Achim Schütz ha vinto la lotteria. La vocazione al denaro lo ha spinto a indossare l’abito talare per poi dedicarsi agli studi di aria fritta escatologica, con specializzazione in scie chimiche esoteriche.
Superato l’esame di tresette col risorto, nel 2003 diventa docente di teologia fondamentale e dogmatica presso la Pontificia Università Lateranense con una tesi sulla superiorità economica del cattolicesimo. In seguito ad approfonditi studi, nello stesso anno viene a sapere che l’Italia è l’unico paese dove esiste un edificio religioso all’interno di una istituzione pubblica. Manda il curriculum e il gioco è fatto.
Il sacerdote tedesco diventa così il parroco della cappella nel palazzo della Regione Lazio o, come specifica il sito dell’ateneo clericale, è “responsabile della cura pastorale presso quell’ente”. Ad accoglierlo con una pioggia di banconote è l’allora presidente Francesco Storace, che sente la necessità di avere un prete nella giunta regionale.
Il giovane Achim, appena trentaquattrenne, torna a casa e conta gli spicci, che ammontano a 12.500 euro annui, offerte escluse. Dopo un po’ i buoni pasto, l’autista e i rimborsi spese non bastano più e grazie al devoto Piero Marrazzo lo stipendio viene raddoppiato. Passa il tempo e padre Schütz è costretto a lavorare per 7 ore e un minuto al mese per garantirsi un salario appena sufficiente a fare benzina a una Ferrari targata Vaticano.
A sgombrare i dubbi sulla estrema utilità del suo ruolo giunge infine Renata Polverini, che conferma la cifra nonostante la cassa sia in profondo rosso. In questi 10 anni un buffone vestito di nero ha impartito una lezione di finanza cristiana alla Regione Lazio, percependo il massimo introito a fronte del minimo impegno. La morale è: tutti preti, coi soldi degli altri.