Come uscire dall’empasse? E’ l’interrogativo al quale eravamo rimasti.
Credo di non poter essere tacciato di presunzione se dico la mia da cittadino, avvalendomi di facoltà costituzionalmente riconosciute e garantite; poi, ovviamente ognuno può criticare se ritiene, e pensarla come vuole.
Occorre certamente acquistare CREDIBILITA’. Molta strada è stata fatta in questo senso dal Governo Monti; ricordiamoci che muoviamo da un punto di partenza dove Sarkozy e la Merkel (indelicatamente) avevano riso in faccia al rappresentante dell’Italia, e dove era stato dato dal delegato italiano (allegramente) del kapò di lager nazista ad un esponente europeo a Bruxelles (tralasciando le corna nella fotografia ufficiale del vertice UE, l’abbronzatura di Obama, le urla nell’orecchio della Regina d’Inghilterra, ecc.); ma assolutamente non basta.
Un Governo che non abbia il consenso indiscusso degli Italiani non può fare molto.
Prendiamo ad esempio l’arcinoto problema dei NO TAV in Val di Susa; io non esito a dire che il problema di fondo non è tanto il dilemma sulla ferrovia in sé: “E’ utile? Bisogna continuare per gli accordi internazionali presi?” Oppure “Ormai è superata; gli accordi internazionali possono essere rivisti”; “E’ effettivamente così devastante per il territorio come si dice?” Oppure “I danni ecologici sono ridotti, inoltre si può porre rimedio ad essi”.
Il vero problema è che non c’è STIMA nell’INTERLOCUTORE. I contestatori hanno sempre pensato ai governanti come a degli intrallazzatori che cercavano di trarre propri profitti dall’operazione; che non avevano nessuna conoscenza tecnica effettiva della situazione e che circa l’utilità o meno dell’opera erano digiuni, oltre che assolutamente strafottenti. I governanti si sono sempre chiusi a riccio, facendo leva su una apparente (ma rognosa) benevolenza verso le “solite” testa calde, dietro il paravento della illegittimità della contestazione e del rifiuto ad avere qualsiasi serio approccio con chi era contrario all’opera stessa.
In queste condizioni si comprende bene come quello che manca non è il “tavolo delle trattative”, ciò che manca è proprio l’identificazione dei soggetti in contrapposizione ideologica come tali, quindi di coloro che dovrebbero sedersi a quel tavolo.
Ora un Monti non può togliere le castagne dal fuoco. Rappresenta forse lui la volontà popolare? I suoi tentennamenti, i suoi frequenti “ni” vanno visti in quest’ottica che lo vede relegato, come si è detto, al ruolo di “contabile”; tanto è vero che, a proposito dello scandalo delle partite truccate nel calcio, che cosa ha tirato fuori? Che sarebbe opportuno “fermare” il calcio per tre anni. Certo la matematica non è un’opinione (se blocchi le crociere, non ci sono più “inchini” alla Schettino, se blocchi l’accesso a Internet, non ci sono più siti porno, se blocchi la produzione di autovetture, non ci sono più incidenti stradali); ma tutte le abitudini, il contesto di sport nazionale attorno al quale gira il mondo del calcio, il mantenimento dei livelli di eccellenza nei confronti dei club calcistici esteri, la nazionale, i campionati, l’enorme indotto, le prospettive future?
E’ giunto il momento di andare oltre il Governo Monti.
Siamo dotati di un Governo tecnico perché i sovrabbondanti, costosissimi, strapagati onorevoli, “nominati” dai Partiti, e del tutto sconosciuti e indifferenti agli elettori, che affollano il Parlamento, quegli stessi che ignorano la più elementare terminologia delle materie di cui si devono occupare (come ad esempio: spread, PIL, debito pubblico, ecc.), e che parlando tra loro, ignari di essere ripresi, affermano che l’unica preoccupazione è quella di raggiungere la durata della Legislatura necessaria per maturare il “vitalizio” (obiettivo che di riffa o di raffa, sono, poi, riusciti a perseguire), non sono stati capaci di esprimere un Governo rappresentativo per il Paese.
A mio avviso il sistema Paese ha perduto un’occasione irripetibile di trovare una soluzione di grande prestigio alla situazione di stallo in cui si era trovato l’Esecutivo, senza bisogno di ricorrere, nonostante la carretta scassata alla quale è ridotto il nostro Parlamento, al Governo tecnico.
Sarebbe stato sufficiente riconoscere, da parte dell’entourage berlusconiano, l’impossibilità di proseguire nell’attività di Governo, essendosi determinata una situazione di sfiducia delle Camere, varare una nuova e soddisfacente legge elettorale, ed una disciplina equa e cristallina del conflitto di interessi, con tutta la tempistica e l’attenzione occorrenti, atteso che, nel frattempo, sarebbe comunque proseguita l’ordinaria amministrazione necessaria, e si sarebbe continuato a rispettare gli impegni internazionali; dopo di che si sarebbe andati alle elezioni, rinnovando così effettivamente e con piena rispondenza alla volontà dell’elettorato, la conduzione del Paese. Ma ciò non è stato possibile perché il nostro ex Premier si comprava gli Scilipoti in Parlamento, come i peperoni al mercato, e alla fine si è giunti a questo.
Ora quel treno è definitivamente perso; per fortuna il Capo dello Stato ci ha salvati da un ritorno alle urne con la legge elettorale invariata e il conflitto di interessi in tutta la sua floridezza, che avrebbe provocato il riaffermarsi dell’Incubo degli Italiani che, questa volta, rafforzato, si sarebbe trasformato nel De Profundis degli Italiani.
Il Governo Monti è stato, probabilmente, il male minore, il risultato possibile, secondo le regole classiche della politica, nel significato puro del termine.
Ora anche da qui bisogna schiodarsi, nei tempi tecnici necessari; ma non si può prescindere, prima, dal portare a termine alcune cose.
Non si può andare oltre poche cose, ma quelle cose sono ASSOLUTAMENTE NECESSARIE e c’è il tempo per farle. E così, ormai, bene o male, tiriamo avanti fino al naturale termine della Legislatura.
Circa le cose da fare, parlo, ovviamente, della NUOVA LEGGE ELETTORALE e della DISCIPLINA del CONFLITTO di INTERESSI, che tutto il popolo italiano reclama insistentemente, a prescindere dallo schieramento politico.
E’ il Parlamento che deve muoversi, ma il Capo dello Stato deve spronarlo. E’ l’ultimo suo grande intervento prima della fine del settennato. Come tutti sanno l’anno prossimo ci sarà l’ingorgo istituzionale; si rinnoveranno contemporaneamente le Camere e la carica di Presidente della Repubblica.
Napolitano dopo aver fatto tanto non ci può abbandonare così, e il Governo Monti deve determinare tutte le condizioni perché queste normative vengano varate in tempo utile, prima delle prossime elezioni.
Dopo ci sarà un nuovo legittimo Parlamento che avrà tanti compiti, ma prima di tutto eleggere il nuovo Capo dello Stato, questo è certamente fondamentale, ma ancora di più, ed ecco perché tutti gli Italiani devono stare attenti e concentrati, la vigilanza democratica deve essere rigorosa, esprimere un nuovo Governo che abbia il prestigio e la credibilità occorrenti per trattare e operare con successo sia in ambiti internazionali, che in questioni spinose come la ferrovia in Val di Susa, il Calcioscommesse ecc.
Poi dovrà finalmente mettere mano a quelle riforme attese da oltre 20 anni, tanto che il nostro Paese è ridotto, ormai ad un’arida terra predesertica. Non c’è più tempo ormai, questa è l’ultima occasione: o prevarrà la siccità e il deserto, ma la storia non si fermerà, con tutto quello che ciò comporta, quindi, anche in termini di tensioni sociali; o finalmente ci sarà l’acqua, si spera in abbondanza, di nuovi assetti: Giustizia, Istruzione, Burocrazia, Famiglia, Fiscalità, Ripresa dell’Economia e dell’Impresa, Polizia, Esteri e così via.
Si può forse legittimamente auspicare che si ritorni ai tempi in cui le leggi venivano discusse in Parlamento e non si vada avanti a botta di “voti di fiducia” perché gli Onorevoli sono così imbastarditi da non saper affrontare un discorso, un confronto, ma saper solo dire “sì” o “no”, a seconda di quello che viene loro richiesto, senza sapere neanche su che cosa si vota.
Personalmente, a proposito di acqua, io auspico che in primo piano ci sia, per tutto quanto esposto nel precedente articolo e in questo, circa il fiato corto che abbiamo in tema di Democrazia, la grande fontana dell’insegnamento, ma serio e profondo, a tappeto, con intensità e passione, fin dalle prime classi delle Elementari, di che cosa è la DEMOCRAZIA, che grande valore abbia, come si debba sempre lottare per difenderla ed ampliarla, mai perderla di vista e mai darla per scontata.
Noi tutti e non solo i Governanti, i Parlamentari, Amministratori e comunque “addetti ai lavori”, dobbiamo tutto ciò alle generazioni che verranno, al Futuro, e a questo nostro Paese, saccheggiato, stuprato, malmenato, trafitto, sbugiardato, ridicolizzato, dove si traffica sottobanco per non far pagare l’ICI ad una potente lobby sacerdotale, che mostra minacciosi strali e, contemporaneamente, veste i panni del Poverello di Assisi per tendere la mano e piatire l’8/1000; dove spariscono 50 milioni di € dalle casse di un partito, al quale dalle tasche degli italiani erano arrivati, di cui nessuno si era accorto, mentre fioriscono i suicidi, le cadute psicologiche e sociali, i fallimenti per qualche migliaio di euro, o poche decine di migliaia; dove un partito dà 2 milioni di € ai terremotati come carità, ma li aveva ricevuti (come tutti gli altri partiti) in previsione di doverli poi devolvere a qualcuno per carità (o era un sardanapalesco privilegio sulle ossa rotte degli Italiani?).
Dove un grande campione mondiale tuona contro le inchieste giudiziarie su calciopoli e poi sposta milioni per scommesse clandestine; dove, da una parte, si evadono decine di milioni di € di tasse e da un’altra parte, davanti alle Commissioni Tributarie Centrali vengono, per vertenze di qualche migliaio di euro, a volte qualche centinaio, i figli degli eredi dei contribuenti, essendo ormai tutti morti i contribuenti e gli eredi per il lunghissimo lasso di tempo trascorso (si arriva anche a 40 anni e più), persone spaesate, impaurite, “lei deve avere un rimborso dallo Stato” dice il Presidente “No, no! Non sappiamo nulla, non vogliamo avere problemi, vogliamo chiudere tutto!”…
Eppure è sempre un Paese bellissimo, dove anche quando la terra trema, si nasce per la voglia di nascere e questo vale, come viene evidenziato dai neogenitori, anche per la voglia di rinascere, ci si sposa, tra le macerie, senza rinvii, senza piangersi addosso, dove si spera, tenacemente, caparbiamente, con un’intima certezza di farcela ad andare avanti e migliorare anche, andare sempre più avanti.
Vediamo allora se riusciamo a dire, una volta tanto e dopo tanto tempo, senza doppi sensi e senza aver paura delle parole (quest’ultimo è, peraltro, un mio personale leitmotiv): FORZA ITALIA! (fine seconda e ultima parte)