Lassù qualcuno non la ama proprio l’Isvap. A leggere le relazioni dei disegni di legge presentati in Parlamento, si parla di ente inutile, di essere stato incapace di tutelare gli interessi dei consumatori e il loro diritto di avere tariffe ragionevoli per le assicurazioni nel settore automobilistico, di essere un caso tipico di cattura del controllante da parte degli interessi controllati e via dicendo. A risolvere comunque la situazione è arrivato il decreto 95/2012 che, fondendo isvap con Covip ne fa un unico ente. A patto che il decreto venga convertito nel testo di Palazzo Chigi.

È entrato in vigore il 7 luglio 2012 il decreto 95/2012 che prende il nome di Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini. Una pubblicazione in Gazzetta da record (segno evidente che il Quirinale conosceva le misure ed era in sintonia con l’azione di Governo), dopo la discussione fiume del Consiglio dei ministri di giovedì 5 luglio che si è protratta fino all’una di notte, anzi della mattina di venerdì 6 luglio.
Le norme sono in vigore, quindi già da sabato 7 luglio ed entro 120 giorni nascerà il nuovo istituto di vigilanza che si chiamerà Irvap, dalla fusione di Isvap e Covip.
Prima di questi 120 giorni, però il decreto dovrà attraversare il vaglio del Parlamento dove, con molta probabilità rispetto alla cancellazione dell’Isvap non succederà niente; resta il fatto però, che il provvedimento dovrà passare prima al Senato, poi alla Camera e, se non verrà modificato, diventerà legge, altrimenti dovrà tornare al primo ramo del Parlamento per l’approvazione definitiva entro sessanta giorni dalla sua entrata in vigore, pena la decadenza di tutte le norme.

Quindi riassumendo: il testo viene presentato in uno dei due rami del Parlamento che lo discute e lo invia all’altra camera. Se il testo in questo secondo passaggio non viene modificato, è approvato definitivamente e quindi con la pubblicazione in Gazzetta diventa legge dello Stato. Nel caso in cui anche il secondo ramo del Parlamento dovesse apportare modifiche, il decreto deve ritornare in terza lettura all’altra camera sempre per l’approvazione definitiva SENZA MODIFICHE altrimenti si va in quarta lettura e così via.
Se la navetta, così viene chiamata la “spola” tra un ramo e l’altro del parlamento che ogni disegno di legge deve fare, impiega più di sessanta giorni il decreto decade, ecco perchè a differenza di un disegno di legge ordinario, il decreto legge ha una corsia preferenziale e tempi di discussione ristretti.
Ora, contando che di mezzo ci sono le vacanze estive (e i parlamentari, si sa, ci tengono al riposo ferragostano) e che il decreto va approvato entro i primi di settembre, non è detto che tutti i passaggi vengano oompletati in tempo.
Non a caso per la fusione Isvap-Covip il tempo di scarto dato è di 120 giorni, giusto giusto il tempo per presentare un altro decreto legge in caso il primo fallisse…

Ma in Parlamento di soppressione dell’Isvap se ne parlava da diversi anni.
Tutti i disegni di legge in materia di Isvap (prevalentemente quindi in tema di cancellazione dell’istituto) sono stati presentati ad inizio legislatura ma nessuno ha mai iniziato l’iter in Parlamento.
Quello che invece fino alla notte tra giovedì e venerdì 6 luglio era realtà era l’articolo 36 del decreto “Salva Italia” convertito dalla legge 214/2011 che prevede in particolare il divieto a titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e controllo e ai funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nel mercato del credito assicurativi e finanziari di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti. Per riassumere il tutto in un termine, il decreto ha inserito il divieto di interlocking, una norma che si è poi verificata di non facile applicazione, tanto che sia la Banca d’Italia che la Consob che l’Isvap hanno pubblicato le linee guida ciascuna per il proprio settore di competenza per valutare la possibilità di cariche incrociate in violazione della legge.
Ma torniamo ai progetti parlamentari.
I provvedimenti che in particolare chiedono espressamente la cancellazione dell’Istituto sono quattro: due al Senato (ddl 531 presentato dai senatori Perduca e Poretti e ddl 705 della senatrice Leddi) e due alla Camera (ddl 1063 Bernardini e ddl 653 D’Antona) presentati da esponenti del Partito Democratico.
Tutte iniziative presentate ad inizio legislatura volte a contenere i costi della politica, delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni. Le relazioni di accompagnamento ai ddl parlano chiaro (i testi sono leggibili tra i documenti allegati): “si susseguono, dice la relazione al ddl D’Antona, le inchieste giornalistiche sulla Stampa sia nazionale che locale e si moltiplicano le notizie che destano nella pubblica amministrazione sconcerto e reazioni anche forti”. Erano infatti passati poco più di tre anni dalla pubblicazione del libro di Cesare Salvi e Massimo Villone “Il costo della democrazia”, erano gli anni del successo del libro di Rizzo e Stella sulla “Casta”.
Via libera allora alle iniziative per la lotta agli sprechi, ben sapendo, però, che quando si tagliano degli enti, le competenze che fino al giorno prima erano a questo devolute, dovrebbero passare a qualcun altro.
Ed è qui che il gioco si fa complicato. Tre disegni di legge (D’Antona, Bernardini e Perduca) propongono di sopprimere l’Isvap, ritenuto appunto incapace di tutelare gli interessi dell’utenza a fronte del formarsi di veri e propri cartelli da parte delle società del settore (“Un caso tipico di cattura del controllante da parte degli interessi controllati” dicono praticamente all’unisono le relazioni) per trasferire tutte le funzioni all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato.
Ora non è certo il caso di aprire qui un dibattito sulla capacità dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato di tutelare gli interessi dei consumatori, ma lasciamo immaginare a chiunque abbia in minimo di capacità critica quello che succederebbe se si trasferissero dall’oggi al domani le competenze dell’Isvap all’Agcm (per chi volesse, sull’argomento c’è sempre l’articolo di Golem “A che servono le autority?”).
Un solo disegno di legge, quello presentato dalla senatrice Leddi (che si intitola Disposizioni in materia di credito al consumo e di vigilanza sulle assicurazioni private), propone di sopprimere l’Isvap e di devolvere le competenze alla Banca d’Italia (la storia e le competenze di Bankitalia le trovate riepilogate in un documento correlato a questo articolo) e alla Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob).
Una iniziativa più tecnica e dettagliata, questa della Leddi che “dedica” al trasferimento due articoli e definisce anche una disciplina per le norme transitorie, che partendo appunto da un approccio economico toglie all’istituto la componente creditizia, trasferendo le politiche in materia di assicurazioni, tutela del risparmio e rapporti con le autorità del settore alle autorità di controllo prettamente economiche.
Ci sono poi i provvedimenti come quello dell’Italia dei Valori che chiede una commissione parlamentare di inchiesta sull’operato dell’Isvap e quello dell’ex Guardasigilli ed ex viceministri alle Infrastrutture Roberto Castelli (Lega Nord) che propone di riservare all’istituto la materia per la riserva tecnica per gli investimenti.
In altre parole l’Isvap dovrebbe stabilire le condizioni alle quali le imprese autorizzate all’esercizio delle assicurazioni possono utilizzare a copertura delle riserve tecniche attivi costituiti da investimenti nel settore delle infrastrutture stradali ferroviarie portuali, aeroportuali ospedaliere delle telecomunicazioni e della produzione e del trasporto di energia e fonti energetiche. Sembra apparentemente complicato in realtà non lo è.
Quello che invece appare molto chiaro è che tutti in Italia chiedono a gran voce semplificazioni e tagli, sull’onda dell’emozione si presentano iniziative che non trovano mai una via di approvazione e al contrario ci si ritrova a fare i conti con leggi complicatissime e di difficile applicazione.
Ancora una volta in maniera gattopardesca si chiede di cambiare tutto per non cambiare niente. Questa sì che è una caratteristica tutta italiana (oltre a quella di vincere le partite di calcio contro la Germania).

Camera dei deputati, proposta di legge n. 653, Norme per la soppressione di enti inutili, aprile 2008
Senato della Repubblica, proposta di legge n. 531, Norme per il contenimento dei costi della politica e della pubbliche amministrazioni, maggio 2008
Senato, proposta di legge n. 705, Disposizioni in materia di credito al consumo e vigilanza sulle assicurazioni private, maggio 2008
Camera dei deputati, proposta di legge n. 1063, Norme per il contenimento dei costi della politica e delle pubbliche amministrazioni, maggio 2008

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