Proprio mentre il giorno 19 gennaio andava finendo, il Sole entrava nel Segno dell’Acquario. E, diciamolo subito, non si tratta di un Segno d’Acqua, bensì di un Segno che fa capo all’Elemento Aria.

Vero è, peraltro, che in greco il nome della costellazione corrispondente era chiamata Ydrochoos, cui corrisponde il latino Aquarius che, come nome comune, significa portatore d’Acqua; e anche indicava il magistrato preposto al servizio delle acque pubbliche. Né manca, ancora in latino, l’uso dei termini Urna, Amphora, Aqua. E può ricordarsi come, nell’astrologia indiana, il Segno in questione sia detto Kumbha, cioè vaso. Del resto, presso i Babilonesi si parlava di Gu-la, cioè “il Magnifico”, colui che versa, che dispensa la gioia e l’abbondanza, divinità maschile che incarnava il potere purificatore e rigeneratore dell’Acqua. Onde acquee possono anche vedersi nel glifo che rappresenta il Segno: due onde sovrapposte. E però, con riferimento alla “modernità” dell’Acquario, vi si vedono, secondo alcuni, onde “elettriche”, onde d’energia che solcano lo spazio. Quello spazio cosmico rappresentato da Urano, il dio-pianeta che è stato posto al governo del Segno. Ma cosa ci narra il mito?

E’ pesante la grossa anfora nelle braccia del giovinetto Ganimede. Contiene divino nettare, bevanda d’immortalità. E lui, Ganimede, ne mesce agli dei, mentre questi banchettano sull’Olimpo. La fatica arrossa il suo volto, qualche goccia di sudore imperla la sua fronte tra i riccioli scarmigliati. Quanto è bello, quanto piace a Zeus quel soave fanciullo! E’ per questo che lo ha rapito… Segue sui monti le greggi del padre Troo, l’adolescente Ganimede, ritenuto il più bello tra i mortali. E’ un pomeriggio come tanti. Il sole non è calato; è tiepido. Ma all’improvviso un’ombra lo oscura. E’ una grande, immensa aquila che, ad ali spiegate, sta planando verso il ragazzo. Questione d’un attimo e lo ghermisce coi suoi artigli d’acciaio, s’innalza, si allontana nell’azzurro. Il volo non è lungo: il rapace si posa sulla sommità dell’Olimpo. E là – meraviglia! – muta d’aspetto e si mostra per chi è veramente: il sommo Zeus che dichiara il suo amore al fanciullo. Facile capire come Era, sposa legittima del signore degli dei, vada su tutte le furie: – Non solo mi tradisce spesso e volentieri; non solo mi tradisce con donne e donnacce d’ogni genere; ora anche con un ragazzotto! – Ma pronta è la risposta di Zeus: – Ma no, cara, no. E’ solo il nuovo coppiere… – E così Ganimede viene a sostituire Ebe nel servir da bere agli dei in convito. E la sua immagine è posta da Zeus in cielo come portatore d’anfora, come Acquario. E, in vicinanza, è collocata l’immagine dell’Aquila rapitrice.

Nettare divino contiene l’anfora di Ganimede; elisir di giovinezza e di immortalità, aqua vitae. Coppa di miele, Kumbha Mela. Ma la coppa è, simbolicamente, un cuore. Non è forse il cuore una vivente coppa piena di sangue? E se il cuore è Sacro Cuore, il sangue che contiene è preziosissimo, salvifico, rigeneratore. Coppa del Santo Graal. Vaso dall’inestimabile contenuto; canopo: il vaso che conteneva, nell’antico Egitto, le viscere nobili (cuore, fegato) del defunto imbalsamato; urna cineraria etrusca. Ma anche è, Canopo, un nocchiero di Menelao che, di ritorno da Troia, morso da un serpente, muore sul delta del Nilo; Nilo la cui acqua, portatrice di limo, è quanto mai feconda. E Canopo è da molti richiamato come personaggio dell’Acquario. Continuando a rammentare anfore, vanno richiamate quelle contenenti acqua mutata da qualcuno in vino, durante una festa di nozze a Cana.

Vaso, vasello, vascello, barca, arca. L’arca nella quale sfugge al diluvio il giusto Deucalione – altra figura acquariana – con la moglie Pirra. E ai due, unici sopravvissuti, Zeus ordina di gettarsi dietro alle spalle le ossa della loro madre. – Ma le nostre madri sono morte da tempo! – Però, ecco, l’illuminazione: la Terra è la madre; e le sue ossa sono le pietre. E uomini nascono dalle pietre gettate da Deucalione; e donne dalle pietre gettate da Pirra. Si ripopola il mondo.

Mette infine conto richiamare, brevemente, l’Era dell’Acquario, presentata da teosofi ed “esoteristi” come epoca paradisiaca di pace, fratellanza universale, libertà, tutto frammischiato in un indistinto calderone di stampo New Age. E però, se in effetti può collegarsi all’Acquario il mito d’Aria della Libertà (ai Gemelli quello della Fratellanza e alla Bilancia quello dell’Uguaglianza), l’Era o Età dell’Acquario viene anche avvertita, da altri, come l’ultima parte del Kali Yuga, dell’Età Oscura di cui parla la Tradizione indù; un’epoca di disordine, di anarchia, di confusione.

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