È di pochi ore fa la notizia dell’accoglimento da parte della Corte Costituzionale del ricorso presentato dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura-Oua e da diversi Ordini e associazioni forensi contro la media conciliazione obbligatoria. Queste le reazioni del mondo dell’avvocatura.
Per il presidente dell’organismo di rappresentanza politica degli avvocati, Maurizio de Tilla, in prima linea in questa battaglia,  «questa è una bella giornata, all’indomani di una grande manifestazione che ha visto sfilare molte migliaia di avvocati per le vie di Roma, che chiedevano a gran voce di modificare un sistema fallimentare nei risultati (oltretutto con uno scarso gradimento tra i cittadini) e incostituzionale.
I fatti, ora, ci danno ragione su tutta la linea, come si legge nel comunicato stampa diffuso dalla Consulta che “ha dichiarato la illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del d.lgs. 4 marzo 2010, n.28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione”».«L’obbligatorietà e i costi alti – continua il presidente Oua – costituivano un meccanismo perverso che, oltre che limitare l’accesso alla giustizia, avviava un processo di privatizzazione di un diritto sancito dalla nostra Costituzione.
La media-conciliazione obbligatoria è figlia di diverse forzature nel suo iter di approvazione e dell’assoluta indifferenza ai richiami delle Commissioni Parlamentari che chiedevano decise e forti correzioni. Ma anche di una concezione sbagliata dei sistemi extragiudiziali di risoluzione delle controversie, unica nel panorama europeo, partorita nelle stanze del ministero di Giustizia del precedente Esecutivo, senza la necessaria consultazione con l’avvocatura.
Questo sistema ha solo alimentato un mercato “drogato” di scuole di formazione per mediatori e di società di conciliazione nate ad hoc, senza i dovuti criteri di qualità. Tutti aspetti che abbiamo denunciato più volte, spesso senza la dovuta attenzione dei mezzi di comunicazione».«Ora è giunto il momento di approfondire il confronto – conclude de Tilla – e di puntare davvero su sistemi moderni di soluzione alternative alle controversie, con criteri di qualità e rigore e senza dissimulate privatizzazioni dei diritti. Non solo: il ministro Severino deve tener conto di questa decisione e avviare un dialogo aperto e a tutto campo sulle proposte dell’avvocatura, che ha sempre ragione quando invoca il rispetto della Costituzione. Anche, in questa occasione prendiamo un impegno ulteriore come Oua: la battaglia continua contro l’aumento dei costi per i cittadini, per l’eliminazione del filtro in appello e il taglio di oltre 1000 uffici giudiziari. Basta con le ricette sbagliate, è giunto il momento delle vere riforme per ridurre i tempi dei processi e rendere efficiente la macchina giudiziaria».

“Oggi la Consulta ha bocciato la media conciliazione perché violava la Costituzione. Ma era una legge già morta, perché era contro i cittadini, oltre che troppo costosa per poter funzionare” .
Lo dichiara il segretario generale dell’ANF Ester Perifano, in merito all’accoglimento, da parte della Corte Costituzionale, del ricorso presentato dalle associazioni forensi, dall’Oua e da molti Ordini.
“E’ stato punito l’approccio aziendalistico del Ministero della Giustizia, ma soprattutto di un Ufficio Legislativo che non ha mai nè voluto considerare le giuste riflessioni che l’Avvocatura e tanti operatori del diritto sollevavano, e nè apportare le necessarie modifiche.
Oggi  – conclude Perifano – prevale lo stato di diritto: confidiamo che la Corte costituzionale avrà lo stesso approccio quando esaminerà molti dei provvedimenti degli ultimi mesi che con la nostra splendida Costituzione hanno ben poco a che fare”. 

Anche il Cnf esprime soddisfazione per la decisione della Corte Costituzionale, resa nota ad oggi, con la quale è stata dichiarata la illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del decreto legislativo 4 marzo 2010, n.28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione.
Va dato ampio riconoscimento – dice il comunicato del Cnf – ai colleghi che per primi hanno individuato la strada del ricorso in sede giudiziaria.
Da parte sua il Cnf ha sostenuto le motivazioni del ricorso con una memoria a firma di Massimo Luciani, depositata alla Corte.
Il Cnf ha sin dal principio sottolineato che la previsione del passaggio obbligatorio dalla mediazione come condizione, per di più onerosa, per adire il giudice non solo rendeva oltremodo difficoltoso l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini; ma era una previsione anomala con riguardo alla natura propria di un istituto che risulta tanto più efficace quanto basato sulla reale volontà delle parti.
Il Cnf rileva che l’efficienza della giustizia è un obiettivo che è condiviso dall’Avvocatura ma occorre che le soluzioni giuridiche in concreto individuate rispettino i diritti dei cittadini e i principi dell’ordinamento.

 

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