«Il decreto di rivisitazione delle ex tariffe professionali che il Ministro della Giustizia Severino ha confermato e illustrato all’avvocatura è il segnale tangibile dell’attenzione dovuta alla professione forense. Si corregge così una situazione lacunosa prodotta dalla disciplina introdotta alcuni mesi fa che aveva portato un ribasso del 50% dei compensi legali nei processi e a serie difficoltà nell’applicabilità.
A subire le conseguenza sono stati purtroppo in misura prevalente gli avvocati più giovani.
L’incontro al ministero è stata anche l’occasione per riprendere il discorso sulla riforma del corso di laurea, avendo il MIUR illustrato ben tre proposte, e per stigmatizzare l’intento di alcuni settori della maggioranza che sostiene il Governo Monti di presentare emendamenti al Dl Sviluppo tesi a reintrodurre l’istituto della mediazione obbligatoria. Una forzatura inammissibile, considerando che la Corte costituzionale ne ha sancito l’incostituzionalità con una sentenza le cui motivazioni devono ancora essere rese note, per cui ci auguriamo che il Ministro voglia esprimere parere negativo».
Lo dichiara il segretario generale dell’ANF, Ester Perifano, in merito all’incontro tenuto dalle rappresentanze dell’avvocatura al Ministero della Giustizia.
«Spiace dirlo, ma siamo nelle condizioni di affermare – continua Perifano – che su entrambi i fronti avevamo visto giusto: sui parametri avevamo auspicato che fossero indicati dei precisi parametri di riferimento, perché rendere irrisorie le liquidazioni giudiziali dei compensi degli avvocati avrebbe incoraggiato la proliferazione del contenzioso, in quanto chi intenta cause a scopo meramente dilatorio sarebbe condannato a pagare importi a titolo di spese talmente bassi da rendere comunque conveniente il ricorso al giudizio, pur nella consapevolezza di restare soccombente.
Quanto alla conciliazione obbligatoria, è di chiara evidenza, numeri del Ministero della Giustizia alla mano, il flop dell’istituto che la lobby dei mediatori,con un blitz, tentano nuovamente di imporre».