Il noto magazine politico francese L’Express (di area moderata, sempre più nazional popolare in salsa intellettuale) è uscito questa settimana con una copertina che ha fatto indignare molti, e soprattutto molte. Primo piano del presidente Hollande e una gallery di foto femminili: “queste donne che gli rovinano la vita”. Si tratta della moglie Valérie Trierweiler, Ségolène Royal, Martine Aubry, Cécile Duflot, Angela Merkel.
Il direttore dell’Express Cristophe Barbier si è difeso dalle accuse di sessismo con un video editoriale, in cui rivendica la sua ultima copertina. “Donne diverse, ma tutte, vanno a finire nel paniere delle questioni spinose del presidente della Repubblica”, commenta “e noi lo abbiamo documentato”. Valérie ebbe infatti il pessimo gusto di mandare un tweet di sua adesione all’avversario politico di Ségolène Royale, ex moglie di Hollande, e ex candidata alla presidenziali. Se ne parlò, per un mese almeno, in tutti i media. Le due donne, non amandosi particolarmente, in occasioni ufficiali non vengono mai fatte incontrare. E tutto ciò non è privo di ripercussioni: all’assemblea generale dell’ Onu, Hollande ha girato i tacchi pur di non incontrare Ségolène. E siccome è un problema per il presidente, è un problema per la Francia e quindi un problema politico. Così Martine Aubry e la sua successione nel prossimo congresso del Ps è un problema, come lo è anche la ministra Cécile Duflot e gli ecologisti che sono contro Hollande. E tutto ciò non è nulla rispetto a quanto gli viene da Angela Merkel con la quale non si trova in linea. Quindi, si ribella Barbier, nel suo editoriale : “non siamo nient’affatto sessisti. Con altri nomi avremmo potuto scrivere ‘questi uomini che gli rovinano la vita’. Inoltre, all’interno, richiamiamo la promessa di parità che è stata rispettata al governo ma disattesa altrove”.
Il ragionamento del direttore dell’Express è in questo caso condivisibile. Si tratta di donne che hanno comunque posti di potere, la cui azione e conseguenze hanno un peso politico e riguardano il paese. Compresi quelli che sembrano essere affari privati: come si è ormai sperimentato, la vita privata di chi rappresenta una nazione non è così priva di peso, soprattutto nell’era della politica spettacolo.
Tuttavia il magazine francese non è proprio nuovo in queste scivolate sessiste stereotipate, come del resto quasi tutti i media. Nel caso del tweet di Valérie contro Ségolène Royal la valanga di copertine dei magazine politici fu tutta sulla gelosia tra donne, e donne che litigano tra di loro (sottinteso sempre per conquistare un uomo di potere al quale finiscono per guastare le uova nel paniere). Così come l’Express, altri magazine, anche di area progressista, hanno cavalcato il boccone succulento: “chi è il capo?” (tra Hollande e Valérie) , e poi “ il Veleno della gelosia”, e addirittura Marianne : “ Le grandi gelose” , con richiamo del dossier all’interno: “Quelle che hanno cambiato la storia”. Ma anche Nouvel Observateur “La guerra delle signore” ; “Il rompi capo del presidente” (Le Point).
Ora, il gesto della neo prima donna di Francia, e del tweet contro la ex moglie del marito, è stato sicuramente criticabile nella sua (grande) valenza politica, tuttavia si è scelta la strada maestra del racconto feuilleton ottocentesco: l’odio fra donne. Che naturalmente ha una sua fetta di corrispondenza nella realtà che i media non fanno che confermare in una vertigine infinita.
Per l’ultima copertina dell’Express, che potrebbe anche non essere così attaccabile, lo diventa quando a ben guardare c’è un altro grande stereotipo di riferimento che è quello di donne che sono sempre dietro a una figura maschile di potere, nel bene o nel male. O ostacolano (sottinteso: altrimenti chissà che farebbe di eccelso) oppure sono fondamentali al suo successo grazie al loro assistenziale contributo. Di qui l’orrida frase “dietro ogni grande uomo c’è una grande donna”, dove quest’ultima ha offerto la sua grandezza a quella del marito, più che a fare strada lei.
Immediata, e efficacissima, è stata la risposta delle femministe alla copertina dell’Express. Ne hanno fatta circolare un’altra “détournée” (con gli stessi significanti ma i significati ribaltati): una gallery di giornalisti noti per le loro posizioni o comportamenti maschilisti con la scritta “questi giornalisti che ci rompono le ovaie”.
Recentemente una polemica sulla stessa linea di “potere femminile e stereotipi” è avvenuta in seguito alla vignetta di Vauro: rappresentava la ministra Fornero che aspettava delle risposte da Marchionne. Vauro disegnò un’anziana prostituta che aspetta una telefonata che non arriva “La ministra squillo” era la scritta.
“A un uomo l’avrebbero mai detto?” si è domandata Fornero: “Si vergognino! La vignetta è offensiva per un ministro ma anche per tutte le donne”. La ministra, che tuttavia nuoce gravemente alla parità esattamente con le sue politiche sul lavoro, ha avuto il privilegio di essere sostenuta trasversalmente da tutte le femministe italiane, attiviste e blogger. Tutte dichiaravano che era uno scandalo. Quando ebbe attorno i cronisti durante una conferenza stampa su lavoro e rapporti con la Fiat, questi hanno parlato della vignetta e non della politiche della ministra. Il giorno dopo non c’era quotidiano che non parlasse dell’indignazione della ministra per la vignetta sessista. E questa la dice anche lunga sul potere delle immagini, quelle fisse più che i video, per non parlare dei disegni. Così animati da questo sguardo opaco siamo riusciti a difendere prostitute vere (e non disegnate) che occupano posti pubblici, e quindi i cui favori, pagati dall’uomo di potere, sono a carico della collettività, solo “in quanto donne”. Uno dei cavalli di battaglia di Mara Carfagna e Daniela Santanché sono il loro classificarsi immediatamente come donne mettendosi a priori in uno spazio di protezione delle loro azioni.
Ma Vauro in realtà non fa sconti a nessuno. E’ stato forse il più grande interprete di Berlusconi, riuscendo a dare al suo tratto più evidente e rappresentativo, il sorriso fisso smagliante, il significato di ghigno sinistro. L’ultima su Marchionne è stato disegnarlo come un paio di chiappe.
Quello del potere femminile e il diritto alla critica da parte di chiunque, è un tema che si impone anche alla luce delle prime timide vittorie dei giorni scorsi al senato con la legge che garantisce un terzo di donne nelle liste elettorali e la doppia preferenza di genere alle comunali. La guerra è stata accanita, probabilmente perché, diversamente che in Francia, le stanze dei bottoni sono ancora lontane e hanno ancora il corrispettivo con la vendita dei corpi. Il nostro Espresso è uscito quest’estate con una copertina significativa della mentalità: una ragazza ritratta di spalle, in acqua, con una bandiera della Grecia dipinta su una natica. Forse una delle migliori fotografie dell’interiorizzazione del berlusconismo da parte delle aree di centro sinistra, cui teoricamente corrisponde il settimanale.