Si chiama Malvasia delle Lipari, cioè delle Eolie, ma in realtà, da sempre, viene prodotta soprattutto a Salina, l’isola più verde e agricola delle sette che compongono l’arcipelago siciliano.
Qui, secondo lo scrittore Guy de Mapassant, il vitigno fu importato dai greci nel 588 a.C. e qui è sempre stato coltivato con successo, tanto da rendere l’isola ricca al punto che Salina è l’unica dell’arcipelago a non dipendere amministrativamente da Lipari, ma anzi ad avere sul suo piccolo territorio ben tre microscopici Comuni.
Nell’Ottocento, secolo in cui il commercio di Malvasia raggiunse il culmine, il vino veniva smerciato in tutta Europa e aveva tra gli inglesi di stanza a Messina i suoi più fedeli ammiratori, insieme allo scrittore francese Alexandre Dumas padre che nel resoconto del suo viaggio nelle Eolie scrisse “Venne portata una bottiglia di Malvasia delle Lipari; fu il vino più eccezionale che abbia mai assaggiato nella mia vita”.
Poi, come nel resto del continente, anche a Salina arrivò la fillossera che distrusse i vigneti e si dovette aspettare fino agli anni Settanta del Novecento per assistere alla rinascita della Malvasia, tutelata con la Doc a partire dal 1973. Artefice della nuova fortuna è stato Carlo Hauner, pittore bresciano di origine boema, che s’innamorò di Salina e vi si trasferì incominciando a coltivare la Malvasia secondo gli insegnamenti di antichi testi e dei contadini locali.
Secondo il disciplinare, per la produzione di Malvasia delle Lipari devono essere impiegate uve Malvasia in purezza o con una piccola percentuale (massimo 5%) di Corinto Nero. Oltre a una versione da tutto pasto (poco interessante), la Malvasia delle Lipari liquorosa può essere passita, naturale (in questo caso i grappoli vengono lasciati maturare solo sulla pianta e non vengono stesi sui graticci per l’appassimento) o liquorosa (addizionata con alcol).
La pianta prospera sui terreni di origine vulcanica dell’isola, tanto che Maupassant definì la Malvasia delle Lipari “vino dei vulcani”.
Per la versione tradizionale, quella passita, l’uva viene raccolta in avanzato stato di maturazione ed esposta al sole sui graticci per due settimane, in modo da perdere ulteriore acqua a favore della concentrazione degli zuccheri.
Il vino ha un colore dorato con riflessi ambrati e un sapore dolce, molto aromatico, delicato, vellutato, quasi mielato, caratteristiche che gli hanno valso il soprannome di “nettare degli dei”.
La Malvasia delle Lipari a tavola si serve a una temperatura di 10° come vino da dessert, in abbinamento a dolci di mandorla, crostate con marmellata, biscotti e piccola pasticceria a base di creme e frutta. Si può bere anche con la macedonia o sorseggiare, in compagnia, a fine cena.
I produttori consigliati
Fenech Francesco Azienda Agricola
Malvasia delle Lipari Passito Doc, Malvasia delle Lipari 95%, Corinto Nero 5%, venduta in loco a 20 euro.
Grappa di Malvasia, venduta in loco a 25 euro.
Su appuntamento si possono effettuare visite degustazioni in cantina.
Via F.lli Mirabito 41, Malfa, Salina (ME), tel. 090.9844041, www.fenech.it
Carlo Hauner Azienda Agricola
Malvasia delle Lipari Doc, Malvasia delle Lipari 95%, Corinto Nero 5%, venduta in loco a circa 20 euro.
Malvasia delle Lipari Passito Doc, Malvasia delle Lipari 95%, Corinto Nero 5%, venduta in loco a circa 25 euro.
Malvasia delle Lipari Riserva Doc, Malvasia delle Lipari 95%, Corinto Nero 5%, venduta in loco a circa 50 euro.
Su appuntamento si possono effettuare visite degustazioni in cantina.
Via Umberto I, Lingua, Salina (ME), tel. 090.9843141, www.hauner.it
Tenuta Capofaro
Malvasia Igt Salina, Malvasia 100%, venduta in loco a 25 euro.
Per chi volesse regalarsi un soggiorno di lusso a Salina, la tenuta, proprietà di Tasca d’Almerita, comprende un resort a cinque stelle tra le vigne di Malvasia. La camera doppia in estate costa 390 euro; volendo si può anche assistere e partecipare alla vendemmia, che di solito si svolge ai primi di settembre.
Via Faro 3, Salina (ME), tel. 090.9844330, www.capofaro.it