Niéde Guidon, doppia nazionalità francese e brasiliana, ha un casco di capelli bianchi con qualche ciocca grigia. Un paio d’occhiali molto spessi e un fiume in piena di parole e d’argomenti, suggestioni ed idee. Le sue radici sono italiane. Nel 19° secolo i nonni originari della Savoia emigrarono a San Paolo per il commercio del vino. Settantasette anni Guidon è considerata tra le maggiori studiose d’archeologia in Brasile. Laureata in storia naturale e zoologia a San Paolo ed alla Sorbona di Parigi, dirige la Fondazione del Museo do Homem Americano (Fumdham) a San Raimundo Nonato. Il sito è patrimonio dell’Unesco.
La studiosa mi mostra due piccoli “pani” colorati conservati gelosamente in una teca. Uno di colore rosso ruggine e l’altro, giallo senape.
Di cosa si tratta?
Lo scorso luglio sono stati scoperti in un sito di Serra da Capivara i pigmenti preistorici utilizzati dagli uomini primitivi per dipingere graffiti sulle rocce. A quando risalgono? La datazione del pigmento rosso è di diecimilaottocento anni, quella color giallo risale a circa tremiladuecento anni fa. Stiamo spedendo i reperti in Francia per un esame più approfondito.
Qual è la portata di questa scoperta?
E’ la prima volta che vengono ritrovati i colori dei dipinti preistorici. Sino ad ora i colori sono stati analizzati direttamente sulle pitture. Il quantitativo prelevato non doveva pregiudicare il dipinto originale. La scoperta di una “tavolozza rupestre” ci permetterà di approfondire i componenti e di confrontarli con le pitture d’altri siti europei (Chauvet, Lascaux, Altamira), africani (Sahara), ecc.
Quali sono i primi risultati?
Per quanto riguarda il pigmento vermiglio (rosso) dalle analisi al microscopio risultano la presenza di ossidi di ferro e quarzi molto omogenei. Da ciò senza affrettare conclusioni, si può desumere che i colori venivano preparati e manipolati prima dell’applicazione.
Come venivano realizzati i colori?
I pigmenti preistorici rilevano una predominanza di materiale minerale e argilloso, manipolato dall’uomo. I colori probabilmente sono il risultato di un processo meccanico di macinatura e filtrazione per eliminare i cristalli di quarzo presenti nell’argilla. Il legante utilizzato è composto di carbonato di calcio ed ematite, residuato dall’uso delle acque nella mistura. La dimensione dei “pani” permette una migliore analisi quantitativa dei residui organici, in parte perduti rispetto alle pitture rupestri esposte agli agenti atmosferici. Ricordiamo che le pitture a differenza che in Europa sono presenti sulle rocce e non nelle grotte. Il pigmento rosso è formato da ematite, un ossido di ferro ricco di calcio, probabilmente arricchito per dare maggior plasticità al colore. Il pigmento giallo è ottenuto dall’ossido di ferro idratato.
Quali erano gli altri colori della tavolozza primitiva?
Nei siti di Serra da Capivara sono stati identificati due tipi di pigmento bianco, uno costituito di gesso e l’altro di caolino. Il pigmento color cenere è un miscuglio naturale di ematite (rosso) con il caolino (pigmento bianco).I pigmenti neri erano preparati con due diversi tipi di carbone, uno di origine animale (ossia ossa bruciate e triturate) l’altro vegetale. Il pigmento azzurro è presente nel sito “Toca dos Veadinhos Azuis”. In origine era il nero utilizzato con il pigmento di carbone vegetale. In seguito al logorio del supporto roccioso, si è creato nei secoli uno strato minerale, ricco di silicio che ricoprendo la pittura ha creato l’effetto azzurro che oggi si osserva.
Quale importanza ha Serra da Capivara?
Il parco nazionale della Serra di Capivara copre un’area di trecento chilometri quadrati. Si trova nello Stato di Piauì nella regione del Nord Est in Brasile. Esistono nel Parco innumerevoli siti archeologici, costituenti le vestigia della cultura di gruppi umani che hanno abitato la regione migliaia d’anni fa. Si tratta della più grande concentrazione al mondo di siti contenenti pitture e disegni rupestri.
A quando risalgono le prime scoperte?
Al 1963 e sono proseguite come vede sino ad oggi: è una sorte di pozzo senza fondo che racchiude il mistero dell’Uomo d’America. Nel 1970 i ricercatori hanno scoperto le vestigia millenarie e suggerito alcune possibili risposte ad un numero infinito d’interrogativi. Nel 1979 il governo brasiliano ha creato il Parco nazionale della Serra da Capivara per proteggere i siti preistorici. Per il particolare valore culturale della scoperta nel 1991 tali siti sono stati dichiarati dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Grazie a trent’anni di ricerche in questa regione si può ricostruire la preistoria del continente. In questo luogo ci sono le più antiche testimonianze degli abitanti delle Americhe, a riprova che i primi esseri umani si insediarono in Sudamerica molto prima di quanto si pensasse. Scavi, e reperti archeologici e resti umani illustrano la vita di queste popolazioni che occuparono questa regione almeno sessantamila anni prima dell’arrivo dei colonizzatori europei. Quest’arte antica mostra scene di cerimonie e di vita quotidiana di gruppi
etnici che abitarono l’area migliaia d’anni fa. Narrano la loro evoluzione culturale nei secoli. Questi siti si sono preservati nei millenni grazie ad un equilibrio ecologico che viene ora minacciato.
Quali sono i reperti più preziosi?
Gli uomini preistorici lasciarono dietro di sé pitture e disegni rupestri d’animali ora estinti ed altri tuttora esistenti. Descrissero pure la loro vita quotidiana, i rituali e la religione. I reperti trovati nel sito di Toca do Boqueirao da Pedra Furada risalgono a 48.000 anni fa secondo il metodo di datazione del carbonio 14. Sono state scoperte pitture risalenti a diciassettemila anni fa, probabilmente la prima testimonianza d’arte preistorica delle Americhe, Boqueiro Da Pedra Furada e ora considerata uno dei più importanti siti archeologici delle Americhe.
Quale è stata l’evoluzione della pittura rupestre?
Nel corso di dodici secoli, le tecniche di pittura e incisione evolsero, permettendoci di seguire il loro sviluppo artistico e culturale attraverso pitture e incisioni. Tecniche differenziate definiscono i diversi stili. Esiste un forte senso di narrativa in quest’arte.
Quali sono i temi dominanti?
Le danze rappresentate trasmettono un senso di dinamismo e ritmo. Le scene di caccia mostrano una gran varietà d’animali, nonché la tradizione di cacciare in gruppi quando si dovevano combattere quelli pericolosi come il giaguaro. Il sesso era pure un tema preferito. Come pure le scene di violenza e d’iniziazione. In alcune raffigurazioni i prigionieri appaiono legati a dei pali e torturati. In altri vi sono scene di persone uccise in battaglia.
Come vivevano i primi abitanti delle Americhe?
Dopo il Pleistocene, nuclei di cacciatori rimasero nella regione, adattandosi ai cambiamenti climatici. Furono loro ad eseguire la maggior parte dei disegni che sono stati ritrovati. Circa 9.200 anni fa, queste popolazioni impararono a trasformare la pietra in utensili e armi, come lo mostrano i reperti trovati nel Sito do Meio. Sempre nello stesso luogo è stato ritrovato il più vecchio reperto in ceramica risalente a novemila anni fa.
Quali saranno le prossime iniziative della Fondazione?
Dal 16 al 21 dicembre prossimo a Serra di Capivara ci sarà un Simposio internazionale sulle origini dell’uomo americano, alla luce di queste nuove scoperte cui parteciperanno i maggiori studiosi del mondo. Verranno esposte nuove teorie sull’immigrazione dall’Africa che risalirebbero a circa centomila anni fa. In quell’epoca una grande siccità colpì l’Africa. L’Oceano Atlantico aveva raggiunto un livello di centoquaranta metri inferiore all’attuale favorendo l’emersione di isole tra i due continenti.
Le popolazioni africane forse emigrarono alla ricerca di terre più fertili?
La navigazione verso l’America è possibile anche per il favore dalle correnti marine e dai venti orientali. Il probabile approdo nel Piauì fu favorito da un mare interno, oggi prosciugato. Dovremmo studiare meglio le affinità eventuali tra le pitture rupestri africane e quelle americane. Sono teoriche necessitano di verifiche incrociate molto rigorose prima di arrivare a conclusioni certe. Tuttavia già sappiamo che i primi uomini arrivarono prima Africa e poi dallo Stretto di Bering.Visitando il parco ho visto pochissimi visitatori.
Quali sono le prospettive per lo sviluppo del turismo a Serra da Capivara?
Il Piauì è lo Stato più povero del Brasile. I fondi federali sono esigui e la Fondazione pur finanziata da istituzioni pubbliche e private non riesce a promuovere iniziative. Mancano strutture di ricezione turistica. Il sistema stradale e di trasporto nell’interno è molto arretrato. L’aeroporto più vicino si trova a cinquecento
chilometri. Da anni c’è un progetto di realizzazione di un aeroporto a San Raimundo, a quaranta chilometri dal parco, ma i lavori sono appena iniziati nonostante i cospicui fondi stanziati dal governo di Brasilia.
Come dovrebbe essere incrementato il turismo ecologico?
La Fondazione del Museo Americano dell’Uomo (FUMDHAM) ha reso accessibile ai turisti ventidue siti archeologici. Questo progetto mira alla conservazione del parco, senza trascurare la crescita economica e turistica. Ma senza collegamenti siamo isolati dal resto del Brasile e del mondo.
Quali sono le altre finalità del Parco?
La conservazione dell’equilibrio ecologico e il sostegno di uno sviluppo sostenibile delle popolazioni locali Anni fa si cacciava in modo indiscriminato, si bruciavano la terra per coltivare cereali, e si abbattevano alberi in cerca di legname pregiato. Queste pratiche hanno seriamente compromesso l‘equilibrio ambientale. Specie di animali, quali i formichieri e altri insettivori, sono stati sul punto di estinguersi. I grandi predatori sono scomparsi, e sono esplose le colonie di termiti che hanno costruito le loro strutture nei principali siti archeologici, distruggendo alcune pitture rupestri.
Gli strumenti di protezione?
Per proteggere il parco, la Fondazione che presiedo, ha adottato una politica di promozione socio-economica degli abitanti poveri delle zone limitrofe della Serra da Capivara. Con l’aiuto di istituzioni quali il Ministero degli Affari Esteri Italiano, il Ministero dell’educazione brasiliano e il governo dello Stato del Piauì, sono state create delle “buffer zones” (zone di sviluppo orientato) attorno al Parco per aiutare le comunità locali, aprendo scuole, postazioni sanitarie e formazione di guide e personale tecnico. Con i finanziamenti della Banca per lo Sviluppo Inter-Americana, nel 1993 è stato realizzato un progetto d’apicoltura per incrementare il reddito delle popolazioni locali. Il progetto offre agli allevatori l’addestramento professionale, le arnie e l’equipaggiamento nonché alternative di mercato per i prodotti dell’apicoltura. Il progetto ha diversi obiettivi: proteggere gli alveari, incrementare l’impollinazione della vegetazione del Parco e fornire un reddito addizionale alla popolazione locale attraverso le attività produttive.
In poche parole uno sviluppo che preservi la natura promovendo l’accesso al turismo culturale?
Sì. Piccole attività produttive sono sorte per provvedere ai bisogni dei visitatori del parco. Il duplice obiettivo è di rendere la Serra da Capivara autosufficiente vale a dire preservare il parco e permettere alle popolazioni locali di vivere dignitosamente.