Le norme di contrasto alla corruzione sono legge, la Camera dei deputati, dopo la fiducia di ieri, ha dato il via libera definitivo al provvedimento con il no dell’Italia dei valori, l’astensione dei radicali e di Alfredo Mantovano (Pdl) in dissenso dal suo gruppo.
Il testo prevede innanzitutto una delega al governo da varare entro un anno dall’entrata in vigore della legge per la quale vengono stabiliti i principi per l’incandidabilità di Camera, Senato, enti locali ed Europarlamento.
Una delega che il Governo, come ha specificato oggi il Guardasigilli, ha intenzione di applicare immediatamente per poter votare già ad aprile con le nuove disposizioni.
Saranno incandidabili i condannati in via definitiva per reati gravi come mafia, reati contro la pubblica amministrazione come concussione, corruzione etc. e per tutti gli altri reati le cui pene sono superiori a tre anni.
Viene introdotta la corruzione tra privati, con la modifica dell’articolo 2635 del Codice civile. Il reato sarà punito con la reclusione da 1 a 3 anni e le pene saranno raddoppiate in caso di società quotate. Inserita la procedibilità a querela di parte ma con l’eccezione nel caso in cui dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nella acquisizione di beni e servizi che farà scattare interventi d’ufficio.
Arriva l’articolo 319 quater del Codice penale: concussione per induzione. Con la nuova fattispecie vengono puniti sia il pubblico ufficiale sia l’incaricato di pubblico servizio che il privato che dà o promette utilità.
Per il reato di concussione viene punito con la reclusione da 6 a 12 anni il pubblico ufficiale che costringa chiunque a dare o a promettere indebitamente a lui o a terzi denaro o altra utilità.
Aumentano gli anni di carcere per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, per corruzioe in atti giudiziari, per abuso d’ufficio e per peculato. Per tutti questi reati prevista l’interdizione perpetua da pubblici uffici.
Sarà istituita l’Autorità nazionale anticorruzione nella Pa che prende il posto della Civit, commissione per la valutazione la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche. L’Autorità vigilerà sull’applicazione e sull’efficacia delle misure adottate dalle Pa e sul rispetto delle regole sulla trasparenza dell’attività amministrativa.
Il resposabile della corruzione dovrà predisporre il piano anticorruzione e potrà essere chiamato a rispondere per danno erariale e per danno all’immagine della pubblica amministrazione; negli enti locali sarà il segretario comunale o provinciale.
Per l’efficacia dei controlli antimafia nelle attività imprenditoriali presso ogni prefettura è istituito l’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa. L’iscrizione negli elenchi della prefettura della provincia in cui l’impresa ha sede soddisfa i requisiti per l’informazione antimafia per l’esercizio della relativa attivita. La prefettura effettua verifiche periodiche circa la perdurante insussistenza dei suddetti rischi e, in caso di esito negativo, dispone la cancellazione dell’impresa dall’elenco.
Saranno più trasparenti gli incarichi dirigenziali affidate ad esterni: le amministrazioni dovranno comunicare al dipartimento della funzione pubblica tutti i dati sui dirigenti individuati discrezionalmente senza procedure di concorso e le informazioni fornite saranno trasmesse all’autorità nazionale anticorruzione.
Verrà costituita una banca dati on line aperta ai cittadini sulle informazioni essenziali che riguardano le opere e gli appalti.
Tutti gli interessati potranno scaricare i dati pubblicati sui siti delle stazioni appaltanti.
I dipendendi Pa dovranno rispettare un codice di comportamento ed in caso di violazione scatteranno sanzioni fino al licenziamento. Chi recherà danni patrimoniali alla Pa, pagherà di tasca propria.
I candidati alle elezioni politiche di qualsiasi livello (politiche, comunali, provinciali, etc.) potranno ricoprire incarichi dirigenziali nelle Pa senza alcuno stop. Gli ex eletti dovranno aspettare un anno dalla fine del mandato prima di accedere a ruoli di vertice.
Niente arbitrati per i magistrati (ordinari, amministrativi, contabili o militari) e niente arbitrati agli avvocati dello stato così come ai componenti delle commissioni tributarie. Le pubbliche amministrazioni potranno continuare a ricorrere agli arbitrati per le controversie relative a lavori, servizi, forniture, concorsi di progettazione e idee, purchè ci sia ‘un’autorizzazione motivatà da parte dell’organo di governo dell’amministrazione, pena la nullità. Le norme valgono anche per le società controllate o pubbliche (in questo caso il via libera ‘motivato’ deve essere del rappresentante legale).
Il dipendente pubblico che segnalerà illeciti potrà mantenere l’anonimato.
Non potranno partecipare a gare di appalti con la Pa i condannati in via definitiva per reati di mafia o per corruzione e concussione (reati contro la Pa).
Stretta per i doppi incarichi dei magistrati. Introdotto il limite di 10 anni, ma l’obbligo di dichiararsi fuori ruolo scatterà subito solo per i magistrati nelle posizioni apicali o semiapicali presso istituzioni, organi ed enti pubblici, nazionali e internazionali. Per l’individuazione di altri incarichi di fuori ruolo è stata prevista una delega del governo, da varare entro quattro mesi dall’approvazione della legge. Previste deroghe al tetto dei 10 anni per i membri del governo, per chi ricopre cariche elettive (Parlamento e authority), per chi ha incarichi presso organi di autogoverno (come il Csm) e ai componenti delle corti internazionali.
I contrari alla legge sono molti, a partire dai magistrati: sia l’organo di autogoverno delle toghe, che il sindacato dei magistrati, hanno dichiarato che le disposizioni non aiuteranno più di tanto nella lotta alla corruzione.
Stesse motivazioni alla base del no dell’Italia dei Valori che ha chiesto al Capo dello Stato di rimandare alle Camere la legge.
Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione, legge approvata il 31 ottobre 2012