente imparare ad essere ciò in cui ha deciso di identificarsi. E’ quasi come reimparare a camminare, ma in modo differente, senza più una mano pronta a raccogliere dopo una brusca caduta. E’ quasi come reimparare a comportarsi, dove l’occhio del genitore non basta più per sentirsi sicuri. E’ quasi come reimparare a parlare con nuovi simboli e significati differenti da quelli della casa paterna. E’ un momento di nuove scoperte, nuove funzionalità, nuovi doveri e responsabilità.
Questo periodo di transizione prevedeva nelle epoche passate rituali e prove costruite appositamente allo scopo. Affrontanti tali riti di passaggio il ragazzo sentiva di essere divenuto finalmente uomo, niente poteva contraddire questo suo essere divenuto tale. Oggi sono poche le culture che prevedono ancora questi riti, e lì dove siano venuti a mancare l’adolescente ha sentito il bisogno di ricostruirli da sé.
Sì, perché l’adolescente sente il bisogno di potersi finalmente definire uomo, ma non essendo ancora realmente maturo, capita che scelga dei riti impropri, inadeguati a farlo diventare un adulto riconosciuto dagli altri adulti. In particolare, soprattutto, si orienta su comportamenti considerati “da grandi” esclusivamente dai suoi pari.
Quindi dal rito di passaggio per divenire adulti, si è passati al rito di passaggio per essere accettati dal proprio gruppo di adolescenti, condizione che non solo ha portato l’adolescente a inventare dei pericolosi riti, ma lo ha maggiormente relegato nel suo stato di adolescente, talvolta eterno. E’ infatti in tali nuovi rituali che trova spiegazione la nuova adolescenza protratta ormai all’infinito per molti uomini e donne.

La ricerca dell’autonomia
Legato al rito di passaggio per divenire adulto vi è nell’adolescente il bisogno di rendersi indipendente perché solo in tal modo sente di potersi definire uomo. Nasce in lui, e diviene sempre più forte, il desiderio di mettersi alla prova e di sperimentare la propria autonomia, facendo da solo le proprie scelte e decidendo da solo cosa fare della sua vita.
Spesso i comportamenti messi in atto con l’obiettivo dell’autonomia divengono rischiosi perché guidati dall’immaturità. Ad esempio l’avere rapporti sessuali promiscui o senza protezione. Capita che il comportamento non sia rischioso di per sé, ma lo diventi per l’immaturità con la quale lo si mette in atto.
Altre volte in questa ricerca di autonomia l’adolescente sente il bisogno concreto e tangibile di differenziarsi dai genitori o addirittura di opporsi totalmente a loro, perché solo in tal modo percepisce l’allontanamento di cui ha bisogno per sentirsi finalmente indipendente.
Spesso tale decisione si accompagna a comportamenti a rischio proprio perché oppositivi all’insegnamento dei genitori. Oltretutto comportamenti pericolosi e potenzialmente disapprovati dai genitori rassicurano l’adolescente che in questo modo è certo di aver compiuto la propria scelta in totale autonomia. In realtà però mentre è probabile che questi comportamenti siano la prova dell’indipendenza dal pensiero genitoriale, spesso non si può dire che vi sia la stessa autonomia dal gruppo dei pari.

Emulare e superare
E così non di rado l’adolescente adotta comportamenti pericolosi per imitare il gruppo di pari, per sentirsi parte di qualcosa, perché questi lo accettino e lo vedano come “grande”.
Del resto egli scopre ben presto che riesce a fare più colpo sia sugli amici che sull’altro sesso se si dimostra spericolato e quindi indipendente dal mondo degli adulti.
Quanto appena detto potrebbe sembrare in conflitto con il bisogno del rito di passaggio per entrare nel mondo degli adulti, ma non è così. L’adolescente vuole dimostrarsi indipendente dagli adulti, criticando i loro insegnamenti in quanto ha la sensazione che questi cerchino di frenarlo, nel segreto intento di relegarlo ad eterno bambino negandogli la possibilità di mettere in atto i riti di passaggio.
Al contrario i suoi pari lo fanno sentire adulto guardandolo come “uomo vissuto”, grazie ai comportamenti a rischio, accettandolo nel loro gruppo di “piccoli uomini (e donne) vissuti”.
Esattamente come sente il bisogno di appartenenza, sente il bisogno di distinguersi e in tal modo affermarsi all’interno del suo stesso gruppo. Inizia così una sorta di gara in cui gli adolescenti si imitano ma al tempo stesso cercano di superarsi l’un l’altro: è chiaro che in tal modo si può arrivare ad un progressivo incremento dei comportamenti a rischio.

Mettersi alla prova
Inizia così un eterno mettersi alla prova: l’adolescente ha paura, ma vuole superarla, perché ha la sensazione di essere l’unico a provare tale paura e ciò crea in lui vergogna, soprattutto di fronte ai suoi pari dall’apparenza adulta e spavalda. Avere paura di qualcosa vuol dire, secondo lui, essere pauroso in tutto: è una vergogna spesso insopportabile, che lo induce a dover dimostrare il contrario e spesso per superare dentro di sé l’ onta di una paura nascosta, l’adolescente mette in atto più volte lo stesso comportamento rischioso finché non si libera del tutto della sensazione di paura che lo accompagna.
Ma in realtà non sa, non vede, che anche i suoi amici più impavidi nascondono paura dentro di loro, perché di questa non si parla: per i giovani, spesso, sono solo i deboli a parlare delle loro paure. Ciò che per loro importa è dimostrare di non averne, esattamente come “mamma e papà” dimostravano a loro quando erano bambini: genitori impavidi e senza alcuna incertezza, o che vogliono dimostrare ai loro figli di essere tali, cresceranno ragazzi che cercheranno di mettersi continuamente alla prova, spesso assumendo proprio comportamenti a rischio. Niente può mettere alla prova il coraggio più della trasgressione.

Trasgressione, sperimentazione e fuga
La trasgressione dalle regole genitoriali, o dalle leggi e norme sociali, per antonomasia è un comportamento a rischio. Trasgredire per l’adolescente non solo vuol dire dimostrare di non aver paura, ma assume il duplice significato di dimostrare a se stesso e agli altri la propria totale autonomia e indipendenza rispetto alle regole genitoriali, al punto tale da poter disubbidire completamente ad esse. In tal modo realizza il suo desiderio di sentirsi adulto e quindi di agire come tale potendo prendere autonomamente le proprie decisioni.
Ma la trasgressione è spesso anche qualcosa di eccitante e divertente e se fatta con prudenza può realmente aiutarlo a crescere e a sperimentarsi. Ovviamente lì dove essa comporti continui eccessi, la sperimentazione di sé e la scoperta di nuove emozioni diventano terreno molto fertile per i comportamenti a rischio. Talvolta questa ricerca di se stessi viene esagerata soprattutto se è connessa ad una fuga da se stessi o dall’ambiente familiare vissuto come doloroso o mutilante.

Riti di passaggio in cui l’adolescente ricerca la propria autonomia, emulando e superando i comportamenti dei suoi pari, mettendosi alla prova per vincere le proprie paure e sperimentare se stesso fino ad arrivare a trasgredire e poi fuggire, ecco cosa induce l’adolescente a trasgredire.

Se fossimo noi ad assegnargli compiti che lo facciano sentire indipendente e autonomo, evitando che arrivi a pericolosi comportamenti di emulazione a catena con i suoi amici, ma al tempo stesso accompagnandolo nell’affrontare le sue paure mentre sperimenta se stesso, lasciando quindi che di tanto in tanto trasgredisca, si potrebbe evitare una sua totale fuga nei comportamenti a rischio. Ma di questo parleremo nel prossimo articolo. (fine prima parte – continua)

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