All’indomani del “duello del secolo”, andato in onda ieri sera, fra Michele Santoro e Silvio Berlusconi sugli schermi di La7, il previsto boom di ascolti è stato addirittura superiore alle aspettative : sono stati 8.670.000 (33,58% di share) gli spettatori della trasmissione Servizio Pubblico che ha registrato, così, il record assoluto per la rete televisiva di Telecom.
I due contendenti possono dirsi sicuramente soddisfatti dagli esiti dello show : il conduttore campano ha realizzato ascolti da Guinness dei Primati e il Cavaliere ha dimostrato ai suoi elettori di poter tener testa ai suoi più acerrimi detrattori, solo contro tutti, nell’arena mediatica del “perfido” Santoro. Un po’ meno soddisfatti, invece, coloro (pochi) che si aspettavano dal confronto qualcosa di più di un “combattimento fra galli” del tubo catodico.
Duello o farsa?
La tanto attesa “resa dei conti” si è trasformata ben presto in una mezza farsa: dopo l’inizio all’insegna dei botta e risposta e delle battute pungenti si passa alle domande vere e proprie affidate alle giornaliste Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna che però non riescono a scalfire, come era prevedibile, la proverbiale sfacciataggine del Cavaliere. L’ex premier sfoderato il sorriso a 36 denti dei tempi migliori, riesce, attraverso un mix di calcolata ironia e ben studiata dialettica, ad evitare le insidie maggiori e a ripropinare, urbi et orbi, il suo solito monologo già sentito e risentito in questi mesi su tutti i talkshow dell’universo televisivo italiano, dal salotto di Barbara D’Urso a quello di Porta a Porta. Nessuna responsabilità del suo governo per la crisi in cui versa, da ormai 4 anni, l’Italia e necessità di ottenere un consenso elettorale ancora maggiore del passato per rimediare al “malefico” governo dei Professori che ha appoggiato fino a ieri: sono questi i capisaldi del Berlusconi-pensiero ripetuti fino alla nausea durante la serata. Poche le interruzioni di Michele Santoro in questa fase. Lo showman lascia spazio (a parte qualche appunto ironico) alle teorie cospiratorie dell’ex premier secondo il principio per cui “i nemici dei miei nemici sono miei amici”. Vero bersaglio, non dichiarato, della puntata è stato infatti Mario Monti. Avversato sia da Santoro, per coerenza ideologica, sia da Berlusconi, per opportunità, il Professore e il suo Governo sono al centro dell’arena per tutta la puntata mentre il toro di Arcore e il torero campano gli assestano colpi a intervalli regolari. Per il resto la puntata va avanti senza grosse sorprese con i duellanti che si trasformano, a tratti, in duo comico in stile Totò e Peppino con tanto di sketch sulle scuole serali. Tutto fila liscio fino all’editoriale di Marco Travaglio che ripete, anche lui in maniera abbastanza monotona, tutte le malefatte, ormai arcinote, del Cavaliere e dei suoi. A questo punto succede l’imprevedibile: Berlusconi prende il posto di Travaglio e legge una lettera in cui elenca tutte le condanne per diffamazione collezionate dal direttore del Fatto Quotidiano, ribaltando di fatto i ruoli e accusando l’accusatore. Santoro perde le staffe e inizia un duro scontro con il Cavaliere: i due si confrontano faccia a faccia e manca poco che non vengano alle mani in diretta tv . Di giornalistico la trasmissione non
ha ormai più niente ma, si sa, the show must go on e i due attempati combattenti placano i loro animi furiosi per poter traghettare la puntata verso un finale più placido e più favorevole ad entrambi, mentre Berlusconi pulisce la sedia dov’era seduto Travaglio : un siparietto tragicomico.
Santoro vs Berlusconi
Se l’”epica” puntata del talkshow di Santoro non è risultata brillante, né sotto il profilo dei contenuti né sotto quello dell’approfondimento giornalistico, è apparsa tuttavia come la perfetta rappresentazione di un’era che finisce lì dove era cominciata: in tv. I vent’anni di Berlusconismo che abbiamo attraversato sono stati anni di potere innanzitutto mediatico, alimentato dalla spettacolarizzazione televisiva della realtà e non potevano che concludersi con la celebrazione di un grande rito televisivo collettivo. Un potere mediatico, quello del Cavaliere, di cui Michele Santoro, con le sue trasmissioni, ha rappresentato il perfetto contraltare televisivo. Divisi da tutto, i due condividono la grande capacità di gestione del mezzo televisivo con il quale sono stati capaci, in questi anni, di polarizzare lo scontro politico dividendo i telespettatori/elettori in opposte e appassionate tifoserie. Dotati di un ego notevole che hanno nutrito in questi anni con opportune dosi di vittimismo, Berlusconi e Santoro sono forse i due massimi professionisti della televisione che ci siano oggi in Italia. È il 13 aprile del 1995 quando Silvio Berlusconi interviene per l’ultima volta come ospite in un programma condotto da Michele Santoro: si trattava di Tempo Reale, su Rai tre. Poi nel 2001, durante una puntata di “Il raggio verde”, su Rai Due, arriva la telefonata di Berlusconi al conduttore Santoro: ”Santoro, lei è un dipendente del servizio pubblico! Si contenga!”. Santoro al Cavaliere: ”Sono un dipendente del servizio pubblico, non un suo dipendente”. Nel 2002, l’”Editto bulgaro”: l’allora premier Berlusconi accusa Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro di “uso criminoso della televisione pubblica”. Santoro replica nella trasmissione “Sciuscià” cantando Bella ciao. Il resto è storia recente.
Due facce della stessa medaglia
Se come diceva Marx “la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”, quella di ieri è stata la perfetta farsa finale della seconda Repubblica, con i due campioni delle opposte fazioni, ormai invecchiati, lì a fronteggiarsi per l’ultima volta “l’un contro l’altro armati”, riproponendo inesorabilmente per l’ennesima volta tutto ciò che vogliamo lasciarci alle spalle. Santoro e Berlusconi rappresentano, dunque, due facce della stessa medaglia: l’uno è necessario all’altro per la reciproca sopravvivenza. Da qui lo show mediatico per tentare di restare aggrappati a un mondo che ormai non c’è più, o almeno si spera.
Certo non è facile abbandonare la rassicurante contrapposizione del circo televisivo berlusconiano: pro o contro Berlusconi, pro o contro Travaglio. Come ha candidamente spiegato ieri sera lo stesso Cavaliere, il segreto sta nell’identificare l’oppositore con il male assoluto in una semplificazione manichea abbastanza facile da digerire per i più. Tuttavia è evidente che la complessità dei problemi a cui l’Italia si trova di fronte esige delle risposte un po’ più complicate che poco hanno a che fare con i derby politico-mediatici a cui ci siamo affezionati in questi anni. La puntata di Servizio pubblico, andata in onda ieri sera, resterà probabilmente nella storia professionale di Michele Santo e di La7 e verrà ricordata da Berlusconi come il momento del rilancio quando tutto sembrava perso. Nonostante ciò chi era dall’altra parte del teleschermo non ha ricevuto nessuna informazione utile e dovrà attendere nuove e più proficue occasioni per chiarirsi l’idea circa i reali problemi dell’Italia e le possibili soluzioni ai guai della gente comune. Ormai non ci resta che sperare nel confronto su Sky…..sperando che a condurlo non ci sia Santoro.