Vedremo nelle nostre scuole insegnanti con i pannoloni! Lo Stato ha alzato il tetto dell’età pensionabile per gli insegnanti, portandola a oltre sessantacinque anni e quindi avremo un contingente di professori sempre più vecchio.
Marina Bertolino, professoressa di Scienze Umane del liceo statale “G. Lombardo Radice” di Catania non esita a farsi fotografare con tanto di pannolone per far capire che non è possibile per chi fa questo lavoro continuare in tarda età. Insegnare a giovani poco attenti è un lavoro logorante e per non far calare l’attenzione, un bravo professore deve inventarsi ogni volta degli stratagemmi. Il gap generazionale tra i professori attuali e i ragazzi è enorme; le nuove tecnologie, la comunicazione, i valori sono molto diversi. Occorrono soggetti pieni di energia, non docenti anziani e demotivati. Anche dal veneto giunge lo stesso pensiero, infatti i professori in procinto di andare in pensione con il vecchio ordinamento si vedono allontanare di molti anni il meritato riposo. Si legge lo sconforto nei loro occhi e la domanda è sempre questa: “come farò ad andare avanti ad insegnare, già ora sono stanco, e con questi cambiamenti ho almeno altri nove anni!”.
Il lavoro dell’insegnante non consiste soltanto nello svolgimento della lezione in classe (che è solo una piccola parte) ma ci sono gli incontri di aggiornamento, le varie riunioni, le preparazioni delle lezioni, le correzioni dei compiti che vanno fatte a casa . Ore e ore di duro impegno dove non si possono compiere errori, una lezione non preparata bene comporta spiegazioni non chiare. Occorre sempre tanta attenzione.
Un altro grave aspetto della scuola italiana è che gli insegnanti giovani sono bloccati e chi aspettava (non più giovane) di passare dal precariato a una giusta assunzione, si vede sfumare il sogno di una vita. Questa decisione iniqua innesca due drammi: fare lavorare insegnanti anziani ormai “alla frutta”, e non dare lavoro ai giovani, che vanno a infoltire le file dei disoccupati.
Il sociologo Domenico De Masi parla di numerosi giovani disoccupati, che non lavorano e non studiano, oltre due milioni d’italiani. Suggerisce di fare lavorare meno gli anziani in modo da creare nuovi posti di lavoro. Questi due milioni di giovani inoperosi sono un dato preoccupante per il nostro paese. Questi ragazzi – rileva De Masi- il primo anno cercano in tutti i modi di trovare un impiego, passano almeno quattro ore su Internet a cercarlo attivamente, vanno alle agenzie interinali, si recano ai centri per l’impiego. In seguito subentra lo scoraggiamento e gli unici modi per impiegare il tempo sono gli amici, la famiglia, il volontariato ma anche la depressione. Più di un giovane finisce nelle maglie della malavita, che trova terreno fertile quando non vi sono scelte legali. Altri ragazzi cadono nel dramma della droga, dell’alcool, in preda allo scoraggiamento. Occorre dare speranza ai giovani assegnando loro posti di lavoro, giovani che dopo avere studiato tanti anni, si trovano senza nessuno sbocco. Ed è necessario fare lavorare meno gli anziani troppo sfruttati e rimettere l’età delle pensioni a livelli ragionevoli per varie categorie: insegnanti, carabinieri, poliziotti, vigili del fuoco, operai che compiono grossi sforzi fisici… Imperativi categorici: dare speranza ai giovani, regalare il giusto riposo agli anziani.