Arte e fede. Un connubio forte che caratterizza da sempre l’arte italiana ma soprattutto contraddistingue e rende unica Roma. La capitale dell’Impero romano e del paganesimo presto diventa culla del cristianesimo e centro propulsore della politica papale, una politica che fa dell’arte il suo strumento principale di propaganda. I Papi diventano nuovi mecenati, ed è al loro servizio che iniziano ad arrivare in città i più grandi artisti di ogni epoca. Roma diventa un cantiere aperto, e ben presto un trionfo di opere d’arte.
Non c’è chiesa che non custodisca un capolavoro. Oggi camminare per le vie di Roma è una continua scoperta, è un viaggio meraviglioso.
Uno degli eventi culturali romani più importanti dell’anno: così è stata annunciata la mostra I Papi della memoria. La storia di alcuni grandi Pontefici che hanno segnato il cammino della Chiesa e dell’Umanità, organizzata al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo in occasione della XXXI edizione della Mostra Europea del Turismo e delle Tradizioni Culturali. L’esposizione, aperta sino all’8 dicembre 2012, si propone di coinvolgere il visitatore in un viaggio affascinante nella vita e nella storia di alcuni pontefici, celebri per il loro ruolo di guida spirituale e di promotori culturali, per svelarne la figura ed il significato del loro operato. Il visitatore potrà così riflettere sui diversi modi in cui la Chiesa ha diffuso il suo messaggio nel campo della fede, dell’arte, della politica e della cultura.
La mostra – organizzata dal Centro Europeo per il Turismo, dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico-artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, i Musei Vaticani, la Fabbrica di S. Pietro e l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Pontefice – è curata da Mario Lolli Ghetti, al quale è stata affidata la selezione dei documenti e dei reperti esposti, provenienti dai principali musei italiani e dalle raccolte vaticane. Sono esposti anche alcuni reperti recuperati dalle forze dell’ordine sottratti al mercato clandestino.
Le indulgenze ai tempi di Bonifacio VIII
Il percorso espositivo si articola in sezioni tematiche ordinate in senso diacronico, a partire dal primo Giubileo (1300, indetto da Bonifacio VIII) sino ad arrivare all’ultimo Anno Santo. I Giubilei ed i Concili sono momenti fondamentali della storia della Chiesa, e passaggi chiave della carriera di un pontefice, non a caso sono stati spesso immortalati in grandi capolavori commissionati dagli stessi papi. L’11 ottobre cade il cinquantennale del Concilio Vaticano II, una ricorrenza che la mostra intende celebrare e per il quale è in programma un convegno che si terrà a novembre in Campidoglio.
La prima sala espositiva è dedicata al primo Giubileo della storia, quello indetto nel 1300 da papa Bonifacio VIII, e alla relativa indulgenza plenaria per chi si fosse recato a Roma a pregare sulla tomba di Pietro. Questo evento contribuì a identificare Roma quale centro della cristianità e del primato del Papa. La seconda sala analizza la Roma rinascimentale e umanista, quella della restaurazione del potere papale e l’affermazione della sua sovranità all’indomani della fase avignonese. Nella terza sala sono esposti dipinti, disegni, progetti e manufatti che mostrano il livello di fastosità e paganesimo raggiunto dalla Roma rinascimentale. Fino al 1527, quando la città è saccheggiata dai Lanzichenecchi e molti degli artisti, a quel tempo al servizio di Papa Clemente VII, si rifugiano nelle diverse città dell’Europa. La quarta sala è dedicata alla Riforma della Chiesa: si parla del Concilio di Trento, della riforma del calendario giuliano, della sistemazione urbanistica, dei grandi cicli pittorici. Nella quinta sala sono approfondite le sperimentazioni urbanistiche compiute a Roma da Bernini, Borromini e Pietro da Cortona che seppero rendere plasticamente quel senso di mistero evocato dalla Chiesa. Il XVII è infatti il secolo in cui il connubio tra arte e fede fu straordinariamente forte. La sesta sala è dedicata a Roma quale grande museo di antichità e centro culturale per chi all’epoca volesse studiare i classici, animata da grandi centri culturali fondati da personalità carismatiche come Caterina di Svezia. In questa sala si mette in risalto anche il ruolo dei papi a tutela del patrimonio archeologico rinvenuto e le leggi emanate per regolare il mercato antiquario. Le questioni morali affrontate e risolte all’indomani del processo di scristianizzazione avviato dalle rivoluzioni francese e industriale sono esposte nella settima sala. Tra le questioni più scottanti, la proclamazione del dogma dell’immacolata concezione attraverso una bolla tradotta in 400 lingue. Nell’ultima sala sono raccontate le scelte degli ultimi papi, quelli del XX secolo. Prima tra tutte il Concilio Vaticano II, considerato una vera rivoluzione copernicana e la fine del medioevo nella liturgia.
Le collezioni dei pontefici
Roma ha un ruolo centrale in questa mostra assieme all’arte, il linguaggio usato dai papi per divulgare e realizzare la propria missione spirituale, il proprio progetto politico. Molti furono i papi collezionisti dell’antico, molti quelli committenti di grandiose opere urbanistiche. Ininterrotto fu il dialogo dei papi con gli artisti e con Roma, profondo il segno lasciato dal alcuni pontefici sulla città romana e sulle vicende storico-artistiche nei 700 anni di storia qui raccontati. È grazie all’attività urbanistica e architettonica di alcuni papi che Roma è diventata icona culturale e centro di esportazione di modelli culturali. Giovanni Paolo II, notando il diminuito interesse degli artisti contemporanei per i temi religiosi, ha affermato che al contrario “la Chiesa ha continuato a nutrire un grande apprezzamento per il valore dell’arte come tale. Questa infatti… ha un’intima affinità con il mondo della fede, sicché, persino nelle condizioni di maggior distacco della cultura dalla Chiesa, proprio l’arte continua a costituire una sorta di gettato verso l’esperienza religiosa” (Lettera di Papa Giovanni Paolo II agli artisti, 1999). Fede e arte, un binomio per l’eternità.