ROMA. L’Institut français – Centre Saint-Louis organizza a Roma, per la terza edizione, il Festival Le cinque Perle del Barocco (Les cinq Perles du Baroque) dedicato quest’anno al tema ‘Storie Sacre’: dal 18 al 25 maggio (con un’anteprima martedì 15) in programma sette concerti a ingresso gratuito (tutti alle ore 21) nelle cinque preziose ”perle” architettoniche barocche francesi della Capitale (le chiese di Trinità dei Monti, San Luigi dei Francesi, San Nicola dei Lorenesi, Sant’Ivo dei Bretoni e Santi Claudio e Andrea dei Borgognoni), cui si aggiungono il Pontificio Istituto di Musica Sacra e la sede dell’Institut français – Centre Saint-Louis. Il Festival ha il sostegno di Axa MPS e i Pii Stabilimenti della Francia a Roma e a Loreto e il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, il Pontificio Istituto di Musica Sacra, Roma Capitale e Regione Lazio. “La manifestazione – spiega il direttore artistico Alessandro Stella – è stata sin dall’inizio ideata per offrire al pubblico di esperti ed appassionati concerti di musica antica con programmi originali alcuni in prima esecuzione italiana, eseguiti su strumenti d’epoca, secondo le più avanzate ricerche sulla prassi esecutiva filologica. L’intera programmazione è costruita, quest’anno, intorno al tema delle Storie Sacre”. E sarà proprio Alessandro Stella in veste di pianista, affiancato da Giovanni Gnocchi al violoncello e dal soprano Giorgia Milanesi, a suonare nel concerto anteprima del Festival martedì 15 maggio nell’Aula Magna del Pontificio Istituto di Musica Sacra in Piazza Sant’Agostino: in programma un omaggio a Johann Sebastian Bach, attraverso l’accostamento della sua Sonata per viola da gamba e clavicembalo in sol minore n. 3 BWV 1029 a due delle nove suites Bachianas Brasileras, le n. 4 e 5, scritte dal compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos tra il 1930 e il 1945, incontro suggestivo fra la tradizione barocca di Bach e i ritmi della musica popolare brasiliana.
Venerdì 18 maggio
è in programma il Concerto di Inaugurazione del Festival, nella Chiesa della Trinità dei Monti, con l’Ensemble Faenza fondato da Marco Horvat. Fra i complessi di musica antica più conosciuti in Francia, che ha posto al centro delle sue ricerche musicali la parola cantata o parlata, Faenza è formato per questa occasione da cinque cantanti e due strumentisti (che si alterano alla chitarra, liuto e arciliuto). Il programma scelto per l’apertura del Festival è legato a un’immaginaria Settimana Mistica – questo il titolo del concerto -, ossia all’esecuzione di canti devozionali della Controriforma composti da Robert Ballard, Antoine Boesset, Giovanni Giacomo Gastoldi, Pierre Guédron, Étienne Moulinié, su testi di Lazare de Selve, Jean Auvray, Jean de La Ceppède. “Studiare oggi le musiche devozionali del XVII secolo – spiega Horvat – ci fa entrare necessariamente nella sfera privata dell’‘uomo barocco’, che si confronta con alcune domande legate all’etica e alla fede. Ci siamo serviti, per strutturare questo percorso spirituale e musicale, del metodo offerto dal gesuita Philippe d’Angoumois, descritto nella sua Occupation continuelle en laquelle l’âme dévote s’unit toujours avecque Dieu, un trattato del 1618 all’uso delle dame del bel mondo. Chiedeva loro di meditare ogni giorno della Settimana mistica su un soggetto religioso al fine di incarnare nel quotidiano i misteri spirituali della fede. Così il nostro programma musicale segue un itinerario spirituale immaginario, dalla meditazione sui peccati il lunedì fino alla contemplazione della gloria del Paradiso della domenica”.
Sabato 19 maggio
, nella Chiesa di San Nicola dei Lorenesi, sarà Le Concert Lorrain, ensemble di musica antica fondato nel 2000 da Anne-Catherine Bucher e Stephan Schultz, ad affrontare musiche legate al tema Amore Sacro, Giuditta trionfante!. In programma di Joseph Bodin de Boismortier il Motet pour le Saint Sacrement, il Motet pour le Roy e la Sonata in trio per violino, basso e basso continuo. Nella seconda parte, di Elisabeth Jacquet de Laguerre, una delle rare donne compositrici d’epoca barocca, si ascolterà una Sonata per violino e basso continuo e Judith, Cantata con sinfonia, composta nel 1708 e pubblicata a Parigi nel suo primo libro di cantate su soggetti tratti dalle storie della Sacra Scrittura e delle quali quella consacrata alla grande figura biblica di Giuditta è sicuramente una delle più ispirate.
Martedì 22 maggio il celebre gruppo La Simphonie du Marais, che quest’anno festeggia i 25 anni di attività con oltre 30 CD pubblicati, sarà nella Chiesa di San Luigi dei Francesi con un Omaggio a San Luigi, da Parigi a Roma, un programma di grandi rarità barocche, molte delle quali mai ascoltate nella Capitale, che comprende di Guillaume Gabriel Nivers – organista entrato nel 1678 nella Cappella reale francese la cui produzione vocale è limitata soltanto ai Mottetti per voce sola – i due O sancti regis Ludovici e Regna terra, destinato quest’ultimo al servizio liturgico. Del più famoso Marc-Antoine Charpentier il mottetto In honorem Sancti Ludovici regis Galliae canticum (H365), composto probabilmente intorno al 1690, il cui testo evoca la VII crociata condotta da san Luigi IX, cui la cantata è dedicata, e Languebat Ludovicus (H 418). Seguiranno di Arcangelo Corelli una Sonata a 4 e, infine, di Alessandro Melani, dal 1673 al 1698 maestro di cappella proprio a San Luigi dei Francesi, il Mottetto per San Luigi dei Francesi (opera I e II).
Doppio appuntamento per mercoledì 23 maggio: il fondatore de La Simphonie du Marais, il flautista e oboista Hugo Reyne terrà una masterclass sulla musica antica presso l’Auditorium dell’Institut français – Centre Saint-Louis, mentre in serata il concerto, dal titolo L’ultima notte, è in programma presso la Chiesa di Sant’Ivo dei Bretoni con l’Ensemble Mare Nostrum (Nora Tabbush soprano, Andrea De Carlo viola da gamba e Monica Pustilnik arciliuto). “L’ultima notte – spiegano i musicisti – nasce da un’idea antica: cercare uno scambio fertile tra la musica e il testo, così come mettono in evidenza i mottetti romani del ‘600 in programma, concentrati sulla descrizione di Maria Maddalena e del suo tormento nelle ore che precedono la Passione di Cristo. Una notte di pensieri, di paure e di visioni in cui le premonizioni si fondono ai ricordi”.
Giovedì 24 maggio
sarà la volta dell’Ensemble Energeia, guidato dal suo direttore artistico Jean-Dominique Abrell, nella Chiesa di Santi Andrea e Claudio dei Borgognoni con il concerto Storie Sacre di Giacomo Carissimi, programma che ripercorre l’atmosfera romana ai tempi dei grandi maestri del Barocco di cui Carissimi fu compositore di riferimento per tutto il XVII secolo e del quale si ascolteranno Historia dei Pellegrini di Emmaus, i mottetti Ardens est cor nostrum e Tolle Sponsa, la Historia di Job e la Historia di Jephte.
Venerdì 25 maggio ospite della serata l’Ensemble Correspondances – nato a Lione nel 2008, è uno dei più importanti gruppi che dedicano la sua attività esclusivamente alla musica sacra francese del XVII secolo -, che chiuderà il Festival nella Chiesa di San Luigi dei Francesi con la prima esecuzione italiana  di Cæcilia Virgo & Martyr (catalogo H. 397) di Marc-Antoine Charpentier, autore che alla patrona della musica dedicò ben quattro oratori tra loro diversi per tonalità e organico pur utilizzando il medesimo testo (quello che ascolteremo è il secondo del catalogo, composto intorno al 1677-78). Si tratta di un’ambiziosa composizione che racchiude nella scrittura del maestro francese tutte le immagini iconografiche e musicali legate alla figura della martire romana: la voce degli angeli, l’organo, la moltitudine degli strumenti. Per questo Charpentier, affascinato dalla musica di ambiente romano, riunisce nel suo oratorio scrittura drammatica, grandi recitativi, doppi cori, armonie sottili ed effetti spettacolari capaci di sedurre il pubblico di ieri e quello di oggi.
Il Festival si arrichisce di due iniziative “dietro le quinte”: mercoledì 23 maggio presso l’Auditorium dell’Institut français (dalle 10 alle 18) la Masterclass di flauto dolce con Hugo Reyne, fra i massimi interpreti e studiosi della musica barocca francese; sabato 19 alle ore 10 la visita al laboratorio del liutaio Claude Lebet, da quasi vent’anni attivo a Roma con la sua prestiogiosa bottega, ora a Palazzo Aste in via di Monserrato, dove sono stati restaurati preziosi Stradivari e sono stati costruite copie di grandi strumenti. Per entrambi gli appuntamenti è necessario iscriversi all’email cultura@institutfrancais-csl.com (per la masterclass: 30 € attivo, 10 € uditore).

I concerti sono a ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili

Per ulteriori informazioni: tel. 06-6802606/29, www.institutfrancais-csl.com

 

LE CINQUE CHIESE FRANCESI DI ROMA

 

SAN LUIGI DEI FRANCESI
Piazza di San Luigi de’ francesi, 20

Rettore: Monsignore François Bousquet
La nascita della chiesa risale al 1478, quando Sisto IV cede ai francesi lo spazio tra il Pantheon e piazza Navona, che in passato apparteneva all’abbazia benedettina di Farfa. Il 1° settembre 1518, in presenza del cugino papa Leone X, il cardinale Giulio de’Medici – il futuro Clemente VII – diede inizio a quella che sarebbe diventata una lunga epopea architettonica, che terminerà solo alla fine del XVIII secolo.
Si sono susseguite numerose fasi lavorative prima della realizzazione finale dell’edificio e della costruzione della facciata, realizzata da Giacomo Porta, in qualità di progettista, e da Domenico Fontana, in qualità di direttore dei lavori. I significativi sostegni economici di mecenati come Caterina de’ Medici, rendono possibile l’ampliamento della Chiesa e dell’ospedale francese, oltre che la fine del cantiere di lavoro. La nuova chiesa sarà inaugurata da François de Joyeuse, arcivescovo di Tolosa, oltre un secolo dopo la sua realizzazione.
La chiesa ospita numerose opere d’arte, quali l’Assunta di Francesco Bassano (1589), tre quadri di Caravaggio sulla vita di San Matteo (1600), oltre agli affreschi di Le Dominiquin sulla vita di Santa Cecilia (1616).
La facciata è stata recentemente intonacata e svelata il 29 gennaio 2010 dopo due anni di lavorazione. Si possono vedere elementi scultorea che ricordano la storia francese: lo stemma in marmo delle Armi di Francia e una sontuosa collana di conchiglie St Jacques, i rilievi delle Salamandre, distintivo di Francesco I. San Luigi è la chiesa nazionale francese a Roma.

 

SAN NICOLA DEI LORENESI
Largo Febo, 17 (piazza Navona)

Rettore: Reverendo Padre Laurent Mazas
La comunità lorenese costituiva una nazione autonoma fino al 1766, anno in cui divenne comunità francese. Dal XVI secolo sarà rappresentata da un membro della curia romana, il cui titolo era quello di Residente della Lorena a Roma. Cattolici convinti, i Lorenesi fondano nel 1508 la loro confraternita dedicata a san Nicola e a santa Caterina. In realtà, solo in seguito sarà concessa loro una cappella all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi. Nicolas Cordier, celebre scultore loreno, lascia in eredità alla sua comunità 500 scudi per l’edificazione di una chiesa, nel caso in cui la comunità fosse costretta a lasciare San Luigi.
La volontà dei Lorenesi di ottenere un proprio luogo di culto arriva a tal punto che, nel 1622, Gregorio XV concede loro la chiesa di San Nicola in Agone, vicino piazza Navona, ed inoltre, anche l’edificio ad essa adiacente, di cui prendono possesso nel luglio 1623. Le opere d’arte lasciate in eredità dai vari artisti rappresentano le prime decorazioni interne della chiesa. Ma solo i dipinti di Nicola di Bari sono arrivati fino ai nostri giorni.
Nel corso dei secoli, la chiesa ha conosciuto diverse fasi di rinnovamento; a partire dal 1972, grazie anche al sostegno economico del Consiglio Regionale della Lorena, che segue attentamente il restauro del monumento, sono stati intrapresi importanti lavori.
Ogni anno viene celebrata una messa il 6 dicembre, giorno in cui si festeggia san Nicola.


SANT’IVO DEI BRETONI
Vicolo della Campana, 8 (fine della Via della Scrofa)

Rettore: Reverendo Padre Fabrice Douérin
Originariamente la chiesa di Sant’Ivo dei Bretoni è stata edificata sulle fondamenta della chiesa e del monastero di Saint-André de Marmoriis, che risale al VII secolo.
Benché a quel tempo la Bretagna non facesse ancora parte della Francia, Nicola V, con la decisione ratificata dal suo successore Callisto III, concesse la chiesa al cardinale Alain di Coëtvy, allora vescovo di Quimper. Nel XV secolo, la comunità romana dei Bretoni decide di costruirvi un ricovero ed un ospedale. Le rovine dell’antica chiesa di Saint-André de Marmoriis passano sotto il controllo di Guillaume d’Etampes; la chiesa prende quindi il nome di Sant’Ivo “difensore della vedova e dei diseredati”.
Nel corso dei secoli, la struttura religiosa subirà numerosi lavori di restauro, prima di perdere la sua funzione parrocchiale nel 1824, e di essere completamente distrutta nel 1875. La sua ricostruzione viene ripresa immediatamente e la direzione dei lavori è affidata all’architetto Carimini. La nuova chiesa viene terminata nel 1890 ed è incorporata ad un nuovo edificio la cui facciata è su via della Scrofa. Seppur con dimensioni ridotte rispetto alla precedente, la chiesa di Sant’Ivo dei Bretoni testimonia la passione dell’architetto per lo stile fiorentino neo-rinascimentale. Nuovi lavori di rinnovamento della facciata esterna si concludono nel 2003, grazie anche al sostegno del Consiglio regionale di Bretagna, che prenderà parte ai successivi lavori di restauro.
Ogni anno il 17 maggio la chiesa ospita i festeggiamenti in onore di sant’Ivo.

 

CHIESA DELLA TRINITÀ DEI MONTI
Piazza della Trinità dei Monti, 3
Rettore: Frate Michel Marie
La chiesa della Trinità dei Monti è stata, probabilmente, a Roma, la costruzione religiosa francese maggiormente voluta, nonché la prediletta dei sovrani francesi. Infatti, questo monumento, considerato reale era, d’altra parte, riservato ai discepoli francesi della Regola di Saint-François de Paule. Le strette relazioni tra il fondatore dell’ordine dei Minimi e il re Luigi XI, hanno permesso alla chiesa di venire alla luce. Tuttavia sarà Carlo VII, figlio di Luigi XI, che nel 1494 si occuperà di acquisire una parte della collina del Pincio, per edificare una cappella e un monastero, dedicati ai frati della Regola, cui papa Alessandro VI diede la sua approvazione nel 1495. La prima pietra viene posta nel 1502, così da assicurare la costruzione della chiesa e del convento.
Diciassette anni più tardi, la chiesa sarà quasi terminata grazie alla generosità dei re francesi. Tuttavia, bisognerà aspettare circa la metà del XVI secolo prima che l’opera sia terminata. La struttura interna dell’edificio richiede dieci anni di lavori, mentre la chiesa e gli altari saranno consacrati il 9 luglio 1595. Gli innumerevoli tumulti verificatesi con la Rivoluzione francese come tra l’altro l’abolizione del potere del sovrano e la proclamazione della Repubblica, sono la causa del declino del patrimonio ecclesiastico della Trinità dei Monti. Nel 1793, papa Pio VI affida le fondazioni francesi di Roma all’ambasciatore francese dell’epoca, il cardinale di Bernis.
La struttura architettonica subisce gravi danni a causa della presenza dei militari e dell’insediamento degli eserciti rivoluzionari francesi. Nel 1798 la Repubblica romana decreta la distruzione del convento e l’allontanamento dei religiosi. Nel 1816, dopo i lavori di restauro commissionati dal duca di Blacas, ambasciatore di Luigi XVIII a Roma, la chiesa diventa nuovamente un luogo di culto.

 

SANTI ANDREA E CLAUDIO DEI BORGOGNONI
Piazza San Silvestro
Comunità dei Padri Sacramentini
La storia della chiesa dei santi Andrea e Claudio dei Borgognoni è strettamente legata a quella del popolo borgognone. In seguito ai massacri della Guerra dei Trenta anni (1618-1648), più di dodicimila borgognoni emigrano e si ricongiungono alla comunità borgogna romana. Già numerosa dalla metà del XV secolo, la comunità è costituita principalmente da commercianti e da banchieri stabilitisi principalmente nel quartiere del Corso. Nel 1650, un gruppo di quarantanove Franc-Comtois decide di lasciare la Confraternita delle Quattro nazioni (che comprendeva la Francia, la Borgogna, la Savoia e la Lorena) per fondarne una nazionale, chiamata Sant’Andrea e San Claudio. Affittano un oratorio vicino all’attuale piazza San Silvestro. Nel 1652 viene ufficialmente costituita la nuova confraternita, che dieci anni dopo acquisisce l’oratorio e tre case per l’accoglienza dei compatrioti.
Nel 1678, una nuova ondata di rifugiati si stabilisce a Roma, in seguito alla firma del trattato di Nimèque, con il quale la Franche-Comté viene ceduta al regno francese. Ancora oggi si trovano tracce di questa immigrazione, in particolare nel nome di alcune strade come via Borgognona.
Dopo la Rivoluzione francese, l’associazione religiosa è affidata, come tutte le altre istituzioni francesi a Roma, al controllo del Cardinale de Bernis, in pratica, sotto il controllo diretto della Santa Sede. Solo all’indomani della Restaurazione, la chiesa viene posta sotto il controllo di San Luigi dei Francesi. Dopo essere stato rettorato dei Padri Resurrezionisti polacchi, la chiesa verrà infine officiata, a partire dal 1886, dai P.P. Sacramentini di S. Pier Giuliano Eymard, curando la stessa come santuario dell’Adorazione.

 

Di Golem

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