Il Senato riprenderà l’esame del Ddl sulla diffamazione a mezzo stampa martedì prossimo. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama convocata oggi alle 12.30.
Per il Pd, ha spiegato la presidente del gruppo, Anna Finocchiaro, non ci sono le condizioni per proseguire l’esame e dunque verrà presentata una sospensiva.
Secondo il Pdl, come ha affermato il presidente del gruppo, Maurizio Gasparri, bisogna invece puntare a proseguire l’esame e a presentare un emendamento che prevede che quando il direttore responsabile non è l’autore materiale di un articolo non può essere soggetto al carcere ma solo a sanzioni pecuniarie. Un passaggio che è stato già ribattezzato norma “Salva-Sallusti” perché permetterebbe al direttore del Giornale di evitare il carcere.
Per Luigi Li Gotti (Idv) martedì prossimo il provvedimento sarà messo in coda all’ordine del giorno «per rimandarlo in Commissione e farlo morire lì».
Il Senatore Francesco Rutelli, invece, non ha gradito le dichiarazioni del segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi che aveva definito il voto al Senato di ieri sulla reintroduzione del carcere per i giornalisti un “colpo di lupara”.
«Giudico gravissime le dichiarazioni di Siddi di oggi – ha detto Rutelli – Le considero un’intimidazione. Sono parole inaccettabili. Gli è scappata la frizione. Spero che oggi qualcuno prenda posizione contro questo linguaggio. Ribadisco, inaccettabile».
«Davvero non capisco l’attacco che mi è stato rivolto da alcuni giornali sul fatto che io voglia mandare in galera i giornalisti – ha continuato -. Con il voto di ieri abbiamo recepito la richiesta della Corte europea di rendere il carcere alternativo al pagamento della multa. Non dimentico come certa stampa abbia chiamato per lungo tempo Tortora capo della camorra. Vorrei poi ricordare – ha proseguito – che il mio emendamento per escludere completamente il carcere per i cronisti e prevedere pene pecuniarie era stato respinto. Ritengo che la proposta di modifica approvata ieri sia migliorativa rispetto alla legge attuale visto che non prevede il carcere “e” la sanzione, ma il carcere “o” la sanzione. Il che significa che il carcere verrebbe usato proprio come estrema ratio». Rutelli dichiara quindi di essere contrario alle leggi ad personam («benché ne siano state fatte diverse in questi anni») e ribadisce che nei casi «particolarmente stridenti o dolorosi» che riguardano qualcuno in particolare, il presidente della Repubblica «ha tutti gli strumenti adatti per affrontarli».
Il vice presidente del Senato, Vannino Chiti (Pd), prima di entrare per la riunione dei capigruppo ha sottolineato che il testo «è diventato il contrario di quello che doveva essere, visto che doveva eliminare la pena detentiva e rendere più forte il diritto alla rettifica». E se si dovesse pensare a estrapolare un emendamento che riguardi solo il caso Sallusti, allora «davvero si farebbe una legge ad personam, che non è detto andrebbe avanti».
È ormai chiaro, quindi, che il provvedimento molto difficilmente vedrà l’approvazione da parte di Palazzo Madama.