Solea gittare in carta il suo pensiero con pochi semplicissimi tratti, che più volte ritoccava e modificava”. Lo storico dell’arte Leopoldo Cicognara descrive così l’estro del più grande artista del suo tempo: Antonio Canova. Il pensiero diventa in un istante immagine sulla carta. È una immagine modellata dall’esperienza personale più intima e segreta dell’artista. Segue l’esecuzione. Il risultato è un’opera sorprendente e meravigliosa.
Il Museo di Palazzo Braschi ospita la mostra evento Canova. Il segno della gloria. Disegni, dipinti e sculture. Fino al 7 aprile 2013 sarà possibile ammirare 79 disegni del genio veneto. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, Sovraintendenza ai beni Culturali e dal Comune di Bassano del Grappa, è organizzata da Metamorfosi e Zètema Progetto Cultura. I disegni sono accompagnati da 15 acqueforti delle opere realizzate, 6 modelli originali in gesso, due terrecotte, due marmi, un dipinto a olio e 4 tempere. La maggior parte del materiale viene dal Museo di Bassano del Grappa, alcuni pezzi sono stati prestati da musei di Roma. La mostra è un percorso sulle tracce dell’idea del Canova, è un viaggio nell’intuizione estetica del genio e nella sua successiva realizzazione. Nel mezzo, l’emozione dell’opera. Il fine è quello di ricostruire il percorso della costruzione delle opere. “Qui si osserva il Canova studiare”, chiarisce Dino Gasperini, assessore alle politiche Culturali e centro Storico “Dai disegni emerge il suo pensiero. Si tratta di semplici tratti, di segni personali, dettati dall’ispirazione e su cui lavorare. È un’occasione unica, da non perdere”. Il messaggio canoviano si basa sul disegno che è un pensiero, e che quindi prima del marmo, del gesso, del pennello c’è un pensiero.

 

Canova_2Tre sezioni
Giulia Ericani, direttrice del Museo di Bassano e curatrice dell’esposizione, spiega come la mostra, divisa in tre sezioni, analizzi il disegno di Canova sia dal punto di vista stilistico che dal punto di vista di prima idea per l’opera da realizzare. Nella prima parte sono esposti fogli che raccontano la varietà del suo disegno e i diversi metodi di progettazione. La seconda sezione mostra il rapporto con la scultura antica delle collezioni romane e come si forma lo stile di Canova. L’ultima analizza i monumenti realizzati per i grandi personaggi storici dell’epoca. Qui sono esposti disegni, bozzetti e quant’altro faccia parte dell’iter realizzativo di opere come il monumento di Vittorio Alfieri, di Maria Luisa d’Asburgo, di George Washington, la scultura di Paolina Borghese Bonaparte e tante altre. La scelta delle opere offre un quadro storico ineguagliabile sull’Europa del Settecento e dell’Ottocento, chiarendo il ruolo di Canova, quale sommo scultore e primo grande artista della modernità.

 

Canova_3Il Fondo “segreto” di Bassano
I disegni esposti sono stati selezionati dai 1876 conservati nel Museo Civico di Bassano del Grappa. Furono donati al Museo da Giovan Battista Sartori, fratellastro di Canova, tra il 1849 ed il 1857. Il fondo bassanese costituisce la più grande raccolta di un’artista esistente al mondo. Si tratta di 10 grandi album e 8 taccuini comprendenti disegni finiti, schizzi, progetti interi e parziali per bassorilievi o sculture a tutto tondo. Da subito fu chiara l’importanza del materiale ricevuto, tanto che il bassanese Gian Jacopo Ferrazzi nel 1858 sosteneva con orgoglio che “noi siamo gli avventurati possessori della storia del suo pensiero”. Il disegno è un momento fondamentale nell’iter realizzativo delle opere del Canova, in quanto il disegno si identifica con il suo pensiero. Il disegno è pensiero dell’opera realizzata. È ricordo di esperienze di vita, di studio e di lavoro. È dal disegno che emerge la complessa personalità di Canova. Disegno che Sartori definiva in maniera sintetica ma efficace “pensieri delineati a lapis”. Quando disegna Canova è come se stesse elaborando una nuova lingua, procede per tentativi, ogni volta affronta un problema diverso e arriva ad una soluzione diversa. Canova diceva che il disegno è un pensiero che nasce disadorno e richiede, per chiarirsi e definirsi, un continuo impegno. Melchio Missirini (1824), biografo dello scultore, afferma che nell’opera di Canova il disegno aveva la stessa importanza dello scalpello, erano entrambi “istrumenti che guidano all’immortalità”. Il disegno è il suo laboratorio segreto: quando disegna l’artista si confronta con se stesso, è il momento di massima intimità. Osservare i disegni del Canova è come violare un segreto, scoprire l’origine del suo pensiero. L’importanza del fondo è aumentata dal fatto che in alcuni casi i disegni e i gessi sono l’unica testimonianza di opere oggi distrutte, come per esempio il monumento a George Washington. I visitatori dopo aver visto il progetto potranno ammirarne la realizzazione attraverso le acquaforti che Canova fece eseguire con l’intento di documentare e pubblicizzare le sue creazioni. Altro segno di assoluta modernità.

 

Canova_6Il legame indissolubile con Roma
La vita e la produzione artistica del Canova sono legate a Roma. Formatosi nel natio Veneto, è a Roma che riceve la meritata consacrazione. Roma tra il XVIII e il XIX secolo è la grande capitale della cultura, culla della scultura classica e barocca. È qui che lo scultore forgia e indirizza il suo estro. Ai Musei Capitolini studia gli antichi canoni classici, quell’ideale di bellezza con cui idealizza i corpi quasi a renderli metafisici. Ed è Roma a beneficiare delle sue opere più importanti. La sua fama cresce a tal punto che nel 1802 Pio VII lo nomina ispettore generale delle Antichità e delle Belle Arti, ruolo ricoperto precedentemente da Raffaello. Nel 1815 il pontefice lo invia a Parigi con il delicato compito di recuperare alcune opere d’arte sottratte dalle armate napoleoniche. È in questo incarico che lo scultore dà prova di grande intelligenza politica e abilità diplomatica, mostrando la sua personalità poliedrica e complessa.

 

Canova_6_bisCanova, il nuovo Fidia
Canova sceglie il mito greco come modello, la classicità come obiettivo. Universalità, armonia, assenza di conflitto. È questo il suo ideale di bellezza. Mai passione violenta e sensualità. La grazia è controllo razionale. Coniuga la compostezza e la serenità delle statue di Fidia e Lisippo all’attenzione chiaroscurale di Prassitele e Scopas. Il risultato è dinamismo e vita. Canova si differenzia dai suoi maestri per la maniacalità della levigatura con cui vuole ottenere maggiore lucentezza, rendendo meno visibili i contrasti. Il risultato è puro e semplice neoclassicismo.

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