Negozi vuoti e consumi in picchiata. Gli italiani disertano i saldi ma non rinunciano agli acquisti tra le mura domestiche. Specialmente se a proporre la merce è un amico o un vicino di casa.

A prescindere dalla cause, il settore delle vendite a domicilio non solo gode di ottima salute, ma si conferma persino in grado di generare occupazione. Il totale delle vendite dirette in Italia, infatti, è pari a 2.422.000.000 di euro secondo i dati ufficiali resi noti dal WFDSA ( World Federation of Direct Selling Associations) un’organizzazione che rappresenta a livello globale il settore in qualità di federazione delle associazioni nazionali di categoria.

Nel dettaglio, nel nostro Paese, le vendite delle dieci aziende radunate sotto l’associazione di categoria Univendita è di 1.117.330.000 euro pari al 46,2% sul totale. A seguire, le 37 aziende rappresentate dall’altra associazione più importante del settore, Avedisco, con 895.002.000 euro di fatturato pari al 36,9% sul totale. Il restante 16,9%, pari a 409.668.000 euro, secondo le stime sarebbe stato complessivamente raccolto da circa 75 aziende che si collocano al di fuori della rete associativa.

Il dato più interessante, tuttavia, è che in un contesto di riduzione generalizzata dei consumi, le associate a Univendita (Amc, bofrost*, Cartorange, Dalmesse, Jafra, Just, Lux, Tupperware, Vorwerk Contempora, Vorwerk Folletto) hanno registrato un aumento delle vendite del 4,9% di cui 141 milioni da cosmesi e accessori.

La sola Just Italia, specializzata in prodotti per l’igiene della casa e della persona, nel 2011 ha registrato un fatturato di 137 milioni (+ 5%). Cifre rese possibili nel corso dell’ultimo anno grazie all’intraprendenza della forza vendita: 17mila incaricati hanno organizzato oltre 530mila incontri con i potenziali clienti. In pratica ciascun venditore ha organizzato in media circa 2/3 incontri mensili per un totale di circa 31 all’anno.

Ed è proprio al “motore” del settore, ovvero ai professionisti del “porta a porta” che Univendita ha dedicato un’apposita ricerca denominata “Vita di un commesso viaggiatore: una professione stabile nell’economia del precariato”.

L’indagine, effettuata tramite un questionario compilato on line (i risultati della ricerca sono leggibili nei documenti allegati), ha visto la partecipazione di 750 incaricati alla vendita, rappresentativi per sesso, età e stato civile della composizione della forza vendita delle dieci aziende associate Univendita, che nel 2012 hanno superato i 60mila addetti. Il campione di incaricati vede, infatti, una netta prevalenza della componente femminile (81,3%), la maggioranza di persone coniugate (77%) e una distribuzione anagrafica che colloca gli addetti per il 33,2% nella fascia 45/54 anni, per il 26,3% nella fascia 35/44, per il 17,7% nell’intervallo 25/34 anni e per il 15,1% nell’intervallo 55/64 anni.

Primo aspetto che emerge dall’indagine: quella dell’incaricato alla vendita è un’occupazione stabile. Infatti il 42% degli incaricati è in azienda da oltre 6 anni e un ulteriore 13,1% da 3 a 6 anni. Indicativo il trend nelle fasce dei cosiddetti esodati, ossia chi ha perso il lavoro in età matura, ma è ancora lontano dalla pensione: l’alta percentuale di persone fra i 45 e i 54 anni che lavorano per un’azienda di vendita a domicilio da meno di un anno è pari al 17%, fra 1 e 3 anni del 20%; se ci si sposta alla fascia d’età successiva, fra gli addetti alla vendita di età compresa fra i 55 e i 64 anni, quasi il 10% ha un’anzianità aziendale tra 1 e 3 anni.

Secondo il presidente di Univendita Luca Pozzoli questi dati “sono la prova che la vendita a domicilio svolge una funzione anticiclica per le dinamiche del mondo del lavoro. Rappresenta, infatti, un’occasione concreta di impiego con il vantaggio di non avere barriere all’ingresso sia per chi in età matura, come gli over 55, ha perso l’occupazione, sia per i giovani, come gli under 35, alla faticosa ricerca di un’occupazione”.

A testimoniarlo la percentuale di under 25 (il 24%) che è in azienda da più di un anno e meno di tre, quindi che ha vissuto con ogni probabilità nelle aziende della vendita a domicilio una delle prime esperienze lavorative, e il 33% delle persone nella fascia 25/34, quindi nel momento in cui si matura una professionalità. A riprova del carattere di stabilità della professione, la tipologia di attività: per il 64,7% del campione la vendita a domicilio è l’unico lavoro, contro il 35,3% che ne svolge anche un altro; il 59,3% lo svolge part time e il 40,7% a tempo pieno.

A sfatare un luogo comune, che vorrebbe l’addetto alla vendita a domicilio come ultima spiaggia di chi è alla ricerca di un lavoro, l’alta percentuale, il 57%, di chi ha intrapreso la professione entro un mese dall’ultimo impiego.

L’indagine ha il merito di tenere conto anche di alcune valutazioni, anche se sarebbe meglio dire alcuni stereotipi, di natura sociale che hanno spesso avuto come oggetto la figura del venditore porta a porta. Il questionario arriva infatti persino a chiedere: “Quando ti chiedono «Che lavoro fai?», ti senti imbarazzato nel dire che sei nella vendita diretta a domicilio?”

La risposta contribuisce ulteriormente a sfatare il luogo comune che considera quella del venditore porta a porta un lavoro di ripiego: “No mai per il 76,5%”.

Dall’indagine emerge un grado di soddisfazione altissimo: il 95% degli incaricati, infatti, spende un giudizio positivo sulla propria attività. A ulteriore riprova della sicurezza della professione, c’è il fatto che oltre un incaricato su tre non cambierebbe lavoro neppure per un posto fisso da dipendente. Soltanto il 26% cambierebbe il proprio lavoro di incaricato alla vendita con uno più “tradizionale”, mentre il 35,6% si dice pronto a valutare l’opzione. “E’ indicativo che nemmeno un mito come quello del posto fisso, radicato così profondamente nella cultura italiana, convinca a lasciare questa professione, conclude Pozzoli. Se pensiamo che il 52% degli addetti dai 35 anni in su si dice sicuro di svolgere ancora questa professione tra 5 anni è segno che il lavoro di incaricato alla vendita offre prospettive nel medio periodo; il che non è poca cosa in tempi di precariato diffuso”.
Vita di un commesso viaggiatore, indagine di Univendita, 15 gennaio 2012

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