Da circa un anno pende una pesante spada di Damocle su molte discariche italiane e in particolare su una delle più grandi d’Europa, Malagrotta, dove finiscono i rifiuti della Capitale: la comunità europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia perché le discariche non rispettano le leggi a tutela dell’ambiente e, in particolare per il caso di Malagrotta, il rifiuto viene sversato negli impianti “tal quale”, cioè non trattato adeguatamente.

Intanto a Roma è emergenza da un anno, con un commissario che ha lo specifico compito di scegliere i siti delle nuove discariche: tra inchieste della magistratura, denunce e proteste di politici e attivisti, si sono susseguiti diversi annunci, ultimi quelli del neo-commissario per la cosiddetta emergenza “post-Malagrotta”, Goffredo Sottile, entrato in gioco dopo le dimissioni del Prefetto di Roma dalla carica di commissario straordinario.
Intanto si dimenticano le vere emergenze: in primo luogo la raccolta differenziata insufficiente per cui si potrà essere oggetto di nuove procedure di infrazione. Un problema strettamente connesso alla questione discariche e inceneritori, che con un’alta percentuale di differenziata sarebbero meno inquinanti. In secondo luogo, come ha ricordato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini alla stampa, “l’Europa più che imporci di trovare nuovi siti per la discariche, ci impone di non conferire in discarica rifiuto non trattato”. In pratica, l’altra emergenza è quella di creare nuovi impianti di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti.

RIANO E CORCOLLE: DA PECORARO A SOTTILE, IL TRAMONTO DELL’IPOTESI RIANO
Inizialmente erano sette i siti a essere presenti nella rosa del “toto-discarica”, che non è un nuovo gioco di scommesse clandestino a cui partecipano politici, imprenditori e faccendieri vari che vorrebbero speculare sul ciclo dei rifiuti, ma semplicemente la serie di annunci e scelte sostenute da varie combinazioni di convergenze politiche più che tecniche. Un fenomeno che alcune testate hanno definito anche la “telenovela” Riano-Corcolle, telenovela che fortunatamente sembra finita almeno per queste due località.
Infatti, circa un anno fa, quando era l’allora commissario straordinario per l’emergenza rifiuti a Roma e provincia, il prefetto Giuseppe Pecoraro, a dover scegliere dove si sarebbero raccolti i rifiuti di Roma, sia il sito del comune alle porte di Roma, Riano (dove si trovavano due aree, quella scelta in un primo momento denominata “Quadro Alto” e una seconda, “Pian dell’Olmo”), che quello tra Roma e Tivoli, cioè Corcolle, erano presenti in uno studio della regione Lazio. Un’analisi che, nell’ordinanza sullo stato di emergenza proclamata dal governo Berlusconi e “raccolta” da quello di Monti, era presa come punto di riferimento per i siti che dovevano “tamponare” Malagrotta che doveva chiudere immediatamente.
Ma non è andata così!
Quello studio, attualmente finito in un’inchiesta giudiziaria dopo la denuncia dei Verdi che avevano dimostrato come fosse stato “copiato e incollato” almeno parzialmente da un progetto di Cerroni, presentava errori (anch’essi copiati e comuni al progetto di Cerroni) e lacune che gli stessi protagonisti dell’emergenza paradossalmente hanno criticato: a cominciare da Pecoraro che ha dichiarato più volte come nessuno dei siti suggeriti dalla regione fosse ottimale e che tutti presentavano problemi dal punto di vista dei vincoli ambientali, archeologici e idrogeologici.
A Corcolle, alla rivolta oltre la cittadinanza partecipa anche il mondo della cultura e addirittura… l’aristocrazia: il principe Barberini è stato uno dei leader della protesta contro la discarica a pochi passi da Villa Adriana, patrimonio dell’UNESCO. Il commissario Pecoraro, spalleggiato soprattutto dalla Polverini, si è poi dimesso dopo che perfino il ministero dell’Ambiente e quello dei Beni culturali, per mesi, avevano espresso il loro parere negativo su quel sito.
“Sarebbe come fare una discarica di fronte alle piramidi”, spiegava Barberini mentre si contrapponeva idealmente con un altro aristocratico, il principe Boncompagni Ludovisi che, proprietario dei due siti di Riano, aveva già un accordo con il “re” dei rifiuti romani, Manlio Cerroni.
Scartati Corcolle (che invece per la Polverini, ma non per Alemanno, è ancora in ballo) e il primo sito di Riano su cui la provincia non sembrava porre veti e che pareva potesse accontentare tutti, è spuntato il secondo sito a Riano originariamente incluso nel discutibile studio regionale.
I cittadini hanno organizzato diversi blocchi stradali che oggi sono stati sospesi: dopo un’intervista a radio vaticana del neo-comissario Sottile, anche il sito Pian dell’Olmo sembra scartato definitivamente.

GLI ULTIMI FAVORITI PER IL TOTO-DISCARICA: APERTE PROTESTE E SCOMMESSE
Ci sono almeno altri tre siti che potenzialmente ospiteranno la discarica di Roma (oltre a un’altra decina che sarebbero inclusi in un nuovo studio della Provincia):

1) Monti dell’Ortaccio che già si trovava nello studio della regione Lazio, che sarebbe su un’area già compromessa per la vicina presenza di Malagrotta e che ricade nella ragnatela di Cerroni;

2) Pizzo del Prete, ipotesi scartata da Polverini che si dice ancora favorevole a Corcolle, e anch’esso compreso nello studio regionale, dove si dovrebbe costruire anche un inceneritore e per cui ci sarebbe un’asse Sottile-Clini con l’intento di costruire una discarica definitiva (le altre avrebbero dovuto solo tamponare l’emergenza Malagrotta, anche se siti come quello di Corcolle sembravano configurarsi, per l’estensione, come una discarica definitiva)

3) infine, tra i siti più quotati in questi ultimi giorni, c’è anche quello di Monte Carnevale che vanta il parere favorevole del ministro Cini che, però, era d’accordo anche su Pian dell’Olmo, pur ammettendo con la stampa che non fosse “il sito migliore in assoluto, ma migliore tra quei sette. Io però- aggiungeva – non faccio il commissario straordinario”.

Intanto il commissario straordinario Sottile si dice favorevole a esportare l’immondizia all’estero e in altri impianti italiani, chiarendo però che questa decisione spetta all’amministrazione comunale. Aggiungendo tuttavia che “se non ci sarà una linea comune tra gli enti locali deciderò di imperio”.

Questo il bilancio di un anno di emergenza: in un anno non si è riusciti a decidere nemmeno dove localizzare la discarica, provvisoria o definitiva che sia, e ci si dimentica che questo anno di inerzia e titubanze gestionali ha avuto dei costi: quelli per conferire immondizia non adeguatamente trattata a Malagrotta per il piacere di “benefattori” vari e con il rischio di pesanti multe, quelli ambientali che durano secoli, quelli per pagare consulenti che poi si trovano nelle società che avviano i lavori nei siti appena scelti e quelli per studi regionali che si rivelano copiati e pure male!
Come si può avere la credibilità per imporre scelte così delicate a qualsiasi popolazione? Con quale coraggio si potrà dire “faremo una discarica sotto casa vostra, ma non avete nulla di cui preoccuparvi, tutto sarà a norma”?

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