Previsioni che si avverano nella calda estate. In prima serata le teche riescono a farti vedere la luce in fondo al tunnel immerso nel vuoto pneumatico della programmazione televisiva. E allora cerco consolazione nel passato ed ho la certezza che Tony Renis ha sempre e solo cantato “Quando quando quando” visto che appare in rapida sequenza con 6 pettinature diverse ed in varie definizioni televisive ma canta sempre e solo quella canzone, poi vado “In volo con Julio Iglesias” del 1981 ma mi annoio quasi istantaneamente a vedere il bel Julio che non fa altro che sorridere offrendo il suo lato migliore. Non faccio in tempo a dire “ma vaffanJulio” che vengo premiato con una meravigliosa gag di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.
Stagione televisiva 1977-1978: il programma, lo storico, Noi no, Sandra e Raimondo sul divano in perfetto stile anni 70, Raimondo col baffo che legge il giornale e Sandra che gli rompe le scatole chiedendogli attenzioni che lui, assorto, non le dà. E allora lei si cambia d’abito e pettinatura in una irresistibile escalation comica: da femme fatale in lingeria sexy, a liceale in gonnellina e maglietta bianca ripetendo sempre la stessa frase: “Perché non ti piaccio più? E’ perché sono cambiata? Ma se vuoi io posso cambiare ancora ed essere una donna sexy oppure una ragazzina oppure…” Ed è a questo punto che Raimondo, vestito con una salopette blu da operaio e con quel baffo da uomo del sud che adesso invece sa di “Village people” si alza e dice con voce effeminata “cambiata cambiata… e se fossi io ad essere cambiato?” ed esce di scena sculettando un po’.
Confesso di essermi sentito spiazzato: oggi per una gag del genere ci sarebbe stata la crocefissione a mezzo stampa del duo comico in nome di quel “politicamente corretto” che solo nei “Griffin” o in “American dad” va finalmente a farsi benedire e invece nel 1978 si poteva fare, così come “Stryx” mi documenta pochi secondi dopo. Adoro le teche RAI, adoro i programmi come questo (per la cronaca si chiama Techetechetè) e i motivi sono semplici: 1) Nello stesso programma, se la scelta del repertorio e il montaggio sono all’altezza riesci a vedere il meglio dei vari generi televisivi senza doverti sorbire i tempi morti che inevitabilmente ci sono. 2) Fai un viaggio molto interessante all’interno del costume del nostro paese attraverso i suoi migliori artisti 3) Se cambi canale potresti imbatterti nel “Gilettus estivus”.
Il “Gilettus estivus” è un animale molto devoto che va in tour per i principali siti religiosi del mondo: comincia da Pietrelcina dove parla con la voce di Padre Pio per poi passare al santuario della Madonna di Pompei dove invece sente gli angeli o meglio le loro note e non si fa mancare una capatina a Lourdes via treno dove, ringraziando il cielo (e mò nce vo’) per adesso non fa programmi televisivi . Voci non confermate lo vedono interprete della Statua di Santa Rosa in cima all’omonima macchina il prossimo 3 settembre a Viterbo.
Perché l’estate è così, sarà il caldo, sarà l’afa ma c’è una vera e propria vocazione al martirio catodico: e se il “Gilettus estivus” gode addirittura delle attenuanti generiche perché ha il merito di confezionare programmi dove almeno ci sono artisti che cantano su di uno sfondo religioso fisico e concettuale la vera piaga dell’estate sono i premi. Io non riesco proprio a capire la genesi televisiva di un premio. Si, lo so, sono di volta in volta pagati dagli enti locali, da vari gruppi economici o comunque di potere ma, mi chiedo… cosa ci può essere di più noioso e sfrangipalle che vedere una persona ricevere un premio su di un palco? Non stiamo parlando mica degli Oscar ed anche lì, il fatto che ci mettano intermezzi comici e sapide gag qualcosa lo deve pur suggerire no? E visto che di Oscar ce ne è solo uno all’anno vedere lo sguardo atterrito di chi, sudato e distrutto dalla durata infinita di queste manifestazioni, riceve un premio che nemmeno gli interessa è davvero qualcosa che va al di la dell’umana comprensione.
Poche sere fa, ipnotizzato come una zanzara dalla luce blu ho provato a vederne uno per 5 minuti. Lo so, ho rischiato la vita ma se sono qui a raccontarlo vuol dire che 5 minuti sono una soglia sopportabile senza che, almeno finora, ci siano conseguenze visibili (a meno che non sia come in “Ken il Guerriero” e allora mi esploderà un coglione tra tre giorni). Vedere Stefania Rocca condurre da Taormina i “Nastri d’Argento 2012” e leggere dal copione anche le domande più insulse mi ha fatto capire che se il mondo dello spettacolo può sembrare dall’esterno “rose e fiori” è pur vero che ci vuole tanta tanta merda affinché rose e fiori crescano bene e che l’estate è la stagione ideale per spargere il concime. Andalù vi saluta e va a farsi una doccia ma stavolta non si porta via nulla, il “concime” è ancora troppo fresco per poter toccare alcunché.