Convenienza, rapidità e varietà. Sono i tre fattori chiave alla base del successo dell’eCommerce in Italia che registra un +19% nel tasso di crescita. Tradotto in denaro sonante, nella prima parte del 2012 le vendite da siti con operatività in Italia hanno generato 9,5 miliardi di euro.
Secondo i dati presentati nel mese di ottobre dall’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano giunto alla undicesima edizione (e ottenuti sulla base di stime fornite direttamente dagli operatori – vedi allegato), la tendenza alla crescita è generale e investe tutti i principali comparti: +11% dell’Editoria, musica e audiovisivi; +27% Informatica ed elettronica di consumo; +33% Abbigliamento. Anche nel 2012 crescono a tassi più elevati i comparti di prodotto (+29%) rispetto ai servizi (+14%) e per la prima volta i primi superano in valore assoluto i secondi (800 milioni di euro contro 750, per un totale di circa 1,5 miliardi). Il turismo mantiene la quota di mercato più ampia (46%), seguito da abbigliamento (11%), Informatica-Elettronica di consumo e Assicurazioni (10%), Editoria (3%) e Grocery (1%).
Nonostante la riduzione generale dei consumi del 2% rispetto allo scorso anno, il valore dell’acquistato online da parte dei Web shopper italiani cresce del 18%, avvicinandosi agli 11 miliardi di euro. In pratica gli italiani spendono meno, ma quando scelgono di farlo non esitano a dare la caccia agli “affari” nel mare magnum del web.
Secondo i dati rilevati da Netcomm, il consorzio che raggruppa i principali player italiani de settore, sono aumentati del 33% gli acquirenti online, 3 milioni in più rispetto al 2011 per un totale di 12 milioni, quasi il 40% dell’utenza totale internet. Tra i Prodotti (37% del totale vendite eCommerce) cresce del 19% il numero degli ordini e del 7% il valore dello scontrino medio, mentre tra i Servizi (63% vendite) i tassi di crescita sono, rispettivamente, dell’11% e del 3%.
Se dalla fotografia generale si passa al dettaglio, andando a osservare le quote di mercato dei singoli comparti se ne deduce il peso maggiore dei “servizi”: in termini di valore generato, infatti, rappresentano circa due terzi dell’eCommerce B2c in Italia, sebbene siano passati dal 66% del 2011 al 63% facendo guadagnare quota ai prodotti (37%). Il Turismo, nonostante una leggera riduzione, continua a valere il 46% dell’eCommerce del nostro Paese. A seguire, Abbigliamento (11%), Informatica&elettronica di consumo e Assicurazioni (10%), Editoria, musica ed audiovisivi (3%) e Grocery (1%). Il restante 19% è costituito da tutti gli altri comparti, tra cui spiccano il Couponing di prodotti e servizi (4% circa delle vendite), le Ricariche telefoniche (3%), seguite dal c2c di eBay e, infine, dal Ticketing per eventi (pari all’1,5% dell’eCommerce B2c).
Dato il peso crescente del’eCommerce sull’economia italiana, la produzione di ricerche sul fenomeno è molto ampia. Una circostanza che permette di portare alla luce tendenze altrimenti destinate a restare in secondo piano rispetto ai dati generali. Secondo la sesta edizione dello studio eCommerce in Italia condotto dalla società di consulenza Casaleggio Associati, il fatturato delle vendite on line in Italia nel 2011 ha raggiunto oltre i 18 miliardi di euro confermando il trend positivo degli anni precedenti, con una crescita stimata del 32% sul 2010. I settori che registrano la crescita più significativa rispetto allo scorso anno sono i siti di e-commerce multiprodotto, l’editoria e il tempo libero. In particolare a trainare l’eCommerce di casa nostra sarebbe il gioco d’azzardo. L’analisi attribuisce alla voce “tempo libero” un impatto da un miliardo di euro in termini di valore. Ben il 56,9% è rappresentato dal gambling. Se la spesa iniziale per i giochi d’azzardo è del 3,9%, le somme rigiocate detengono quasi il 48% della percentuale di questo segmento.
Per comprendere tuttavia quale ruolo potrà giocare l’eCommerce nella ripresa dell’economia italiana occorre confrontare i dati con le altre realtà europee: il mercato italiano è un sesto di quello inglese (60 miliardi di euro), un quarto di quello tedesco (39 miliardi) e quasi la metà di quello francese (2 miliardi). Le cifre in questione possono tuttavia essere lette secondo un duplice punto di vista: nonostante l’innegabile ritardo italiano rispetto ai mercati considerati “maturi”, vi sono ancora interessanti potenzialità da sfruttare soprattutto per la distribuzione dei prodotti del made in Italy.
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano l’export dell’eCommerce B2c è generato infatti da due eccellenze di casa nostra: Turismo e Abbigliamento (rispettivamente per il 58% e il 30%) per un valore totale di oltre 1 miliardo e 600 mila euro.
Il tasso di concentrazione tuttavia è molto elevato: le prime 5 imprese esportatrici pesano per i due terzi delle vendite all’estero. Bene gli operatori del trasporto (ad esempio Alitalia e Trenitalia), i portali di hotel (Venere.com su tutti) e alcuni top player nell’Abbigliamento (Yoox Group, le grandi case moda e qualche operatore commerciale come LuisaViaRoma e Giglio).
Gli acquisti invece dei clienti italiani su siti stranieri restano in larghissima parte costituiti dalla Biglietteria aerea (Easyjet, Ryanair, ecc.), prodotti di Informatica ed elettronica di consumo (eBay.com e Pixmania.com), e, infine, capi di abbigliamento e calzature (Asos, Zalando e Spartoo). Trascurabili, prese singolarmente, le altre categorie merceologiche importate online nel nostro Paese. Il paniere dell’acquistato online dai clienti italiani resta fortemente sbilanciato sui servizi, che nel 2012 pesano per il 68%. La situazione italiana resta quindi disallineata rispetto a quella dei principali mercati occidentali dove i prodotti rappresentano il 60% dell’acquistato on line.
NOTA ALL’OSSERVATORIO ECOMMERCE – COME SONO STATI OTTENUTI I RISULTATI DELLA RICERCA