Illustrissimo Ministro*,
Scipione Maffei nel 1713, pone per la prima volta l’esigenza di una riorganizzazione dello Spettacolo pubblicando il testo La Riforma del Teatro Italiano.
Pochi anni dopo nel 1736 anche Carlo Goldoni, nelle sue Memorie sostiene l’assoluta necessità di questi cambiamenti, scrivendo che: <…questo è forse il momento di tentare quella riforma che vado da tempo vagheggiando…>.
Nel 1831, ben 30 anni prima dell’Unità d’Italia, l’Artista e patriota risorgimentale Gustavo Modena, discepolo di Mazzini, gettava le basi teoriche per una vera e propria rivoluzione teatrale, avviando il primo progetto di ordinamento giuridico  di trasformazione del Teatro ed i primi tentativi di creare una Compagnia Stabile Pubblica con sovvenzioni statali, scrivendo: < …Trasformare il Teatro nel luogo specifico del cittadino italiano….il Teatro come elemento di educazione morale e politica. In questo non ha eredi>.

Nel 1779, 32 anni prima, il governo Piemontese e successivamente tra il 1801 e il 1845 la Repubblica Cisalpina vara il 1° Decreto sul Diritto d’Autore riconoscendo all’artista la sua funzione sociale, provvedimento che la Camera approverà definitivamente nel 1865. Un avvenimento che possiamo considerare una fondamentale tappa anticipatrice della futura Legge sullo Spettacolo dal Vivo.

Signor Ministro, sono trascorsi oltre 299 anni, quasi tre secoli e 25 generazioni da quei principali avvenimenti, e 150 anni dall’Unità d’Italia. Durante questo tempo, sono cambiate ben 100 forme di governo e quasi il doppio delle legislature.
Siamo passati  dall’Illuminismo al Regno, dal Risorgimento  al fascismo fino all’attuale Repubblica, dove una Costituzione inattuata, all’Art. 9 mette al primo posto la Cultura come “Principio Fondamentale dei Diritti e Doveri dei Cittadini”. Esattamente come sosteneva Scipione Maffei nel 1713!

Abbiamo avuto centinaia di guerre civili in Europa, tre conflitti mondiali, la Rivoluzione Americana, quella Francese e quella industriale. In Italia si sono succeduti 70 Governi, (122 dal Regno), 20 Legislature e 32 Ministri della Cultura. Sono nate e decedute dittature, monarchie e socialismi, sono crollati muri e cancellati confini, è stato esplorato la spazio che ha  raggiunto i limiti dell’infinito e la scienza e la medicina hanno fatto scoperte storiche fondamentali per tutta l’umanità, rivoluzionando l’universo.

E Noi invece, che cosa abbiamo fatto in tutto questo tempo per la nostra povera Legge, mentre Francia. Germania, Olanda, Spagna, Repubblica Ceca, Ungheria, la Monarchia Parlamentare Inglese, la Finlandia il Regno della Thailandia nel sud-est asiatico, la Corea del Nord e finanche gli Emirati Arabi si dotavano di una o più Legislazioni sullo Spettacolo?:

•    Abbiamo prodotto una infinità di discussioni, disegni, bozze, circolari, testi, progetti, circa 3.000, tanti quanti sono i soggetti fianziati dallo Stato.
•    Migliaia di emendamenti e dibattiti alla Camera e al Senato, decine di Comitati Centrali sulla Cultura, dalla DC al PCI al PSI all’MSI,
•    una moltitudine di estenuanti e inconcludenti Commissioni e Sottocommissioni Parlamentari, Gruppi di Lavoro, Comitati di Studio,
•    migliaia di relazioni, un vagone di pubblicazioni librarie, alcuni milioni di fogli di carta, oltre 50.000 convegni  in ogni angolo della penisola anche nel più sperduto paese della nazione, *
•    circa 25.000 tra dibattiti, focus, confronti, la pubblicazione di enciclopedici atti e rapporti sul teatro e lo spettacolo che nessuna ha mai letto,  *
•    un bastimento carico di appelli, oltre 100.000 relazioni di analisi e approfondimenti sulla crisi o sulla morte dello spettacolo,*
•    una moltitudine di riunioni sindacali e di categoria, quintali di iniziative di Comuni, Province e Regioni e l’apertura di “tavoli” di confronto con tutto l’Arco Costituzionale e poi interminabili  tavole rotonde con oltre un milione di ore diurne e notturne passate a discutere l’anatomia del lavoro di Teatro, accapigliandoci  su cosa è o cosa non è l’autore contemporaneo o ancora se la drammaturgia deve essere moderna o classica, e la recitazione di avanguardia o  di ricerca…….per non parlare del coinvolgimento del Pubblico, attivo o passivo etc. etc…….*
•    Abbiamo speso il tempo di tante vite e un patrimonio finanziario pari al bilancio del FUS, è mentre 10 generazioni di teatranti che hanno lottato e sperato di vedere una Legge sono scomparse, cosi come con il defunto il Ministero del Turismo e dello Spettacolo, è iniziato il progressivo assalto all’obolo sempre più miserabile  del ministeriale Fondo Unico dello Spettacolo.

Pensi Signor Ministro che nel 535 avanti Cristo, 2.546 anni or sono lo Stato Ateniese assegnava al Teatro  30 talenti, una cifra corrispondente all’attuale moneta e molto superiore ai 144.577.000,00 di euro erogati dal Fus alle quattro discipline dal vivo: la Prosa, la Musica, la Danza e le Attività Circensi, mentre nel 404 a.C. in Grecia, le rappresentazioni di tre tragedie di Sofocle costavano agli ateniesi più della guerra del Peloponeso, ed anche la Repubblica Romana impiegava ingenti somme nella costruzione di Teatri e Anfitetari e negli allestimenti di  Spettacoli: 50 edifici pubblici con una capienza  complessiva di 500.000 spettatori per 1.000.000 di residenti. Il 50% degli abitanti. Un cittadino su due.

Giulio Cesare arrivava a stanziare fino a 20.000 scudi per uno spettacolo (oggi circa 400.000 euro: uno scudo è pari a €. 18,82), mentre sotto Diocleziano e Costantino il numero di attori, musicisti e ballerini era prodigioso e soltanto a Roma se ne contavano oltre 3.000. Ciò che poi prova quanto tali persone fossero ritenute necessarie alla Repubblica, è data dalle cronache del tempo che raccontano di come la città di Roma in quell’epoca fosse minacciata dalla fame, dalla crisi economica e dall’inflazione, e si prese la precauzione di fare uscire dai confini tutti i forestieri, combattendo la grande evasione fiscale dell’Impero Romano con la creazione della prima agenzia di riscossione delle tasse chiamata Ordo Decuronium, ma fu lasciata tranquilla e protetta la gente di Teatro che non subì vessazioni, tagli o privazioni.

Oggi per la prima volta, Signor Ministro, Lei ha  la posibilità di compiere un atto di Governo storico, quello  di  porre finalmente termine alle attese secolari dei Comici, Istrioni e Saltinbanchi alzando il sipario sulla più bella messa in scena come in “Prima Nazionale”: lo Spettacolo di una Legge di regole e di certezze  agli Artisti.
La rivoluzione in Italia la fanno soltanto i provvedimenti che vengono pubblicati sulla “Gazzetta Ufficiale”.  Compia questo gesto “sovversivo” Signor Ministro che tutta la cultura italiana Le chiede!
Ultima riflessione. Dedichiamola questa Legge a Paolo Grassi, che per primo ha combattuto perché fosse approvata.

* Lettera aperta al ministro della Cultura Lorenzo Ornaghi
Intervento di Edoardo Siravo al Convegno La Cultira è sviluppo – La Cultura è progresso
Aula Magna LUISS Guido Carli, giovedi 15 Marzo 2012

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