ROMA. Secondo tradizione, Napoleone la teneva dispiegata su un grande tavolo durante l’esilio a Sant’Elena, mentre si dice fosse impegnato a riscrivere la storia delle Campagne d’Italia. Ora, dopo attento restauro, la Carte d’Italie viene esposta per la prima volta al pubblico al Museo Napoleonico in una mostra appena inaugurata e aperta fino al 4 novembre. Intitolata Carte d’Italie. La prima Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte nella carta geografica di Bacler d’Albe, l’iniziativa è stata realizzata nell’ambito della Settimana della Cultura e presenta in un particolare allestimento le sei grandi tavole raffiguranti l’Italia settentrionale e centrale che costituiscono la Carte generale du theatre de la guerre en Italie et dans les Alpes di Louis Albert Ghislaine Bacler d’Albe, uno dei più stretti collaboratori di Bonaparte. L’opera è pervenuta al museo romano nel 2005, a seguito della donazione del conte Pompeo Campello, discendente da Maria Bonaparte Campello. Proprio per questa linea di discendenza diretta dai fratelli dell’Imperatore di Francia, Luciano o Giuseppe, ha spiegato la direttrice del Napoleonico Giulia Borgogna, la Carta con tutta probabilità era quella da cui il Bonaparte non si separò mai. Alla famiglia andarono infatti i beni personali rifiutati dall’Austria e quindi suddivisi in lotti, tenuti poi in gran conto dagli eredi. Del resto il legame tra Napoleone e questo capolavoro cartografico era fortissimo. La Carte d’Italie è giustamente considerato uno dei massimi risultati della cartografia d’inizio Ottocento, in cui Bacler d’Albe mise a punto numerose innovazioni, anche di carattere strettamente tecnico, come la resa delle montagne ottenuta attraverso una serie di giochi di ombre e acquarellature (testimonianza della formazione artistica di Bacler d’Albe) o la precisione nel rendere le vie di comunicazione e i confini dipartimentali e cantonali. L’ambizioso progetto della Carte fu voluto da Napoleone stesso: riunire un territorio vasto come l’Italia centro-settentrionale in un’unica carta, indispensabile strumento di natura strategica e politica. La realizzazione delle sei tavole si protrasse per circa quattro anni, dal 1798 al 1802, con un’interruzione causata dal ritorno degli Austriaci a Milano, nel 1799. In fuga verso Parigi, Bacler d’Albe, attaccato dalle truppe austro-russe, perse quasi tutti i suoi materiali (riconsegnati dopo la seconda Campagna d’Italia) e poté riprendere la pubblicazione dell’opera solo in un secondo tempo. L’opera, ha spiegato la Borgogna, è stata restaurata da Ombretta Bracci, che ha anche trovato un modo per allestirla interamente (con fondi di lamiera e magneti) senza comprometterne a salvaguardia. Le opere grafiche, ha detto la direttrice, sono fragilissime, come dimostra il forte ingiallimento dell’unica tavola esposta dal conte Pompeo Campello. È, naturalmente, quella con lo stemma napoleonico e la cartografia della natìa Corsica.