Una nota del presidente del Cnf Guido Alpa, inviata al presidente del Senato Renato Schifani, segnala il pericolo di un contrasto tra le Istituzione derivante dall’ eventuale approvazione degli emendamenti sulla mediazione al decreto legge Sviluppo bis (AS 3533, di conversione del d.l. n. 179/2012), all’esame oggi della Commissione Industria.
L’ eventuale approvazione degli emendamenti volti a reintrodurre l’istituto dell’obbligatorietà della mediazione finalizzata alla conciliazione della lite, in qualsiasi settore fosse prevista, si porrebbe in contrasto con l’orientamento della Corte costituzionale che ha voluto sottolineare la sua contrarietà a questo sistema coattivo addirittura pubblicando il dispositivo della pronuncia prima del deposito della sentenza con relativa motivazione.
La reintroduzione della conciliazione obbligatoria potrebbe suonare come una scelta parlamentare indifferente all’orientamento della Corte e sensibile alle richieste di quanti , per ragioni diverse, erano favoriti dal sistema riprovato dalla Corte.
Non si tratta solo, come è ovvio, di eccesso di delega rispetto ai principi indicati dalla legge delegante, ma si tratta dell’intera organizzazione che deve essere rivista.
Proprio per questo, è stata una infelice scelta del Ministero della Giustizia estendere anche al condominio e alla responsabilità per la circolazione stradale una tecnica di conciliazione obbligatoria quando le regole erano già state sottoposte al vaglio della Corte.
A maggior ragione, sarebbe poco rispettoso delle Istituzioni insistere su questa scelta ancor prima di conoscere le motivazioni della Corte.
Sulla base di queste semplici argomentazioni gli emendamenti proposti dovrebbero essere dichiarati inammissibili o comunque respinti. Ed in ogni caso, ogni proposta legislativa in materia dovrebbe essere accantonata in attesa della lettura del testo integrale della pronuncia.
Il CNF auspica che la politica rifiuti di farsi interprete dei desiderata di quei poteri adusi a sacrificare i principi di una società solidale e fondata sul principio di eguaglianza, al profitto ed all’interesse di pochi.
Ciò più che mai in una fase in cui il cittadino elettore questo pretende e pretenderà dai propri rappresentanti parlamentari.