Pantumas, in sardo, significa fantasmi ed è appunto un fantasma il protagonista di questo libro. Siamo nell’anno 1964 a Chentupedes, un paesino dell’entroterra barbaricino, fondato nel 1392 da una cinquantina di anime, ovvero cento piedi, come recita il nome dell’abitato.

Qui, dal giorno della fondazione esiste una tradizione che non è mai venuta meno: a Chentupedes si muore sempre in coppia “nello stesso giorno e nella stessa ora.
Di ferro, di peste, di colica o fulmine, poco contava.
Si poteva essere amici o nemici, l’importante era morire insieme, per farsi coraggio nel viaggio tra le tenebre e presentarsi per mano di fronte al Padre Grande”.
Sono soprattutto gli innamorati a morire insieme, ma non è successo così per Lisandru Niala che se n’è andato, mentre sua moglie Rosalia Lutzeri è rimasta in vita e ha pregato ogni giorno che Lisandru tornasse a prenderla e a portarla con sé.
E Lisandru torna, dopo un anno, nella notte dei Morti: “Le scarpe nere lucide comprate per il funerale erano ancora nuove, la coppola di velluto rigato appena deformata nella visiera, il vestito un poco stramato nell’orlo dei calzoni”.
Lisandru porta con sé anche quattro bobine cinematografiche, che contengono la storia della sua vita e che devono essere guardate da amici e parenti prima che Lisandru e Rosalia possano morire insieme: “Pantumas: pezzi di vita segreta rubati a Lisandru Niala, da restituirgli solo dopo la resurrezione” recita il titolo del film.
La famiglia si riunisce e nell’arco di una notte, tra vino e lacrime, vede scorrere sul muro intonacato di casa la vita di Lisandru, fatta di fatica, lavoro e onore.
Un’esistenza fatta di pochi momenti piacevoli, di tradimenti, sanguinose vendette e di qualche segreto che sarebbe stato meglio non rivelare. Mentre scorre il film della sua vita, Lisandru da vecchio torna giovane, fino a diventare un neonato “leggero come un’ostia” nelle braccia di sua moglie.
Le storie si intrecciano, sempre nuovi personaggi appaiono sullo schermo e le vicende di ognuno si fondono fino a diventare il racconto corale di Chentupedes, un posto dove un tempo l’amore coniugale aveva un valore immenso, dove le leggi non scritte governavano la vita di tutti e dove, come spesso capita, si stava meglio quando si stava peggio.

 

Salvatore Niffoi, nato a Orani, in Sardegna, nel 1950, è stato a lungo insegnante alle scuole medie. Il suo primo romanzo Collodoro è del 1997; a questo seguono alcuni successi pubblicati da Adelphi, come La Leggenda di Redenta Tiria, che lo fa conoscere e apprezzare, e La vedova scalza, che vince il Premio Campiello nel 2006. Pantumas è il suo primo romanzo pubblicato dalla casa editrice Feltrinelli. Anche in quest’ultimo lavoro la prosa di Niffoi si caratterizza per la commistione tra lingua italiana e sarda.

Pantumas
Salvatore Niffoi
Feltrinelli 2012, pp. 171, 16 euro.

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