Perfino Bersani si è accorto di una società in cambiamento profondo. E quindi, anziché proporre per il Consiglio di Amministrazione Rai una rosa di nomi, magari anche femminili ma ben gestibili, si è lasciato convincere dalla “scelta dal basso” della società civile.
Sono partite nei giorni passati migliaia di lettere da Lettera 21 e Moveon. E la società civile avrebbe espresso le sue preferenze. Prima tra tutte Lorella Zanardo.
In realtà l’hanno scelta le donne in rete. Giacché moltissime donne non avendo appunto per sovrabbondanza di vallette uno spazio chiaro all’interno dei media, frequentano e si esprimono molto in rete. Che poi coincide anche con quello che sarebbe la vera comunicazione di oggi.
Si tratta di associazioni di vario genere e complessità, con delle differenze notevoli tra di esse, ma unitamente da anni ripetono: noi non siamo rappresentate da nessuna parte nei media, potreste per favore tenere conto dei cambiamenti sociali? E’ possibile che vediamo solo vallette e poche altre? Perché fate vedere sempre gli stessi ruoli?
Proteste che in genere sfociavano in un convegno e in una bella dichiarazione di una ministra e qualche articolo sul moralismo.
E questo fino al web documentario “Il corpo delle donne” (potete vedere il documentario correlato a questo articolo, nella colonna a destra).
Come è noto a molti, Lorella Zanardo, proposta come membro del Cda Rai, ne è l’autrice . Trenta minuti di montato veloce delle immagini più salienti della televisione italiana e del modo in cui la donna viene rappresentata. Il testo è efficace e soprattutto non assertivo. Il suo è un domandare continuo a chi guarda: ma le donne sono così come ce le fanno vedere da almeno una trentina di anni?
La benvenuta liberalizzazione dei costumi avvenuta negli anni’70 diventata mano a mano monopolio del marketing si è trasformata in una sorta di imposizione pornografica alla quale aderire in caso di vendita di qualsiasi prodotto. Figurarsi in caso di Grande Fratello o derivati, trasmissioni appunto pensate per vendere cose. Che a loro volta si devono vendere agli investitori. Ma se per il sovrano ricco e potente erano previste grandi libertà, mai come negli ultimi dieci anni si è assistito a tanto controllo dei corpi – in particolare quello delle donne – e della sessualità. Quindi: no all’eutanasia, no alle staminali, no ai matrimoni tra gay, no alla 194…Un controllo senza fine al quale fanno da sorprendente contraltare le indignazioni per il velo islamico considerato una forma di imposizione subita dalle musulmane. Il che potrebbe forse essere vero. Ma in realtà è diventata una scusa per ribadire l’intolleranza all’immigrazione. Altro fenomeno di controllo non indifferente esercitato sempre dal governo delle libertà.
Il documentario di Zanardo totalmente autofinanziato venne semplicemente caricato su internet. Era inoltre l’epoca delle ministre veline e delle feste di Arcore, e le reazioni all’epoca furono enormi. Sicuramente ci fu una grossa componente di tipo moralista proposta da Repubblica, ma che un Presidente del Consiglio lasciasse il paese alla deriva e inserisse nell’amministrazione della res pubblica i suoi sollazzi, da far pagare poi ai cittadini, questo sollevò una bolla di disgusto senza precedenti, in almeno metà paese. Gli argomenti a favore delle gesta di Berlusconi si risolvevano appunto in accusa di “moralismo” e declinazioni del concetto, con punte fantasiose: “ chi non si compiace delle feste del capo non ama la bellezza”. E così via.
Il web documentario di Zanardo si inserì in questo contesto, e senza dirlo esplicitamente metteva in luce come anni di monopolio di immagini del corpo delle donne, sempre mostrate in una condizione di “vendita” o di adescamento ammiccante, avesse delle valenze politiche rilevanti.
E alla luce delle occupazioni di oggi nate per contrastare la nuova mappatura delle privatizzazioni, l’ immaginario nazionale non può più essere dominato dagli stessi argomenti gestiti dalle stesse persone. La candidatura di Lorella Zanardo è quindi perfettamente in linea con le istanze proposte dalla rete di occupazioni che si sta diffondendo nel mondo, e in Italia con le occupazioni dei teatri, in difesa della “ cultura bene comune”. Come l’acqua, come l’aria. Che non significa cancellare il “ consumatore” ma attraverso un orizzonte creativo diverso, individuare e intercettare i cambiamenti. E pertanto le immagini (prevalentemente femminili per la vendita) non possono servire solo a multinazionali e a editori televisivi o cordate di varia natura con la sola preoccupazione di non irritare il Vaticano, che deve esercitare, appunto il suo, ennesimo, controllo.
Gad Lerner (la cui trasmissione non fa più del 3% ) invitò Lorella Zanardo a parlare del documentario che forniva un diverso ordine a quelle montagne di pezzi di carne, di sesso e di stupidità che stavano colonizzando in quei mesi il dibattito politico.
Il maggior merito dell’autrice però sta nell’aver fatto del suo successo un espediente di impegno civile che si concretizza, quotidianamente, nell’educazione alle immagini tv nelle scuole, oltre a animare un blog, “il corpo delle donne” tra i più seguiti in rete. La sua attività mira a portare gli adolescenti alla consapevolezza del messaggio di massa, in attesa che qualcosa cambi, che le multinazionali si rendano conto che ridurre un’immagine femminile alle sole parti sessuali non fa necessariamente vendere di più, che le energie e il desiderio che servono poi anche a comprare e consumare, non passano attraverso un’imposizione pornografica.
E’ quindi precisamente il suo impegno in questo senso, che dura da anni, che ne hanno determinato il successo della candidatura.
I detrattori ovviamente non sono mancati. E non importa che ve ne siano, ma sono dei notevoli indicatori dello stato di malattia della nazione. Dei membri del Cda proposti, tutti meravigliosa espressione delle lottizzazioni e di ogni casta, l’unico nome che desta scandalo è proprio quello di Zanardo. Il Foglio il cui direttore sappiamo quanto poco tenga alla libertà delle donne tanto da aver fatto una battaglia politica contro l’aborto e una a favore di Berlusconi che paga minorenni, pubblica in prima pagina un lungo articolo di Guido Vitiello, che prima se la prende con la giornalista Marina Terragni, e critica il sostegno che dà alla candidatura di Zanardo nel suo blog, e poi se la prende con il documentario “Il corpo delle donne”, riproponendo ancora una volta il grande cavallo di battaglia della destra, cioè “ siete moralisti”, che è l’ultima delle aggettivazioni possibili per quel documentario che parlava di tutto fuorché di morale. Guido Vitiello dice pure : “ il patto di genere non è un patto di genere perché il corpo (elettorale) delle donne non è stato scrutinato, e quel “ tutte per una” è un’annessione abusiva, una finzione retorica. Ergo il patto è degenere e ha a che fare semmai con fazioni, cordate…”. Poi se la prende con la rete che la vota dicendo che è entità astratta. Verissimo. Senonché la candidatura di Zanardo non è fatta dalla rete ma attraverso la rete, da parte di associazioni di cui appunto il giornalista non può sapere nulla. La rete non è sempre un’entità astratta. Come nel caso delle primavere arabe, dietro, ha delle persone che hanno un impegno civile. E quindi è appunto un mezzo.
Non solo, se per la tv è possibile che si rappresenti un solo, due al massimo, modelli di donna, il Foglio, che riassume mirabilmente il panico di molti, non prevede affatto che una donna vada alla Rai a ricordare appunto la complessità dell’elettorato femminile, e della cittadinanza.