Il 2012 volge al termine e, a conti fatti, solo sette giorni ci dividono oramai dal 21 dicembre, giorno divenuto celebre per essere stato indicato, da una profezia maya, come data ufficiale della fine del mondo.
I Maya, antica popolazione vissuta fra il 1500 a.C. e l’ 800 d.C. nell’America centro-meridionale, possedevano delle conoscenze sicuramente all’avanguardia per i tempi in base alle quali erano in grado di prevedere fenomeni astronomici molto complessi. Il fatto che il loro calendario finisse proprio il 21 dicembre 2012, ha alimentato la credenza che questa data possa coincidere con la fine del pianeta terra e della nostra civiltà, distrutta da una non meglio precisata catastrofe. Tonnellate di film, documentari, libri, articoli di giornale e leggende circolate in rete hanno contribuito in questi anni ad alimentare la psicosi collettiva, tanto da costringere alcuni governi, come quello della Russia, a diramare dei comunicati per rassicurare la popolazione, sempre più in preda al panico con l’approssimarsi del giorno fatale.
Un’invasione aliena, l’inversione dei poli magnetici, tempeste solari oppure un misterioso “Pianeta X” che si starebbe inavvertitamente avvicinando alla Terra: sono queste le cause più quotate come fonte dell’imminente catastrofe. Cosa c’è di vero?
Fortunatamente poco o niente. Le teorie parascientifiche dilagate in questi mesi su tutti i media, sono quanto meno fantasiose per non dire delle vere e proprie bufale e hanno ben poco di scientifico. Se si prendono in considerazione una per una le varie ipotesi catastrofiste si vede chiaramente la loro inconsistenza. Se una invasione aliena resta sempre improbabile in tutti i giorni dell’anno non si capisce perché dovrebbe essere più probabile il 21 di dicembre. Per quel che riguarda poi la tanto temuta inversione dei poli magnetici della terra, c’è da constatare che essa richiede tempi molto lunghi e si è, in ogni caso, già verificata in passato nel corso della storia della Terra . Tuttavia la vita non si è mai estinta perché non è vero che un’inversione dei poli possa provocare lo stop della rotazione del nostro pianeta, né tanto meno una scomparsa del campo magnetico che ci protegge dalle radiazioni solari come vogliono i catastrofisti. È vero che l’attività solare raggiungerà il suo picco fra il 2012 e il 2013 ma ciò avviene più o meno ogni dieci anni senza nessuna conseguenza per gli esseri umani, protetti dal suddetto campo magnetico della Terra. Rimane il fantomatico Pianeta X o Nibiru protagonista di migliaia di pubblicazioni e articoli su internet di cui però, non c’è traccia nel cosmo. Senza contare che la data del suo impatto con la terra è stata “spostata” al 2012 quasi per convenzione, dopo il fallimento delle previsioni che lo volevano nella nostra orbita nel lontano 2003.
Profezie mai realizzate
E in effetti di profezie fallite riguardo la fine del mondo se ne contano a bizzeffe. La nostra civiltà sarebbe dovuta finire già nell’anno 1000 secondo le più accreditate profezie dell’epoca. Non erano certo tempi facili, tuttavia ne siamo usciti. Da allora le previsioni apocalittiche si sono susseguite di anno in anno fino ai nostri giorni. Fra le più eclatanti: nel 1524, o gli astronomi Johannes Stöffler e Jakob Pflaumen previdero un nuovo diluvio universale causato dalla congiunzione di alcuni pianeti. Spaventate da questa notizia, a Londra più di 20mila persone abbandonarono le loro case. Nel 1910 fu correttamente previsto dagli astronomi che la terra avrebbe attraversato la coda della cometa di Halley. Subito si diffuse la falsa notizia che la coda della cometa contenesse un velenoso gas capace di sterminare la razza umana. Nel 1960, secondo il pediatra Elio Bianco, il mondo sarebbe finito a causa di un’arma segreta americana. Per sopravvivere si costruì un’arca in puro stile Noè e la piazzò per sé e per i suoi discepoli sul Monte Bianco. Il resto è storia di questi anni: nel 1999 il millennium bug avrebbe dovuto mandare in tilt tutti i nostri apparecchi elettronici (pare che l’allora governo D’Alema avesse allestito un’unità di crisi alla Farnesina per far fronte all’eventualità) e nel 2008 il mondo sarebbe dovuto finire risucchiato in buco nero prodotto dagli esperimenti del CERN di Ginevra.
Il business della fine del mondo
Niente di tutto ciò si è verificato e, ad oggi, l’unica cosa che c’è di concreto riguardo alle apocalittiche profezie dei Maya è il giro di soldi che sono riuscite a mettere in moto: fra tornei di palla Maya, escursioni “tutto compreso”, pacchetti turistici e cerimonie religiosi i governi di Messico, Belize, Guatemala, Honduras e El Salvador stanno vivendo, grazie agli antichi antenati mesoamericani, un dicembre d’oro giocandosi la carta della “fine del mondo”. Per il 20 dicembre sono attesi circa 50 milioni di turisti nei Paesi in cui dimoravano gli antichi Maya. Sicuramente un bel risultato. Per non parlare poi del paesino francese sui Pirenei, identificato da non si sa chi come unico luogo sulla terra destinato a salvarsi dal disastro: tutto esaurito da mesi. Ultimamente sembra che qualche santone indiano abbia indicato un’amena località della Puglia come salvagente dell’umanità con conseguente boom di visitatori. Altro che catastrofisti: sembra che i Maya riescano a far girare l’economia meglio del Fondo Monetario o della Bce.
L’equivoco del calendario Maya
Non c’è dunque da stupirsi, visto il business messo in piedi, che in questi anni si siano volutamente incentivate le leggende legate alla fine del mondo predetta dai Maya. Tuttavia tutta la faccenda si basa su un colossale equivoco: la fine del calendario Maya non rappresenta affatto la fine del tempo e quindi del mondo per il semplice fatto che i Maya avevano una concezione ciclica del tempo e non lineare. La “fine del tempo” è un concetto che appartiene alla nostra cultura, non alla loro. I Maya avevano tre calendari: le date dei primi due combinate tra loro davano vita a cicli di 52 anni. L’ultimo calendario è il famoso Lungo Computo della presunta profezia e suddivideva il tempo in cicli di 1.872.260 giorni, uno dei quali, il tredicesimo, finirà la notte fra il 20 e il 21 dicembre. Cosa accadrà dopo? Semplicemente inizierà un altro ciclo. Il 21 dicembre 2012 per i Maya non era altro che un grande Capodanno paragonabile al nostro passaggio di Millennio. Come tutte le culture antiche, che basavano la loro cronologia sull’osservazione dei cicli della natura, gli antichi Maya credevano in un tempo senza una direzione, un eterno, ciclico, ritorno. Senza scomodare gli esotici Maya c’è da dire che anche i nostri progenitori, gli antichi Greci e poi i Romani ,avevano la medesima concezione ciclica del tempo, inferita dall’alternarsi delle stagioni. Solo con l’avvento del Cristianesimo si è diffusa, in Occidente, una visione del tempo come una linea compresa fra la Creazione e il ritorno di Cristo sulla Terra. Non a caso l’autore della prima Filosofia della Storia lineare fu Sant’Agostino con il suo De Civitate Dei, scritto durante la presa di Roma da parte di Alarico nel 410 d.C. Per gli antichi una vera e propria fine del mondo. Secondo Agostino un tempo eternamente ciclico risultava alienante e privo di speranza perché mai risolutivo e per niente adatto a proteggere gli uomini dall’angoscia esistenziale causata dalla convinzione che il destino dell’umanità fosse eternamente immutabile. Da allora la concezione lineare ha caratterizzato tutta la storia del pensiero occidentale, con qualche rilevante eccezione. Dalla filosofia si è passati ben presto alla scienza che, nel frattempo, ha fatto notevoli progressi e oggi sostiene un universo con una data di scadenza ben precisa, anche se molto lontana. L’enigma del tempo resta in ogni caso insoluto e come ricordava lo stesso Agostino: “Se nessuno me lo chiede so cos’è il tempo. Se dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più”.
La profezia dei Maya si basa dunque su un grande equivoco, volutamente perpetuato dai media e oltremodo amplificato dal fenomeno di internet. Nel frattempo, in vista del probabile fallimento della profezia, si moltiplicano le teorie che ne ritrattano l’ineluttabilità: si passa da una vaga posticipazione dell’apocalisse ad un più moderato “risveglio spirituale” previsto per il 21 dicembre. Comunque vadano le cose c’è da scommettere che nel 2013 il mondo esisterà ancora con tutti i suoi pregi e i suoi difetti e l’onere di trasformarlo, in meglio o in peggio, spetterà ancora a ciascuno di noi, indipendentemente da qualsiasi profezia.