Le dimissioni di Nicole Minetti stanno in realtà mettendo in luce un caso di giornalismo da manuale. Sono richieste a gran voce da Berlusconi, e poi Alfano, e anche Daniela Santanché giù giù fino alle periferie della decaduta corte berlusconiana. Ma la consigliera resiste per poter avere il vitalizio che scatterà dal prossimo ottobre (ce ne dà notizia nel blog del Corriere Marina Terragni). Ad oggi, e se ne parla già da più di una settimana, nessuno mai, né tv né carta stampata, né video internet fa la sola e banale domanda che valga la pena fare ai politici del Pdl:
“Perché volete le dimissioni di Nicole Minetti?”
Perché non si fanno le domande evidenti? Questo svela un universo di rimozioni, di paure oltre che di complicità. Il quotidiano Repubblica ha passato un intero anno pubblicando ogni giorno: “ le dieci domande a Berlusconi”. Ma fu Miguel Mora, allora corrispondente del quotidiano spagnolo El Pais a fare la domanda più banale del mondo a Berlusconi dopo lo scandalo appena scoppiato dei festini di Arcore: “scusi presidente, perché non si dimette?”. Per il solo fatto di averla posta, e davanti a un parterre di stampa internazionale in occasione del vertice italo- spagnolo alla Maddalena, Mora divenne più famoso di una rock star. Tutti i media italiani cominciarono a intervistarlo come uno che fa le domande, considerandola evidentemente una circostanza davvero speciale. Mancava solo che gli chiedessero “ come hai fatto a pensare una roba così?”
Nell’ultimo articolo pubblicato da Repubblica sulle dimissioni richieste alla consigliera il giornalista non ha fatto cenno al perché queste si stanno chiedendo giacché tutto il Pdl si univa alla voce di Berlusconi: è persona di altissimo livello spessore e cultura, laureata e di madrelingua inglese. E tutti si accanivano contro coloro che ne chiesero le dimissioni allora, per la smaccata incompetenza della ragazza uscita dai balletti di Mediaset e forse dal San Raffaele come igienista dentale. Repubblica ci informa, oggi, che la consigliera avrebbe confidato a un fedele (e mica tanto…) amico che ha “paura di fare la fine di Lady D.” Con questa notizia ci è stato fatto il titolo. Del resto Minetti è perseguitata dai fotografi e operatori con giornalista annesso. Ma non risponde a nessuno. Dice che “non risponde” sulla soglia della porta della pubblica amministrazione, strizzata dentro magliettine di due taglie più piccole, articolando le “o” con le sue labbra spropositate. Anzi minaccia: “ per il bene di tutti non parlo”. Ma non gira affatto i tacchi e se ne va. Ben al contrario di Lady D, resta a favore di ogni telecamera volesse riprenderla in qualsiasi angolo visibile del corpo, ripetendo, quasi canzonando: “non parlo, non parlo” .
Il personaggio da intervistare infatti non è davvero lei. Sarebbe invece il caso che i giornalisti della politica vadano a chiedere ai vari politici del Pdl perché ne vogliono le dimissioni. E soprattutto, perché le vuole proprio Berlusconi. La domanda farebbe sbandare chiunque. Invece nessuno la fa, perché ogni giornalista dà appunto per scontato e considera assolutamente normale che la consigliera ricopra l’attuale carica pubblica come pagamento delle sue prestazioni con Berlusconi.
Prestazioni che vanno dai balletti con i travestimenti, fino all’organizzazione dei festini di Arcore. Amusements che non sarebbero affatto gravi se appunto il prezzo dei divertimenti privati dell’ex premier non fossero stati girati alla collettività che però non ha affatto goduto degli spogliarelli di Nicole (ammesso che ne avesse voglia, le donne in particolare) né delle feste con donne a pagamento, cosa per la quale la consigliera è appunto imputata con l’accusa di “ favoreggiamento e induzione alla prostituzione”.
La normalità dello scambio “divertimento privato e pagamento conferito alla pubblica amministrazione” è ancora più chiara con Libero che dopo aver dato a tutti dei moralisti sfodera, al solito, il colmo del moralismo parrocchiale. Il giornale di Belpietro indugia sul doppio significato della parola “trombare”, come atto sessuale e come licenziamento e li spara come titoli da prima pagina. Così, appena chieste le dimissioni esce con: “Il Cav fa pulizia nel Pdl. Trombata la Minetti”. Chiamando questa “la linea della sobrietà” scelta da Berlusconi per il suo nuovo ingresso in politica.
E perché mai la sobrietà dovrebbe coincidere con l’epurazione di una donna che lo ha fatto divertire e che è stata pagata con i soldi della collettività?
Da parte di Libero arriva quindi diretto e chiaro il messaggio: considerano Nicole Minetti una prostituta e danno credito, a quanto pare, alle accuse dei pm. E, esattamente come i veri moralisti, le pulizie si fanno eliminando le prostitute.
Oltre tutto la parola “pulizia” rimanda appunto alla visione del sesso come qualcosa di sordido. Del cliente non si dà notizia, se non come se si trattasse di una persona diversa da quello che invece si ricandida in politica.
Il verbo “trombare” piace così tanto al moralista Libero (redazione che deve praticare pochissimo e male, come tutti quelli che ne parlano ossessivamente ) che continua nei giorni successivi: “Silvio la vuol trombare ma lei dice di no”. Quindi, prima la tromba “per fare pulizia”, poi “la vuole trombare” di nuovo, ma lei si nega. Fortunatamente non è stata prevista una punizione. Che le viene però comminata dalle colleghe di Arcore come Sabina Began: “non si deve essere ingrate”. Perché mai dovrebbe essere grata Nicole Minetti? Non era competente? Ma la Began si riferiva soprattutto al “culo flaccido” dettaglio sul quale ha fatto sapere di non essere d’accordo.
Il migliore dei fondi di Libero però come al solito è quello di Filippo Facci che scrive un articolo intero su Nicole Minetti e il caso del suo “ trombamento”, sperando, al solito, di annacquare le responsabilità spalmandole sull’universo mondo, e partendo dal ’94. Neanche lui, come previsto, rende noto il perché il Pdl si voglia liberare di Nicole Minetti. Ma il tutto è completato con una foto della consigliera carponi su un lettino e il costume tra le natiche. Il titolo: “ la casta ha la sua pecorina espiatoria, ecco perché condanna la Minetti”.
La notizia dell’ultim’ora invece è l’attività della consigliera: la presentazione in un negozio di Milano di un braccialetto in stoffa con farfalline tricolore. A questo episodio di rilievo il Corriere della Sera dedica un intero articolo. Vediamo la nostra in abito di pizzo bianco circondata da fotografi. Le didascalie sono per lo più: “ la consigliera Nicole Minetti, imputata nel processo Berlusconi presenta un braccialetto tricolore…”. Il fuoco della notizia è ovviamente sul “braccialetto tricolore” e le domande sul suo futuro, come se la sua attività di consigliera fosse appunto una partecipazione a un reality. “Non si sente un po’ presa di mira?” .“Un pochino” risponde l’organizzatrice delle serate da Papi: “ma non mi metto a fare la vittima perché non fa parte di me. Conosco i tempi della comunicazione e dei media e tutto passa, panta rei».
L’unica a avanzare la sola domanda da farsi è stata Marina Terragni sul suo blog del Corriere.
A questa si sono affrettate a rispondere Tiziana Maiolo e Daniela Santanché. Di certo, ancora una volta, non hanno risposto al perché si vogliano le dimissioni della Minetti (che la Santanché aveva pochi mesi fa equiparato a Nilde Iotti) cosa che farebbe inciampare tutti in una catena di contraddizioni senza fine, ma ovviamente per attaccare Terragni in quanto “donna che odia le donne”. E tutti coloro che stanno riprendendo la questione la stanno spostando sulla lite tra donne, che è appunto il naturale seguito socio antropologico delle “trombate” di Libero. Così l’incredibile semiologo Francesco Amadori, numero uno di Coesis Research, che ha capito assai poco dell’universo di segni espressi della società spiega, mancando l’argomento in pieno: “in ogni film si patteggia per l’eroe più debole. C’è una Giovanna D’Arco contro l’Imperatore e l’Impero. Per forza si tifa per la Minetti, fa parte della psicologia umana”. Ma chi sta facendo il tifo? La domanda è perché la vogliono cacciare quelli che l’hanno voluta? Cosa vuol dire? Che è frutto di uno scambio? Se la risposta è sì, con quale faccia ancora si ricandida Berlusconi dopo una truffa a cielo aperto di questa portata? Con quale faccia parla ancora Daniela Santanché? Nessuno è poi ancora andato da Vittorio Feltri a chiedere perché mai avrebbe chiamato la consigliera per suggerire di “non andarsene gratis”.
Soprattutto quando il suo ricatto sarà ancora una volta pagato dai cittadini.