L’antico calendario romano di Romolo comprendeva solo dieci mesi: mancavano gennaio e febbraio, in seguito aggiunti dal re Numa Pompilio. Quanto poi all’inizio dell’anno con il primo giorno di gennaio, esso si deve alla riforma calendariale operata da Giulio Cesare.

Il nome di gennaio, in latino Januarius (mensis), vuol dire mese di Giano. Così come Vesta era l’ultima nelle offerte e nelle preghiere, Giano era il primo ed era quindi il dio dell’inizio dell’anno. Era presente sulla soglia della casa, presso la porta (ianua) e presiedeva all’entrata e all’uscita, così come alla apertura e alla chiusura della porta. Non a caso aveva due facce. Suo colle era il Gianicolo; suo regno quello dell’Età dell’Oro. Ed è Giano che accoglie nel Lazio Saturno fuggitivo, spodestato da Giove. Fiore di gennaio è il bucaneve, che simboleggia l’amore timido o freddo e l’amicizia senza slancio. In Giappone l’albero di gennaio è il pino.

FUOCO
Forma e simbolo del Fuoco è, per Platone, l’aguzza piramide; e come la piramide, così la fiamma si allinea verso il cielo tal che, nel mondo delle due dimensioni, fiamma e fuoco sono indicati con un triangolo equilatero dal vertice in alto. Ecco quindi il Fuoco inteso come slancio verso le altitudini, verso la trascendenza, verso lo Spirito. Anzi, lo Spirito stesso è visto come Fuoco. Non è forse in forma di lingua di fiamma che lo Spirito Santo si posa sul capo degli apostoli alla Pentecoste? Non è come roveto ardente che non si consuma che il Signore parla a Mosè? Fuoco dello Spirito, vivente segnacolo della potenza divina. Del resto, il fuoco è luce; facilmente, quindi, diventa simbolo di illuminazione spirituale.

Il fuoco trasforma, trasmuta, fa passare da uno stato ad un altro. E fuoco, in greco, è pyr. E la stessa radice risuona nel latino purus e nel verbo italiano purificare; come a dire che la vera purificazione è quella che avviene passando attraverso il fuoco. Ma il fuoco anche distrugge, divora. E’ il suo aspetto tremendo. E’, nella tradizione indù, Shiva che, con la su danza, crea ma anche distrugge l’universo. Ed una ekpyrosis, un diluvio di fuoco, chiude, per gli antichi stoici, ogni ciclo cosmico. E ancora in negativo, il fuoco è la passione bruciante che divora. Fiamma che in alto svetta: l’aspetto fallico, maschile del fuoco, ricco pure di valenze sessuali. Nasce il fuoco per la confricazione di due bastoncelli (palese richiamo al congiungimento carnale). Aspetto femminile del fuoco è, invece, la fiamma del focolare, centro della casa; fiamma di Hestia-Vesta, Signora del Fuoco.

Elemento primordiale, il Fuoco si manifesta nello Zodiaco in tre tappe-modalità: Ariete, Leone, Sagittario. Seguiamolo in questo viaggio…
Primo dei segni zodiacali e primo segno di Fuoco è l’Ariete. Primo segno, primo fuoco. Un Fuoco primigenio, violento, impositore, forte, bruciante all’eccesso; un buttarsi a testa bassa in un impulso che è di vita e distruzione insieme. E’ una forza che può vivificare ma anche distruggere; è il furore di Marte, che domina il segno.
Ma quando il Fuoco, dopo il suo bruciante avvio, si stabilizza, quando l’indistinto brutale muore a se stesso e si sacrifica, diviene centro. Il caos diviene cosmo. E’ la solarità del Leone: il Sole, cuore, ordine, amore, autocoscienza, centro irradiante. Attenzione, però, ‘ché il solleone può anche eccedere in “centralità”, scivolare nell’ipertrofia dell’io e non irradiar più ma, in egoismo, tener la luce tutta e solo per sé. I vizi-difetti del Leone.
Ma c’è una tappa ulteriore, quella del Sagittario, il portatore di freccia, di sagitta. Si tratta, invero, di una freccia particolare. La fiamma furibonda dell’Ariete, la fiamma emessa in un impeto del tutto incontrollato, appare qui “neutralizzata”. La freccia viene scagliata verso il “lontano”. Verso l’ “oltre”. E il Fuoco del Sagittario diviene così un Fuoco “mirato”, un Fuoco diretto, ben indirizzato, che punta verso l’alto, pienamente cosciente del suo celeste bersaglio.

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