Attualmente è tra i giornalisti più famosi d’Italia, molto del suo successo lo deve anche a comici come Beppe Grillo e a programmi come Annozero. Dalle accuse di essere una delle icone del populismo e del “giustizialismo” forcaiolo della peggior maniera e pure “comunista”, si è sempre difeso con semplicità: non è “di sinistra”, come molti pensano (tra cui anche alcuni politici che si trovano a interloquire con lui in tv ), ma un “liberale montanelliano”, secondo la sua definizione…
Non è un caso che molte critiche, dai suoi “fan” progressisti, le ha ricevute proprio per sue prese di posizione sulla questione palestinese; tempo fa il giornalista scrisse anche alcune righe “filo-israeliane” sulle pagine dell’Unità. Successivamente pare si sia dimenticato delle posizioni espresse dalle colonne del quotidiano diretto prima da Furio Colombo e Antonio Padellaro (attuale direttore de “Il Fatto”), e poi da Concita De Gregorio: forse è meglio tralasciare certi argomenti e non inimicarsi il pubblico di sinistra, o magari adesso la questione palestinese non gli interessa più davvero e, come lui stesso ha ricordato, non si occupa di politica estera.
Beppe Grillo ha riportato più volte una battuta a proposito della sua “discesa in campo”, a proposito del suo ruolo duale di comico-aizzatore delle folle o comico-politico: “se in un paese i politici si mettono a raccontare barzellette e a fare i comici, allora non ci si deve meravigliare se poi i comici si mettono a fare politica”. Un’osservazione che potrebbe calzare anche a Travaglio: “se nel paese di Pulcinella i comici cominciano a fare politica e viceversa, non ci si deve certo meravigliare se i cronisti giudiziari si mettono a fare comicità da “Zelig” mixata con gli scandali quotidiani e, nei migliori dei casi, satira”.
Un’accusa che è stata “formalizzata” poco tempo fa da un programma comico (Glob, condotto da Enrico Bertolino), quella di ripetere quasi sempre cose trite e ritrite, riciclate tra libri, editoriali de “Il Fatto” ed editoriali-video delle trasmissioni di Santoro. Quelle stesse cose che ripete da quando è uscito il suo primo libro di successo, “L’odore dei soldi”, scritto a quattro mani con Elio Veltri che poi però ha denunciato la casa editrice per la ristampa avvenuta nel 2009 e ha attaccato duramente Travaglio in occasione della partecipazione al programma di Luttazi che fu la genesi del cosiddetto “Editto bulgaro”: si rifletteva (lo ha fatto anche Luca Telese da conduttore di Tetris) sul fatto che fosse diventato un’icona politica, quasi una rockstar, e ci si chiedeva se il suo fosse ancora giornalismo o se fosse diventato mera comicità. In più, c’era a anche una sua formidabile imitazione che insisteva su questo aspetto, e l’attore che lo imitava cominciava a raccontare barzellette nel pieno di un resoconto giudiziario.
Per risolvere questi dubbi e per non assistere più a quegli scandali denunciati con una semplicità e precisione da far invidia a tanti colleghi, forse non c’è bisogno di miti da idolatrare per sentirsi con la coscienza a posto. Magari è necessario, piuttosto, un impegno in prima persona, impegno che può essere stimolato da chi esercita una professione con una specifica valenza civica come Travaglio, ma che può involvere in una banale demagogia populista, se un paese non ha gli strumenti culturali per discernere la satira dalla realtà.
Ma non è solo la “risata” il punto forte del Travaglio, non c’è solo il motto che ha ripreso e che recita “una risata vi seppellirà”. Infatti il suo pezzo forte, quello che lo ha consacrato alle cronache giudiziarie, è l’archivio: quando si parla di giornalisti e di archivi, non ci si riferisce certo ai cosiddetti dossieraggi o ai segreti che i giornalisti terrebbero nel cassetto per ricattare qualcuno, ma a un archivio di informazioni che, per esempio, Travaglio metteva insieme anche lavorando con le sue fonti negli uffici delle procure della Repubblica. Ovvio che l’archivio cartaceo debba accompagnarsi a quello della nostra mente, e Travaglio ha una buona memoria soprattutto per i fatti che hanno riguardato tangentopoli: secondo Santoro sarebbe una “Treccani vivente” di quel periodo.
DA INDRO MONTANELLI A BEPPE GRILLO
Il futuro vicedirettore nonché fondatore de “Il Fatto Quotidiano”, il giovane Marco che ha fatto il liceo dai Salesiani e fresco di laurea in storia, comincia a fare il giornalista scrivendo per una piccola testata cattolica. Montanelli sarà il suo talent scout, lo porterà a “Il Giornale” e sarà lo stesso Marco, un giorno, a raccontare la “cacciata” di Montanelli da parte di Berlusconi. Ma questa oramai è storia. E’ invece cronaca la “frattura” con Beppe Grillo.
Il comico genovese, dalla “colonna” del suo blog aveva attaccato Padellaro e gli sponsor de “Il Fatto”. Travaglio non replicò a queste accuse ma, con la sua classe piemontese, disse di essere troppo impegnato e per questo di dover abbandonare con dolore la piattaforma che lo ha consacrato al grandissimo pubblico del web: ma forse Travaglio è davvero troppo impegnato e questa è solo malizia.
Resta un grande merito del Passaparola “condotto” da Travaglio, soprattutto nelle puntate iniziali: con il pretesto di raccontare il fatto più “rilevante” della settimana, ha avuto il pregio di snocciolare, meta-giornalisticamente, molte gabole e strategie dei media italiani.
Il titolo della prima puntata, non a caso, riprendeva un vecchio aforisma: “Ci pisciano in testa e ci dicono che piove”.
HAI COMPRATO L’ULTIMERRIMO LIBRO DI MARCO?
Si è detto che il programma Glob, sempre con la sua “meta-satira”, aveva colpito Travaglio con l’accusa di non essere più un giornalista ma un comico, e poi rimarcava un altro suo punto debole: la ripetitività (per salvaguardare la foresta amazzonica, si diceva nella battuta, sarebbe stato necessario fermare la continua pubblicazione dei suoi libri).
I fan più sfegatati (ed è bene dire fan e non lettori, perché è facile prendere come esempio positivo, o peggio come mito-feticcio, un cronista giudiziario come Travaglio o uno scrittore come Saviano, soprattutto nel paese in cui Pulcinella si mette le mani nei capelli per quanto sono negativi gli esempi che vengono dalla classe dirigente) leggono tutti i suoi libri, guardano sempre gli ultimi video disponibili online, e alcuni magari hanno cominciato a comprare un quotidiano solo perché lo hanno incontrato tra le…colonne, perché hanno visto il principe azzuro-liberale combattere contro le forze maligne della politica, forze maligne che a volte sono le stesse che poi ipocritamente vengono votate da qualcuno…
Forse si potrebbe osare un consiglio per tutelare le tasche dei lettori: magari un giorno, invece delle molteplici ristampe con aggiornamenti dei nuovi processi a carico di “Mr B.” o con le ultimissime leggi scandalo del momento, si potrebbe fare come per i testi giuridici, e invece delle costose riedizioni si potrebbero creare siti online con gli aggiornamenti.
Al pari di Sallusti, Feltri, Ferrara, Scalfari, Bocca, Montanelli oramai anche Travaglio è entrato nella storia del nostro paese, del giornalismo e soprattutto della satira o della comicità mista a cronaca giudiziaria: già oggi averlo in una trasmissione televisiva può far impennare lo “share” o far guadagnare un sacco di visualizzazioni sulle piattaforme video come Youtube.