Nel decreto sviluppo vogliono inserire di tutto. La scorsa settiimana si è tentato di reintrodurre l’obbligatorietà della mediazione civile, sulla quale pende la decisione della Consulta, questa volta il ricorso verso le sentenze di Cassazione.
In caso di violazione del diritto comunitario, si potrà presentare ricorso davanti alle Sezioni Unite della cassazione, sia in caso di giudizio civile che penale: la norma avrà effetti anche sulle sentenze passate in giudicato nei due anni antecedenti all’entrata in vigore della legge.
I sostenitori affermano chela norma potrebbe sciogliere il nodo della responsabilità civile dei magistrati, perchè il cittadino italiano invece di rivolgersi all’Europa per poi rifarsi sul singolo magistrato, potrebbe semplicemente appellarsi alle Sezioni Unite della Cassazione.
Carlo Sarro, uno dei firmatari dell’emendamento ha dichiarato che non si tratta di un quarto grado di giudizio, ma un nuovo caso di revocazione, istituto già previsto nel nostro ordinamento. «noi semplicemente lo estendiamo alla violazione del diritto comunitario e non riguarda le vicende giudiziarie di Berlusconi».
Di tutt’altro avviso la senatrice Pd Anna Finocchiaro che definisce l’emendamento gravissimo: «Stupisce – ha detto – la perseveranza di qualcuno nel voler in tutti i modi smantellare il sistema giudiziario attraverso meccanismi che ne rallentino o inceppino l’iter».
Il governo ha dato parere negativo, il vicepresidente del Csm Michele Vietti ha dichiarato che la Cassazione, Sezioni Unite comprese sono oberate di lavoro, immaginare di gravarla di questo ulteriore numero di ricorsi porterebbe al collasso il sistema, oltre che snaturarne la sua attività di nomofilachia».
Secondo l’Associazione nazionale magistrati la proposta rischia di avere gravi ricadute sui tempi del processo, sui tempi per avere sentenze irrevocabili, per il Presidente della cassazione Ernesto Lupo «proporre il quarto grado di giudizio significa non conoscere la Cassazione» che attualmente ha 80 mila ricorsi l’anno.
Sandro Bondi ha parlato di iniziativa personale e che «Berlusconi non vuole una cosa del genere».

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