La “proposta shock” di Berlusconi, in merito alla restituzione dell’IMU versata nel 2012, ha scatenato una sorta di “escalation fiscale” tra gli altri candidati, ancora incerti sulle contromisure da prendere, ma comunque convinti che le promesse sulle tasse siano un’arma potente per raccogliere consensi.
L’evoluzione del dibattito comporta dunque un parallelo adeguamento dei programmi, che vengono integrati soprattutto attraverso documenti collaterali. A questo punto, tuttavia, gli approfondimenti in atto non possono certo stravolgere tendenze ormai assodate, costruite peraltro fuori dal periodo elettorale e quindi maggiormente attendibili, non essendo influenzate dalla psicosi dell’ultimo voto. In quest’ottica, la lettura dei programmi rimane uno dei pochi strumenti per una valutazione obiettiva degli intenti da parte del cittadino.
Al di fuori delle tematiche economiche che dominano la scena, ci sono altre questioni per le quali gli italiani hanno dimostrato di nutrire storicamente un notevole interesse: la questione ambientale rappresenta senza dubbio una di queste. L’ambiente, in tutte le sue declinazioni, non è più da tempo considerato una preoccupazione esclusiva di gruppi specifici, ma coinvolge diversi settori della nostra società, dall’industria alla salute passando per l’occupazione, come dimostra il recente caso dell’Ilva di Taranto, in cui le diverse prospettive hanno trovato un tragico punto d’incontro. La sensibilità nei confronti delle politiche ambientali, in costante aumento da diversi anni, è un fattore di cui la classe dirigente deve tener conto, in quanto i cittadini chiedono con crescente vigore di poter vivere in città sempre meno inquinate, in territori più sicuri sotto il profilo idrogeologico, in contesti più salubri. Il rispetto dell’ambiente, inoltre, diventa sempre più attraente nel momento in cui si sposa con le necessità di rilancio dell’economia: la “green economy”, attraverso concetti quali la sostenibilità ed il risparmio energetico, è generalmente indicata come un potente volano per la crescita e l’occupazione. La politica ha dunque un notevole interesse nel catalizzare l’attenzione sul settore ambientale, le cui potenzialità inespresse potrebbero attirare un buon numero di elettori.
Nel proprio programma, il Partito Democratico non affronta il tema ambientale in modo specifico, lasciando tuttavia intravedere un’attenzione verso la sostenibilità nell’ambito del settore industriale e del risparmio energetico. Osservando i documenti collegati, si riscontra la presenza di un forum sulla “green economy”: al centro rimane dunque la questione occupazionale, in quanto la diffusione di pratiche sostenibili dovrebbe comportare la creazione di nuove opportunità lavorative. Il PD, nel contesto del rafforzamento della legalità, propone inoltre pene più severe per i reati ambientali. L’ambiente gode invece di grane risalto nel programma di SEL, il secondo partito della coalizione di centro-sinistra, attraverso la predisposizione di un paragrafo ad hoc. Il Governatore Vendola punta il dito contro le emissioni dei gas serra, ribadendo la piena condivisione degli obiettivi di riduzione imposti a livello comunitario attraverso la strategia Europa 2020. Una forte critica è rivolta verso le grandi opere promosse dal governo Berlusconi, proponendo di utilizzare i fondi per l’adeguamento idrogeologico del territorio nazionale, troppo spesso sconvolto da disastri evitabili quali frane ed allagamenti. SEL rimarca inoltre la propria contrarietà rispetto ad un ritorno all’energia nucleare, dichiarando di voler incrementare fortemente la quota di energia prodotta tramite le rinnovabili.
Il Popolo delle Libertà presenta un capitolo sul tema ambientale tanto ambizioso quanto generico. Tra i numerosi contenuti emergono il riassetto idrogeologico e la realizzazione dei cicli integrati per lo smaltimento dei rifiuti a livello regionale, insieme allo sviluppo delle fonti rinnovabili e della mobilità sostenibile. Come in tutti i settori, il PDL propone sgravi fiscali per incentivare sia la valorizzazione del sistema dei parchi sia per sviluppare le cosiddette “smart cities”, le città intelligenti. Gli interventi non vengono descritti nello specifico, tuttavia sorgono inevitabilmente molti dubbi rispetto alla mole di investimenti pubblici che servirebbero per compiere tali opere, soprattutto in una fase restrittiva di bilancio. Non viene toccato il tema delle emissioni di gas serra, tralasciando le problematiche relative alla connessione tra industria ed ambiente, affrontate invece dalla Lega, che propone in tal senso un rafforzamento dei meccanismi di monitoraggio e la promozione a livello locale delle energie rinnovabili. Il partito di Maroni focalizza l’attenzione soprattutto sullo smaltimento dei rifiuti, per cui ogni regione deve essere completamente autosufficiente.
La riduzione delle emissioni, strettamente connessa al risparmio energetico, è invece al centro della proposta ambientale del Movimento 5 Stelle, che espone in modo estremamente dettagliato le misure da intraprendere per raggiungere l’obiettivo. In particolare il movimento propone l’applicazione in toto della legge sulla certificazione energetica degli edifici, imponendo al tempo stesso un riduzione dei consumi del 10% in cinque anni per le strutture pubbliche e l’applicazione della normativa europea relativa ai pagamenti al consumo del riscaldamento condominiale. Un altro punto importante concerne l’incremento di efficienza delle attuali centrali termoelettriche, oltre all’introduzione di incentivi per l’installazione di impianti rinnovabili, anche attraverso la possibilità di rivendere l’energia prodotta in modo autonomo. Per quanto riguarda le grandi opere, in particolare la Tav in Val di Susa ed il ponte sullo Stretto, il programma del M5S è in linea con quello proposto da Rivoluzione Civile, che punta anche sulle opportunità occupazionali relative all’efficienza energetica, al pari del PD.
Anche l’Agenda Monti, programma di Scelta Civica, si occupa di ambiente soprattutto in termini di crescita sostenibile. Una certa attenzione è rivolta al tema dei rifiuti, per cui occorre potenziare la percentuale di raccolta differenziata e riciclo, in grado di attivare un circuito produttivo benefico per l’economia. Sul piano delle emissioni, il premier uscente propone la predisposizione di una nuova strategia energetica nazionale, in grado di rivedere il sistema produttivo in chiave “verde”. Interessante la proposta di introdurre lo strumento del “dibattito pubblico”, utilizzato in altri Paesi europei, in materia di costruzione di impianti (discariche, termovalorizzatori, centrali), al fine di coinvolgere i cittadini nel meccanismo decisionale. Il movimento di Giannino, Fare, implementa invece la propria visione liberale anche nel settore ambientale, proponendo una serie di liberalizzazioni per affidare al libero mercato i servizi di raccolta e riciclo dei rifiuti, nonché una forte semplificazione normativa in materia di controlli ed autorizzazioni.