Stefano Rodotà, intervenuto oggi al VII Congresso giuridico-forense di aggiornamento professionale, organizzato dal Cnf, è tornato su un tema centrale del dibattito attuale: la dicotomia tra tutela dei diritti e crescita economica. “Una ricerca dell’Agenzia dei diritti fondamentali della Ue ha provato che nella crisi economica i diritti soffrono. – ha detto l’ex Garante privacy – Vi è una tentazione diffusa dei Governi di comprimerli; in Italia il Parlamento è distratto sul tema fondamentale dei diritti della persona: dunque è essenziale il lavoro congiunto di avvocati e magistrati per colmare il deficit di democrazia”. “Per diverse ragioni i diritti dei cittadini soffrono: la crisi economica e ragioni legate al mantenimento dell’ordine pubblico, anche attraverso un utilizzo della tecnologia che va oltre i limiti di quanto necessario, mettono a rischio la loro effettiva tutela”, ha detto Rodotà alla platea di avvocati. La crisi comprime i diritti sociali “ma non c’è democrazia politica senza quella sociale”; mente in Italia si registra ancora una arretratezza sui diritti civili, sulla libertà di autodeterminazione delle persone. “Bene la sentenza della Cassazione sui diritti delle coppie gay: dimostra quanto sia prezioso il lavoro congiunto di avvocati e magistrati per colmare il deficit di democrazia”. Il tema  è stato il fil rouge della sessioni  della giornata ed è stato declinato in tutti gli aspetti. Per Vladimiro Zagrebelsky, già giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, c’è ancora molto spazio per gli avvocati italiani. “I ricorsi contro l’Italia sono in massima parte per la lungaggine dei processi; ma sui diritti sociali, sulla libertà di espressione c’è tanto da fare per un avvocato preparato e consapevole. Un ottimo risultato, per esempio, è stato ottenuto con la sentenza sui respingimenti”, ha detto. Se pur l’affermazione dei diritti e il loro rispetto è un percorso accidentato nelle democrazie cosiddette mature, rimane un obiettivo irrinunciabile per i più svariati ordinamenti. Il bilancio della Primavera araba, oggetto di una tavola rotonda ad hoc, autorizza a pensare che il cammino intrapreso un anno fa dai Paesi del Maghreb sarà irreversibile perché è stato scelto dal basso, dalle comunità ed è ampio lo scenario che si apre per i giuristi di qui paesi, a partire dagli avvocati spesso a capo delle rivolte arabe. “Il Cnf supporterà con tutti i mezzi lo sforzo dei paesi del Mediterraneo” ha promesso il vicepresidente Carlo Vermiglio. “L’avvocatura, nonostante le difficoltà in cui si sta dibattendo in questo momento tra crisi e riforme che non rispettano il suo ruolo essenziale nella democrazia giudiziaria, continuerà il suo lavoro per la difesa dei diritti dei cittadini e a svolgere quel ruolo sussidiario per il funzionamento degli uffici giudiziari che lo Stato sembra non riconoscere”, ha chiuso il presidente del Cnf Guido Alpa.   Gli avvocati nei tre giorni di lavoro hanno indossato un nastrino giallo, in segno di solidarietà e attesa per il ritorno dei due marò trattenuti  in India.

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