Il Trattato per la Stabilità, il Coordinamento e la Governance nell’Unione Economica e Monetaria (noto come “Fiscal Compact”) è un accordo intergovernativo tra Stati Membri dell’Unione Europea siglato il 2 marzo 2012, che entrerà in vigore a partire dal 2013. In linea generale, il trattato contiene una rivisitazione del Patto di Stabilità e Crescita, per cui sono stati fissati nuovi termini e modalità per il rispetto dei parametri concernenti il rapporto deficit/PIL ed il rapporto debito/PIL. L’obiettivo primario è il rafforzamento del controllo da parte delle istituzioni comunitarie, al fine di proseguire nel processo di consolidamento delle finanze pubbliche, ritenuto necessario per garantire la stabilità della zona Euro.
Sul piano normativo, sono state introdotte diverse regole che gli Stati firmatari sono tenuti a rispettare, contestualmente alle sanzioni in caso di inadempienza:
– Il deficit pubblico deve essere normalmente in pareggio o in avanzo. Il disavanzo viene tollerato fino a un massimo di -0,5%, mentre i paesi il cui debito si posiziona “significativamente” al di sotto della soglia limite del 60% possono conseguire un deficit pari a -1%. La regola deve essere introdotta in ciascun ordinamento a livello costituzionale e deve prevedere dei meccanismi automatici di correzione in caso di mancato raggiungimento del target. La Corte di Giustizia Europea è incaricata di verificare l’effettiva adozione della norma e può adottare sanzioni fino allo 0,1% del PIL, che confluiranno nell’ESM (fondo “salva-stati”) o nel bilancio UE.
– Nel caso in cui il punto di partenza sia diverso dai parametri selezionati, gli Stati Membri devono fornire un programma di convergenza, il cui calendario deve essere concordato con la Commissione Europea. In particolare, il livello di debito pubblico deve diminuire di 1/20 della parte eccedente il 60% l’anno. Gli Stati sottoposti a Procedura per Deficit Eccessivo (sopra il 3%) dovranno concordare un piano di riforme strutturali sia con la Commissione sia con il Consiglio, specialmente nel caso in cui sia prevista l’erogazione di prestiti.
– Gli Stati appartenenti alla zona Euro dovranno riunirsi almeno due volte l’anno con il Presidente della Commissione per discutere gli obiettivi di medio termine, mentre gli Stati fuori dall’area si riuniranno una volta l’anno.
L’intenzione originaria era di inserire il Fiscal Compact all’interno del trattato di Maastricht, come modificato dal Patto di Stabilità, in modo da rafforzarne la portata. L’opposizione di Regno Unito e Repubblica Ceca, unici due Stati non firmatari, ha impedito tale processo (per il quale sarebbe stato necessario un consenso unanime), per cui il documento ha assunto la forma di accordo intergovernativo. (luigi borrelli)