L’Associazione nazionale forense esprime stupore per le dichiarazioni rese dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, al Corriere della Sera. Ingiusto colpevolizzare l’avvocatura per l’eccessiva lunghezza dei tempi nei procedimenti civili.
«Stupisce l’attacco che il vicepresidente del Csm Michele Vietti sferra oggi all’avvocatura, colpevole, a suo dire, di opporsi ingiustificatamente al filtro in appello.
Sarebbe auspicabile che prima di colpevolizzare la categoria degli avvocati per le inefficienze del sistema giudiziario, si desse anche uno sguardo obbiettivo in ‘casa propria’.
Meraviglia infatti che tali affermazioni provengano da una Istituzione che ha compiti ben precisi per quanto riguarda il buon funzionamento della macchina della giustizia, a partire da quell’esigenza di tempi certi e celeri, che purtroppo spesso è proprio la magistratura a non rispettare per prima. Ad esempio basta ricordare i tempi di deposito delle sentenze che quasi mai vengono rispettati».
Così Ester Perifano, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense commenta l’intervento del vicepresidente del Csm Michele Vietti sulle pagine di oggi del Corriere della Sera, “La giustizia civile e i 550 mila appelli”.
«Non abbiamo bisogno di riforme che annichiliscano lo Stato di diritto, ma -continua Perifano – abbiamo bisogno piuttosto che le norme che gia’ esistono vengano applicate e questo, e’ evidente, dipende dalla magistratura, alla quale lo Stato affida questo compito.
Vietti auspica l’operazione ‘scrivanie pulite e senza fascicoli’, con buona pace però del diritto di cittadini e imprese di veder tutelate le proprie ragioni.
Fondamentale l’errore di prospettiva nel quale incorre Vietti, e altri, ed è bene ricordarlo : attualmente in appello vengono riformate ben il 32% delle sentenze di primo grado, il che dimostra che l’appello svolge un ruolo importante.
I sostenitori della giustizia fast vadano a spiegarlo ai cittadini e alle imprese che occorre far presto e che loro fondate ragioni vanno sacrificate perché il modello tedesco impone così.
Il filtro di ammissibilità alla proposizione dell’appello e l’ulteriore restringimento della possibilità di fare ricorso alla Corte di Cassazione di fatto stravolgerebbe il nostro processo, dando una ingiustificata, e ingiustificabile, discrezionalità ai singoli giudici»
«Infine – conclude Perifano – la sortita di Vietti è ingenerosa, perché sa perfettamente che se il sistema non è ancora collassato definitivamente, ciò è dovuto esclusivamente ai 6000 giudici onorari (rispetto ai poco più di 8000 togati), per larghissima parte avvocati, manovalanza a buon mercato, che non hanno diritti e non possono pretendere nulla, eppure mandano avanti, con la loro competenza, uno dei poteri dello Stato.
Forse qualcuno dovrebbe scusarsi».