Si sono registrate reazioni contrastanti dal mondo arabo islamico alla rielezione del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per un secondo mandato alla Casa Bianca. Ad unire buona parte dei commenti è stata l’indifferenza nei confronti di questo eventi che è stato uno dei più importanti al mondo della scorsa settimana.

I primi ad intervenire sono stati gli esponenti del Consiglio nazionale siriano dell’opposizione, che nei giorni delle elezioni erano riuniti a Doha in congresso, i quali hanno commentato: “speriamo che ora la Siria rientri tra le sue priorità“. In una nota il gruppo si è congratulato con Obama ed ha chiesto “che la Siria sia una delle priorità della politica estera statunitense in modo da porre fine alla crisi e realizzare i sogni del suo popolo, che vuole scegliere un suo governo e un suo presidente come ha fatto il popolo americano liberamente attraverso le elezioni“. Bisogna tenere conto che di recente, i rapporti tra il Cns e la diplomazia Usa sono entrati in crisi perché il gruppo è accusato di non rappresentare tutta l’opposizione siriana.

Di tutt’altro tono invece è stato il commento della stampa fedele al regime di Bashar al Assad che ha attaccato con forza il presidente degli Stati Uniti. In un articolo apparso sul quotidiano “al Thawra“, si leggeva che “gli Usa hanno rinnovato il mandato a Obama per altri quattro anni. Il nuovo Obama non è diverso dal vecchio“. Il giornale ha accusato il presidente statunitense di “aver collaborato con i terroristi che delineano i principi della politica statunitense in Medio Oriente“. Secondo il giornale di Damasco “Obama continuerà a sostenere Israele come ha sostenuto in campagna elettorale e non riuscirà ad avere una posizione saggia su questo argomento come gli altri presidenti statunitensi“.

Seppur critici sono stati comunque meno duri i salafiti egiziani secondo i quali “la rielezione di Obama a presidente degli Stati Uniti rappresenta per noi il male minore“. E’ questo in particolare il commento di Younes Makhiun, dirigente del partito salafita egiziano al Nour. “E’ il male minore rispetto al suo avversario Mitt Romney – ha affermato Makhiun – comunque il presidente statunitense deve essere finanziato da Israele e deve garantire il suo sostegno allo stato ebraico. (…) Chi vuole governare non può fare a meno di questo“. Il dirigente salafita considera quindi “Obama il male minore perché i repubblicani sostengono con maggiore vigore l’ostilità nei confronti degli arabi e dei musulmani e sono più fedeli a Israele. Per noi però non c’è una grande differenza tra loro due“.

Non ha lesinato critiche invece il regime iraniano che ha chiesto a Obama di cambiare la sua politica per il Medio Oriente dopo la sua rielezione alla Casa Bianca. Secondo quanto ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Ramin Mehmanparast, all’agenzia di stampa “Mehr”, “l’opinione pubblica dei paesi islamici si aspetta da Obama che mantenga le promesse fatte in campagna elettorale”. Gli ha chiesto quindi di “cambiare la sua politica estera e di non intromettersi negli affari degli altri paesi”. Ha aggiunto che “gli Stati Uniti possono tornare ad avere il ruolo che avevano una volta a livello internazionale”. Ha inviato infine un messaggio al popolo statunitense al quale ha chiesto “di spingere gli Stati Uniti ad allontanarsi dalla loro politica estremista”.

Il viceministro degli Esteri siriano, Faysal al Miqdad, ha chiesto invece ad Obama, di “trovare una soluzione giusta per i problemi del Medio Oriente dopo gli errori commessi dalla sua amministrazione negli ultimi due anni“. Intervistato dalla “Bbc” araba sulle recenti elezioni presidenziali statunitensi, ha spiegato che “ora è richiesto che si lavori per portare la stabilità nel mondo e che si risolvano i problemi dei popoli e che Obama con la sua amministrazione trovi soluzioni giuste per il Medio Oriente“. Miqdad esclude quindi che possa esserci un’offensiva militare internazionale contro la Siria perché “gli Stati Uniti dopo le sconfitte subite in Iraq e Afghanistan e la crisi economica non è in grado di invadere altri paesi“.

Di tutt’altro genere invece il tenore dei commenti del re marocchino, Mohammed VI, il quale ha inviato un messaggio di auguri al presidente degli Stati Unti in occasione della sua rielezione. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa marocchina “Map“, nella missiva il capo di stato di Rabat “ribadisce l’impegno del nostro paese nel continuare il coordinamento e le consultazioni con gli Stati Uniti per portare ad un livello ancora più alto le relazioni bilaterali, in modo che il partenariato strategico tra i due paesi possa trovare prospettive più ampie“. Mohammed VI ha poi espresso la sua volontà di “proseguire sul cammino delle riforme i cui risultati tangibili sono agli occhi del popolo marocchino e che aiutano lo sviluppo del paese. A questo proposito il Marocco, nell’ambito del consolidamento della costante collaborazione con il vostro paese, è pronta a sostenere tutte le iniziative su come affrontare le sfide alla sicurezza e i pericoli per la pace regionale e internazionale che assumono un peso sempre maggiore. Da qui la necessità di uno sforzo comune per far fronte con fermezza e determinazione, nel contesto di una forte alleanza tra partner credibili, per salvare la nostra regione dalle devastazioni del terrorismo“.

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