Il “gruppo dei venti” nasce nel 1999 con l’intenzione di creare una piattaforma di dialogo tra le 20 economie (19 più l’Unione Europea) più grandi in termini di PIL, la cui somma complessiva ammonta a circa l’85% del totale mondiale. Ai summit partecipano i ministri delle finanze ed i governatori delle banche centrali, mentre solo a partire dal 2008, in seguito all’esplosione della crisi finanziaria, sono stati organizzati incontri per capi di stato e di governo. L’idea originaria era di dare più spazio ai paesi cosiddetti “emergenti”, le cui economie sono cresciute in modo esponenziale durante gli anni ’80 e ’90. Il G20 si sovrappone al G8, piattaforma più ristretta che sta progressivamente perdendo d’importanza.
La presidenza del G20 viene affidata ogni anno ad un paese diverso sulla base di uno schema predefinito. Data l’assenza di una struttura segretariale stabile, il paese nominato ha dunque l’onere di ospitare il summit annuale e di organizzare i lavori preparatori, sulla base dei temi che si vogliono affrontare. La predominanza delle questioni economico-finanziarie richiede la partecipazione ai lavori delle principali istituzioni internazionali (quali FMI, Banca Mondiale, ONU, OCSE). A seconda del tema trattato è possibile inoltre far partecipare i ministri competenti, come ad esempio sulle questioni del lavoro, oppure invitare rappresentanze di Stati non membri.
Le risoluzioni approvate in modo unanime dal G20 hanno un generico effetto d’indirizzo politico, non potendo incidere direttamente nelle legislazioni nazionali. Lo scopo sostanziale è di mettere in pratica azioni il più possibile coordinate, ad esempio attraverso l’aumento concertato della liquidità globale per fronteggiare la crisi economica oppure in merito alla regolamentazione dei mercati finanziari.
Sono molte le critiche rivolte verso il G20, soprattutto sul piano dell’esclusività della partecipazione. In altre parole, l’istituto è accusato di essersi arrogato il diritto di prendere decisioni unilaterali, che influiscono anche sulle economie dei paesi che non ne fanno parte. Il caso della Norvegia è esemplare: non facendo parte dell’Unione Europea, il paese scandinavo non è rappresentato nemmeno indirettamente, nonostante sia uno dei maggiori finanziatori di altre istituzioni internazionali. Secondo molti paesi, infatti, il ruolo svolto dal G20 in termini di governance economica globale dovrebbe essere svolto da una struttura delle Nazioni Unite, istituzione ampiamente riconosciuta e caratterizzata da elementi di rappresentanza politica.
I paesi membri del G20 sono: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia, Unione Europea. (luigi borrelli)