Mobbing (to mob) è un termine inglese che vuol dire aggressione fatta in massa, nel senso di attacco di gruppo o accerchiamento. Ultimamente se ne parla molto, e in molti si chiedono se sia giusta questa ampia divulgazione, in quanto spesso quando si parla di qualcosa si susseguono effetti a catena, dovuti spesso alla suggestione.
Ma la situazione attuale, in cui il lavoro scarseggia e c’è chi farebbe o subirebbe di tutto pur di mantenerlo, ha reso impossibile il silenzio su questo argomento.

A ben guardare è piuttosto strano che di mobbing se ne parli solo recentemente, infatti il mobbing vi è sempre stato, esso è sempre stato presente sia nella vita del singolo individuo che nel percorso dell’umanità. Sono infatti riscontrabili attività di mobbing sia nelle diverse età dell’uomo che nelle diverse epoche storiche.

Le origini del mobbing nell’individuo
Pensando al singolo individuo è possibile individuare casi di mobbing fin dall’infanzia, già dalle elementari e addirittura dall’asilo; in giovanissime età è possibile scorgere atteggiamenti atti all’allontanamento e all’emarginazione di determinati elementi, considerati poco simpatici, poco affini, diversi, a volte perché fonti di sentimenti negativi quali invidie e gelosie. Tutti abbiamo esperienza diretta o indiretta di quanto possano diventare “cattivi” i ragazzini quando vogliono allontanare qualcuno!
Questi tipi di comportamenti iniziano quindi dall’infanzia, accompagnando l’individuo nelle diverse tappe della sua vita, e proprio per questo col tempo si perfeziona e affina, nell’adolescenza iniziano infatti i famosi “doppi giochetti” tra amici, i quali con l’età adulta, per chi ne ha l’indole, rischiano di diventare più seri.

Le origini del mobbing nella storia
Per quanto riguarda l’umanità se difficile è avere prove certe di mobbing preistorico (la preistoria spesso è paragonata all’infanzia dell’individuo), sicuramente possiamo trovare forme di mobbing nell’antichità. Fu fatto ad esempio del mobbing a Socrate quando si decise di processarlo per empietà e corruzione dei giovani.
Anche gli intrighi dell’antica Roma vedono spesso forme di mobbing, per menzionare personaggi noti, possiamo considerare una forma di mobbing quella che fece Ottaviano nei confronti di Marco Antonio, egli infatti infangò il nome del suo rivale tra gli aristocratici romani, durante la sua assenza da Roma, così da allontanarli da lui e poter godere del loro totale appoggio ai suoi piani per la supremazia.
Per fare un esempio più recente può essere considerato mobbing anche ciò che venne fatto a Napoleone II, il quale dopo la prima abdicazione del padre, Napoleone Bonaparte, fu condotto a Vienna dalla madre, alla corte di suo nonno materno Francesco II; questi era un Borbone, nemico della famiglia Napoleonica, più che ospitare il nipote lo tenne quasi prigioniero, gli impedì di usare il suo nome, ma soprattutto gli impedì di tornare in Francia alla seconda abdicazione del padre, così che Luigi XVIII potè riprendersi liberamente il trono definitivamente.

La storia nostra personale, come la storia dell’umanità contiene tantissimi esempi di mobbing, si potrebbe quasi rileggere buona parte della storia e parte delle nostre esperienze, sotto questo aspetto.

Il mobbing in natura
Non solo il mobbing riguarda l’uomo in tutte le ère, ma anche gli animali. E proprio il termine mobbing, per indicare la volontà di allontanare qualcuno dalla propria cerchia, è stato utilizzato per la prima volta da uno studioso degli animali. Fu infatti Konrad Lorenz (premio Nobel nel 1973), illustre etologo, famoso soprattutto per i suoi esperimenti sull’imprinting che lo portarono a passeggiare con ochette al seguito, ad introdurne nei primi anni 70 dello scorso secolo, questa accezione specifica per il termine mobbing.
Lorenz parlò di mobbing nei suoi studi riferendosi a quei comportamenti messi in atto dagli animali sia per escludere un membro del loro gruppo, sia per respingere un invasore di un’altra specie. Egli fece esempi soprattutto con i volatili (sua grande passione), ma possiamo vedere questi comportamenti nella maggior parte delle specie che prevedono la vita in branco: il leone giovane scaccia quello anziano ma questi prima che lui diventi forte abbastanza per cacciarlo prova a fargli del mobbing. Oppure i lupi: il famoso lupo solitario è in realtà un lupo che è stato mobbizzato dagli altri membri del suo branco.
Il mobbing dunque è il denominatore comune tra uomini e animali per allontanare individui scomodi. Questo potrebbe darci da pensare: che sia la parte animale a venire fuori nei mobber?

Il mobbing nell’epoca attuale
Oggi il mobbing viene inteso quasi unicamente come forma di persecuzione psicologica perpetuata nell’ambiente lavorativo, la gravità della situazione che si va a creare e il turbamento che se ne ricava, ha concentrato questo significato quasi esclusivamente in questo ambito.
Se il termine mobbing con l’intenzione di escludere un membro fu utilizzato le prime volte da Lorenz, quasi due decenni più tardi, a riadattarlo all’ambiente umano e lavorativo fu lo psicologo svedese Heinz Leymann.
Infatti Leymann eseguendo degli studi psicologici in ambito lavorativo, notò comportamenti simili a quelli degli animali descritti da Lorenz, registrando i gravi effetti psicofisici che inducevano nelle vittime perseguitate, e le modalità di esecuzione da parte dei “carnefici”. Leymann definì quindi il mobbing come un tipo di comunicazione ostile, effettuata da una o più persone, volta a vittimizzare un individuo sul posto di lavoro.
Grazie agli studi di Leymann, la Svezia attualmente è diventata un paese molto attento ai soprusi creati dal mobbing, creando delle leggi volte alla sua prevenzione e risarcimento.

Il mobbing in Italia
Leymann negli anni ’90 fece una serie di conferenze sul mobbing anche in Italia, non fu un caso infatti che pochi anni dopo si cominciò a sentire parlare di mobbing anche nel linguaggio giuridico italiano. La prima sentenza in cui comparve questo termine (in Italia) fu quella del 16 novembre 1999, in cui fu riconosciuto il danno biologico ad una lavoratrice relegata ad una posizione umiliante.
Il vero boom, per quanto riguarda l’Italia fu però nel 2002 anno in cui vi fu la pubblicazione degli studi dello psicologo tedesco Erald Ege, tradotti anche nella nostra lingua, i quali definivano il mobbing come una forma di terrore psicologico attivata sul posto di lavoro, effettuata tramite comportamenti ostili, aggressivi e/o persecutori ripetuti, da parte di colleghi o superiori; e prevedevano anche un test per la sua individuazione.
Nonostante il gran parlare che ad oggi si fa su questo argomento, e nonostante i risultati che stanno arrivando dai diversi studi, in Italia tutt’oggi non vi sono leggi che parlino del mobbing come fenomeno a sé stante e lo qualifichino come reato o lo assimilino ad una fattispecie di reato. Come la stessa Cassazione ha precisato, si può discutere di mobbing solo in ambito civile.
Tuttavia l’insieme di leggi a tutela della dignità della persona sul posto di lavoro sanzionano alcuni comportamenti che anche indirettamente danno luogo, di fatto, a situazioni di mobbing. Su tutte, il danno alla professionalità e il demansionamento. Strumenti di mobbing sono, nella realtà, anche reati come le percosse, le lesioni personali, l’ingiuria, la diffamazione, la minaccia, la molestia (anche sessuale).
Inoltre va ricordato che sul datore di lavoro incombe l’obbligo di tutela della saluta fisica e psichica del lavoratore: se a causa del mobbing, qualora questo non venisse impedito dal datore di lavoro, il dipendente riporta un danno alla salute, si può considerare un infortunio sul lavoro con il conseguente diritto al risarcimento dei danni biologici e morali.
Spesso il mobbing è causa di doppio mobbing, ma di questo parleremo nei prossimi articoli, in cui vedremo anche quali sono i danni creati dal mobbing, come nasce il mobbing e perché.
Nel frattempo potrebbe tornare utile pensare al mobbing come ad un atteggiamento bestiale, talvolta infantile, che nessuno di noi può mettere in atto senza provarne sulla propria pelle le conseguenze: nel mobbing non esistono vincitori, ma solo diversi modi di perdere.

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