Autorità amministrative indipendenti regionali e locali deputate alla promozione e alla tutela delle produzioni cinematografiche ed audiovisive, le Film Commission offrono assistenza logistica, accesso alle risorse finanziarie locali, concessione di permessi, elenchi di maestranze e fornitori dei territori e foto di location alle produzioni che intendano realizzare film, cortometraggi, documentari, spot e video clip sui diversi territori di riferimento.

Nate negli Stati Uniti durante gli anni Quaranta e sviluppatesi in seguito in Australia, Canada ed Europa, le Film Commission fungono da catalizzatore di ricchezza e di attività, economiche e culturali. In Italia, dopola Italian Riviera – Alpi del Mare Film Commission (uno dei primi esperimenti), sono state costituite 18 Film Commission corrispondenti a Comuni, Province e Regioni. Per raggiungere il proprio obiettivo le commissioni promuovono le location attraverso la valorizzazione delle caratteristiche geografiche e artistiche, nonché delle professionalità locali e dei servizi, sia di settore che generici, facilitando le incombenze burocratiche e fiscali. Scopo delle FC è fare da motore e traino economico per un intero indotto, garantendo una ricaduta diretta sul territorio. Senza dimenticare il valore di veicolo promozionale che un prodotto audiovisivo può avere per le mete turistiche prescelte.

 

Le 18 Film Commission italiane (Apulia Film Commission, BLS Film Fund & Commission, Calabria Film Commission, Film Commission Bologna, Film Commission Regione Campania, Sardegna Film Commission, Film Commission Torino Piemonte, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Genova Liguria Film Commission, Italian Riviera Film Commission, Lombardia Film Commission, Marche Film Commission, Roma Lazio Film Commission, Toscana Film Commission, Trentino Film Commission, Vallée d’Aoste Film Commission, Venezia Film Commission, Vicenza Film Commission) sono coordinate dall’Associazione Italian Film Commissions, piattaforma che riunisce le varie commissioni locali. Come si legge nella presentazione dell’IFC, «la promozione e la tutela della qualità dei servizi a sostegno delle produzioni audiovisive sono tra le finalità principali dell’Associazione, che si pone l’obiettivo di garantire un continuo miglioramento gestionale ed operativo di ogni singolo Associato, anche attraverso la formazione e l’aggiornamento continui. A sostegno dello sviluppo territoriale su scala globale, l’Italian Film Commissions si impegna a costruire una rete di continui contatti con enti ed istituzioni nazionali e internazionali per assicurare una costante informazione sull’andamento del settore, permettendo una più ampia prospettiva progettuale, facendo crescere l’Italia audiovisiva».

Prima tappa di questo viaggio è la Sardegna Film Commission, nata con lo scopo di incoraggiare e sostenere la produzione cinematografica e audiovisiva, promuovere il territorio regionale e offrire nuove opportunità alle professionalità presenti nell’isola. Caso stimolante perché la fondazione è giovane e il lavoro di assistenza in Sardegna è regolato da una legge regionale, la n. 15/2006. Nel 2007 la Regione ha sostenuto 4 titoli per sviluppo delle sceneggiature, 6 cortometraggi e 6 lungometraggi. Nel 2008 i lungometraggi coprodotti sono stati 4 (tra cui La leggenda di Kaspar Hauser di Davide Manuli, Su Re di Giovanni Columbu e Bellas Mariposas di Salvatore Mereu), i cortometraggi 6 e le sceneggiature 5. Tra il 2009 ed il 2010 le agevolazioni sono andate a 5 lungometraggi per la coproduzione, ad altri 5 per prestiti agevolati, a 3 società e a 7 persone fisiche per la produzione di cortometraggi. All’ultimo Festival di Torino tre titoli selezionati sono stati sostenuti da Regione e Film Commission: Su Re di Columbu coprodotto dalla Regione, Dimmi che destino avrò di Peter Marcias e L’amore e la follia di Giuseppe Casu, documentario dedicato ai minatori del Sulcis.

SATTA_GRIMALDI_02_VE_2012Ne parliamo con Antonello Grimaldi e Nevina Satta, rispettivamente presidente e direttrice della FC dall’agosto del 2012. Grimaldi, nativo di Sassari, ha diretto film come Caos calmo, Un delitto impossibile e Il cielo è sempre più blu, oltre a serie televisive di successo quali Il mostro di Firenze, Gli insoliti ignoti e Distretto di polizia 2 e 6. Satta, un passato da professionista tra l’Italia e l’estero, dopo il dottorato in cinema, media e studi culturali conseguito presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, vanta esperienze di studio presso la Ucla e la Afci University. Dal 2001, ricopre il ruolo di docente in istituzioni di regia cinematografica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e matura diverse esperienze lavorative nell’ambito di festival come Taormina, Locarno ed il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano.

Qual è la data di costituzione della Sardegna Film Commission? Da che esigenza è nata?
Nevina Satta: «La nostra data ufficiale di fondazione come Sardegna Film Commission è il 23 novembre 2011. In Sardegna l’assistenza all’audiovisivo è garantita dalla legge n. 15/2006, la prima legge sul cinema proposta a livello regionale e gestita dall’Assessorato per la Pubblica Istruzione. La firma che ha fatto nascere la Film Commission ha avviato, con la presidenza di Antonello Grimaldi e la nomina del CdA con vice presidente Rosanna Castangia e consiglieri Gianni Cesaraccio, Filippo Spina e Giovanni Follesa, una gestione d’emergenza della Fondazione fino alla mia nomina, ai primi di agosto del 2012 a seguito di concorso pubblico. La vera operatività della Fondazione, il nostro vero compleanno, lo festeggiamo con la nostra prima uscita pubblica alla 69° Mostra di Venezia nel settembre del 2012. In questo senso siamo dei bambini, ma non nasciamo dal nulla: negli anni passati lo sportello Film Commission – gestito con la volontà e la passione di alcuni funzionari della Regione – ha elargito i classici servizi di assistenza come la permissistica e la guida per la produzione. Qui in Sardegna hanno girato i vari Pieraccioni e Vanzina e i registi di casa nostra come Mereu, Pau, Marcias».

Antonello Grimaldi: «La Film Commission è attiva da novembre però, di fatto, ha cominciato a lavorare forte dall’arrivo di Nevina a settembre. Abbiamo comunque fatto quest’atto di buona volontà di finanziare i 7 film che nel 2012 si sono girati in Sardegna: per dimostrare che l’importante è che si venga a girare qui. Per il 2013 l’idea è di allargare il sostegno ai documentari e ai cortometraggi e di realizzare dei bandi per attirare più produzioni possibili qui da noi».

Nel vostro lavoro di supporto e assistenza, come sostenete le produzioni?
Nevina Satta: «Le strategie in questo anno di spending review e patto di stabilità – un annus horribilis per tutte le produzioni europee – sono soprattutto quelle che gli americani definiscono in kind services, ossia strategie di abbattimento dei costi produttivi con una forte negoziazione sul territorio. Abbiamo la richiesta di circa una decina di lungometraggi narrativi da realizzare in Sardegna. Al sostegno sulle spese di ospitalità, trasporti e alloggio, si affianca la possibilità di raggiungere una serie di location in esclusiva grazie ad alcuni patti di intesa che stiamo sviluppando con l’ente foreste, con i ristoratori e gli imprenditori che operano in queste realtà molto complesse come i consorzi turistico-promozionali. Bisogna aggiungere che la Sardegna non ha ancora usufruito del tax credit e su questo stiamo lavorando. Offriremo anche una serie di servizi di consulenza e sostegno nell’individuazione di varie realtà produttive ed imprenditoriali che verranno coinvolte nei progetti di coproduzione europea. A questo si affianca il naturale ed inevitabile supporto logistico di individuazione location, sportellistica, relazioni con enti locali e strutture. Ma soprattutto l’altro grande livello che stiamo percorrendo è quello di rafforzare il coinvolgimento delle maestranze locali, che sono numericamente ancora sparpagliate ma che in realtà possono ritornare, portare l’alta qualità di esperienze fatte in Italia e all’estero e reinvestirla in Sardegna. A tutto ciò si aggiunge il lavoro di tipo finanziario. Le restrizioni economiche non ci bloccano ma sicuramente ci vincolano».

Antonello Grimaldi: «Come tutte le altre Film Commission, possiamo finanziare soltanto l’ospitalità, i ristoranti, i trasporti locali. Anche perché non abbiamo ancora accordi con altre realtà, come le compagnie aeree ad esempio. Ma ce lo stiamo ponendo come obiettivo, poiché uno dei problemi per le produzioni quando si propone di venire a girare in Sardegna, è soprattutto quello dei trasporti. Vogliamo abbattere questi costi e far rientrare questo aspetto nella norma».

La Sardegna Film Commission mette a disposizione dei finanziamenti diretti per le produzioni che chiedono assistenza?
Nevina Satta: «Finanziamenti diretti non ce ne sono ancora stati. Ma bisogna tener conto del fatto che la Sardegna ha la sua legge cinema che ha una strutturazione molto articolata di erogazione fondi per tutte le fasi di produzione, dallo sviluppo fino alla distribuzione. Tra Regione e Film Commission c’è in effetti un rischio di sovrapposizione, cui stiamo lavorando per far diventare questo apparente problema una grande risorsa. Per esempio, gli strumenti operativi della FC sono più snelli di quelli della legge, quindi stiamo operando congiuntamente con gli uffici della Regione per snellire tutte le pratiche, come quelle di gestione dei bandi. La Fondazione, ente no profit di tipo privato, è meno vincolato dalla burocrazia della Regione – che nel nostro caso non è il socio unico ma quello maggioritario e non esclusivo. Potenzialmente nel 2013 avremo un ingresso di nuovi soci in Fondazione. Tornando alla domanda, come Film Commission potremmo produrre, in realtà la coproduzione è prevista dalla legge ma su questo concetto ci sono molte ambiguità. La coproduzione prevede una reciprocità di responsabilità che invece l’applicazione della legge non prevede. Stiamo risolvendo anche questo punto perché le forme di sostegno alla produzione sono diverse. La legge è stata elaborata prima che ci fosse la legge europea sulla coproduzione e soprattutto prima che l’Italia fosse dotata di una legge cinema come quella sul tax credit che ha ridefinito alcuni criteri di attribuzione.
Per ora, stiamo studiando la formulazione di alcuni bandi per l’assegnazione di fondi ospitalità: sarà il primo fondo perché è il più semplice da distribuire ma è anche quello che ha regimi numerici più controllabili, sul modello pugliese e piemontese. Ci siamo dati come obiettivo febbraio/marzo, anche se personalmente spero di anticipare qualcosa già a gennaio. C’è da dire che prima del mio insediamento, il CdA aveva avviato un progetto pilota per un fondo ospitalità lungometraggi narrativi una tantum: a partire dalle richieste che erano state presentate alla Film Commission che era ancora in questa fase di transizione tra sportello e Fondazione, sono stati individuati alcuni parametri in chiave sperimentale. Li abbiamo annunciati a Venezia, adesso stiamo verificando la legittimità dei titoli richiesti».

Che budget annuale avete a disposizione? Quanto per la struttura e quanto per il sostegno ai film?Antonello Grimaldi: «La crisi economica ha complicato molto le cose. La cultura troppo spesso è il primo taglio perché non concepita come un investimento che porta risultati. Nel 2013 avremo – ancora non ufficiali, manca la delibera definitiva – 250.000€ per il mantenimento della struttura: sede, stipendi, sito Internet, spese varie. La particolarità della Sardegna è legata alla legge cinema regionale, che si occupa di tutto ciò che nelle altre regioni è a capo della FC – mi riferisco ai festival, alle cineteche, alla produzione stessa. È per questo che dobbiamo limitarci all’ospitalità perché i film sardi – finanziati dalla regione – vogliono dire tante cose: film girati in Sardegna o che parlano di Sardegna, anche se girati a New York. Dunque da un lato, per questi film “sardi”, possiamo offrire ospitalità; per quelli “non sardi” possiamo dare un contributo ulteriore, il film fund. Essendo molte cose ancora sotto la giurisdizione della legge, l’obiettivo sarà quello di fare come nelle altre regioni, ossia realizzare una filiera e portare tutto sotto l’egida della FC. In questo senso quest’anno c’è stato un passo in avanti: la Regione Sardegna ha girato alla Commission 500.000€, dandoci anche i capitoli di spesa che riguardano cortometraggi, corsi di formazione, sviluppo di sceneggiature, festival e promozione. Questo è un primo passo verso un incastro tra la legge regionale e l’esistenza della Film Commission: le due realtà devono correre parallele ed arrivare ad un’integrazione in cui una non pesti i piedi all’altra».

La vostra Film Commission promuove anche la distribuzione locale?
Nevina Satta: «Stiamo studiando la possibilità di distribuzione a livello locale. Ne abbiamo parlato di recente con i colleghi della Cineteca di Bologna. Stiamo studiando, devo ammettere che siamo molto indietro. Tutto il lavoro di promozione è trasversale, per ora lo stiamo già facendo con i festival. Tuttavia la promozione che passa attraverso la Film Commission è di sistema, non del singolo film sostenuto. L’obiettivo è far capire che esiste un sistema cinema in Sardegna, fatto non solo dagli autori sardi o esclusivamente per gli autori sardi: un cinema “made in Sardegna”. La nostra regione è un brand molto conosciuto fuori, purtroppo non sempre si comprende quanto ci sia intorno alla Sardegna nell’industria dell’audiovisivo. Allo stesso tempo il territorio deve diventare una possibile piattaforma realizzativa: non credo affatto nella competizione, credo fortemente nella cooperazione. Il meccanismo virtuoso è coinvolgere tutte le aree dell’industria locale trasformandole in attori attivi della filiera audiovisiva e contestualmente coinvolgere gli attori esterni alla Sardegna e attirarli qui con meccanismi cooperativi. La nostra necessità è quella di creare soluzioni ancora non sperimentate in un momento in cui le risorse si stanno stringendo per tutti. La golden age delle Film Commission è operativa, le varie commissioni lavorano attivamente nella produzione, sono diventate quasi un bene necessario per i produttori e di sicuro stanno attirando in Italia lo sguardo del mondo perché in questo paese finalmente, da una decina d’anni, ci stiamo dotando degli strumenti giusti per partecipare all’industria audiovisiva in modo forte».

I responsabili e gli addetti della Film Commission possono contemporaneamente ricoprire altri ruoli o per statuto durante il mandato non possono farlo? E che compensi percepiscono?
Nevina Satta: «Nel caso delle fondazioni, gli incarichi di rappresentanza sono individuati come una sorta di titolo onorifico, c’è una precisa richiesta di gratuità. Per tanto non può essere una funzione esclusiva. Questo per i CdA. Per i direttori dipende dalla dotazione fiscale della Film Commission e dal tipo di contratto che elabora. Personalmente, ho fatto un concorso pubblico per un contratto annuale. La direzione di una FC richiede comunque una competenza professionale a 360 gradi, che va dalle capacità produttive e formative, fino alle competenze di management istituzionale, fundraising e tenuta dei bilanci. Quando ho deciso di fare il concorso, ho messo la mia vita nel congelatore. Ho chiuso le mie società di produzione. Professionalmente vivevo a Los Angeles, mi sono trasferita di nuovo qui con la mia famiglia e ho messo in stand-by quella vita. Questo è un lavoro totalizzante, richiede una dedizione quasi monastica. Per ricostruire tutto da zero, non puoi avere l’ombra del conflitto di interesse. Antonello Grimaldi ha rinunciato ai suoi rapporti con i festival e ha chiuso i suoi rapporti di regia. È una vocazione, anche perché economicamente è uno sfascio! Abbiamo avuto tutti una “chiamata”, lo facciamo per rimettere in gioco il nostro sapere in Regione e per dare una possibilità a chi magari ha avuto meno esperienza di noi di condividere questo percorso e farlo nel migliore dei modi».

Si è mai verificato che uno dei responsabili della FC si sia trovato in una situazione di conflitto di interesse? Per esempio, un responsabile che firma una sceneggiatura di un film finanziato dalla FC oppure un responsabile che fa il produttore e finanzia un film della sua casa di produzione.
Antonello Grimaldi: «Non credo. Nel mio caso sicuramente no. Sul CdA forse siamo un po’ anomali rispetto alle altre Film Commission. Quasi sempre i Consigli sono composti da politici. Da noi l’assessore ha fatto una scelta diversa. Già il CdA è formato da tecnici: oltre a me – e non ho nessun altro incarico né altra vicinanza con la politica – ci sono Rosanna Castangia che è una produttrice televisiva locale, Gianni Cesaraccio è diplomato in cinema al DAMS di Bologna, Filippo Spina si occupa principalmente di marketing e Giovanni Follesa è uno scrittore ed esperto di comunicazione. Insomma, siamo persone che si occupano solo di questo. Personalmente, non saprei neanche come fare diversamente! Pur essendo di Sassari, vivo a Roma da 32 anni, quindi non avrei i contatti giusti per mettermi in mezzo alla politica regionale. Conflitti di interesse non credo ce ne siano stati qui da noi. Però mi sono spesso chiesto: ma quindi, adesso sono fregato, non posso più girare film? In realtà – ripeto, penso questo valga solo per noi in presenza di questa legge sul cinema – se io facessi il regista di un film girato in Sardegna finanziato dalla Regione attraverso la legge, probabilmente non ci sarebbe conflitto d’interesse perché non è coinvolta la Film Commission. Altra cosa ovviamente sarebbe se chiedessi alla FC l’ospitalità, ma sarebbe un paradosso e sarei un folle a chiederlo. Però questo è un pourparler, non è mai stato preso in considerazione».

La burocrazia comunale e regionale è davvero il grande punto dolente del sistema cinema italiano?Antonello Grimaldi: «Purtroppo assolutamente sì. Non voglio parlar male delle istituzioni perché adesso ci lavoro e da dentro, ne capisco le ragioni. La vera colpa è delle leggi che sono troppo burocratiche, appunto. Mi riferisco a qualsiasi cosa: concessione di contributi, di permessi. Ci sono da passare tre, quattro, cinque cancelli. E questo indipendentemente dalle persone che ci lavorano. Poi ovvio che magari anche loro sono abituati a lavorare in quel modo e hanno preso quella mentalità, quasi in automatico. Alla fine c’è quasi sempre una legge che ti obbliga a farlo. Su questo versante ci vorrebbe davvero una rinfrescata. Sinceramente questa è la cosa più irritante che ho trovato da quando ho iniziato a lavorare in questo mondo: al cinema siamo anche un po’ troppo faciloni, però siamo abituati a decidere le cose sul momento, altrimenti non vai da nessuna parte. La burocrazia è esattamente l’opposto: qualcosa che devi seguire a menadito, una vera sofferenza. Ovviamente ognuno cerca di mediare, non tanto di abituarsi perché è controproducente – se diventi come loro è un casino! – ma se provi quanto meno a far diventare loro come te, allora magari ci si incontra. Per chi viene da un altro mondo, l’universo dei finanziamenti pubblici è veramente la cosa più respingente, davvero faticosa».

Nevina Satta: «È vero, la burocrazia di sicuro non aiuta. La mia idea però è che occorre focalizzarsi sulle soluzioni, non sui problemi. Per il 2013 ho delle ottime sensazioni: credo che il prossimo anno sarà davvero buono per gli operatori del settore».

Quali sono gli obiettivi e i progetti per il 2013 della Sardegna Film Commission?
Nevina Satta: «Sebbene lo sportello della Regione avesse soprattutto funzioni d’emergenza, il principio della nuova Fondazione è portare la Sardegna nel mondo e il mondo in Sardegna. Uno dei nostri obiettivi è portare in questi luoghi le produzioni audiovisive che colgano non solo nella bellezza paesaggistica ma nella ricchezza, nell’eterogeneità delle persone e delle storie, nella straordinaria forza lavoro della Sardegna, una piattaforma ideale dove realizzare film, serie e progetti transmedia. Questa regione è una terra che ha il vantaggio della California perché offre l’eterogeneità paesaggistica e la ricchezza delle tradizioni e della nostra storia di popolazioni e colonizzazioni mancate. Come diciamo sempre, noi siamo mare e monti ma abbiamo in mezzo una storia millenaria che passa dal nuraghe alle colonne romane. L’autenticità delle location e la ricchezza di storie e di persone sono la grande forza della regione, ne costituiscono il vero appeal. Insieme alla sua forza di natura selvaggia, di conflitto tra tradizione e modernità, alle sue storie ancora non raccontate e ai personaggi straordinari della cultura italiana ancora poco celebrati come Grazia Deledda, Costantino Nivola, Salvatore Satta, Marcello Fois. Sono tantissimi i talenti che la Sardegna ha generato. Troppo spesso però la nostra terra ha peccato di una scarsa capacità promozionale: c’è quasi una certa indolenza nel celebrare le eccellenze. La vocazione della Film Commission di avviare e proporre la filiera dell’audiovisivo qui in Sardegna ha un grandissimo potenziale: non solo sull’impatto economico ma anche sulla possibilità di attirare produzioni internazionali, commerciali e di qualità, avviando un meccanismo virtuoso di tipo industriale che consenta con molta più efficacia di essere presenti nel mercato globale per promuovere la Sardegna nel mondo. Il nostro obiettivo è arrivare tra tre anni ad un livello di produzione qualificata con personale formato in Sardegna con certificazione internazionale. Pensate a tutti i gioiellieri, i falegnami, le sarte che sono qui e potrebbero diventare una risorsa straordinaria per il cinema europeo».

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